Niente buche sui marciapiedi e gradini più bassi, passaggi pedonali più numerosi e sicuri, più panchine e bagni pubblici accessibili. Una città a misura di anziani non sarebbe una città migliore per tutti? Il gruppo di ricerca dell’Università Bicocca CSAI (Complex Systems & Artificial Intelligence Research Center) ci sta lavorando, proprio perchè l’attenzione all’ageing è molto alta a livello mondiale ed ormai anche in Europa ma è ancora bassa in Italia. Nella Rete delle città amiche degli anziani, nota come “Age-friendly cities networks”, tra le città europee non è presente nessuna delle città italiana.
1) Perchè è importante pensare a una città a misura di anziano?
La popolazione mondiale sta invecchiando in modo molto rapido: si stima che entro il 2050 il 22% delle persone avrà più di 60 anni e che almeno 400 milioni avranno superato la soglia degli 80 anni. Questo cambiamento demografico avverrà in contemporanea ad un intenso ed inesorabile sviluppo delle città. Nel futuro, dunque, si prospettano centri urbani sempre più affollati di cittadini ultrasessantenni. Le pubblicazioni dell’OMS nonché studi e ricerche realizzate in diversi paesi del mondo, ma soprattutto in Europa, negli Stati Uniti, in Australia e in Giappone hanno ormai abbondantemente verificato la veridicità di queste stime
2) Che caratteristiche deve avere una città per anziani?
Esistono alcuni studi svolti in città europee e statunitensi, nonché lavori realizzati da OMS, che hanno individuato le principali caratteristiche che un territorio deve possedere per poter essere age-friendly. Tra queste, ad esempio, un agevolato accesso ai trasporti pubblici, la presenza di panchine su cui sedersi negli spazi aperti, la possibilità di poter partecipare sempre più attivamente alla vita sociale delle città, il rispetto e l’inclusione sociale. Molto importanti anche la chiarezza e la semplicità della comunicazione e delle informazione, il supporto da parte della comunità e delle istituzioni nell’erogazione dei servizi sanitari.
Agire in questi ambiti migliorerebbe la vita non solo degli anziani, ma anche di altre categorie deboli, come le donne in gravidanza, i bambini e i disabili.
3) Quali sono i mezzi maggiormente utilizzati dagli anziani per muoversi in città?
Gli anziani ricorrono per lunghi spostamenti all’auto privata, mentre per i piccoli spostamenti, laddove le condizioni fisiche lo permettono, si muovono a piedi. Fanno, infine, un uso limitato dei mezzi pubblici siano essi mezzi di superficie oppure mezzi sotterranei.
Nei loro spostamenti a piedi però, a causa della riduzione delle funzioni motorie, delle capacità visive e della perdita seppure parziale dell’udito, gli anziani corrono spesso dei rischi ed hanno una maggiore probabilità di essere coinvolti in incidenti.
I principali ostacoli che gli anziani incontrano sono soprattutto legati alla carenza di infrastrutture: c’è scarsa attenzione alle esigenze degli anziani nella progettazione dei mezzi di trasporto pubblico, mancanza di manutenzione dei marciapiedi, attraversamenti pedonali poco sicuri, assenza di passaggi pedonali e di piste ciclabili, scarsa attenzione alle aree di sosta, mancanza di panchine e di bagni pubblici.
4) Che interventi sono necessari nelle città italiane? Quanto costerebbero e con che vantaggi?
Ci sarebbe da curare la pavimentazione, riducendone le altezze ed eliminando le buche, e da rendere gli attraversamenti pedonali il più sicuri possibile aumentando anche la presenza di passaggi pedonali oltre che di piste ciclabili. L’altezza per accedere agli autobus potrebbe essere ridotta e le panchine potrebbero essere più numerose e più “comode”. Inoltre i bagni pubblici dovrebbero tener conto delle esigenze degli anziani. Questi interventi, che hanno certamente dei costi, migliorerebbero la qualità della vita di tutti gli abitanti e inoltre inciderebbero positivamente sui costi delle cure mediche per gli anziani che gravano in larga parte sulla spesa pubblica.
5) Ci sono città europee più a misura di anziano? quali? Perché?
Il tema delle promozione di città a misura di anziani è stato introdotto nel 2007 sotto la spinta dell’Organizzazione mondiale della salute e nel 2009 sempre l’OMS è arrivato a costituire la Rete delle città amiche degli anziani, nota come Age-friendly cities networks. Alla rete partecipano 33 città distribuite sul territorio mondiale (elenco completo al link http://www.who.int/mediacentre/news/releases/2010/participating_cities_28_06_2010.pdf).
Tra le città europee non è presente nessuna delle città italiane, segno che l’attenzione a questi temi è ancora molto bassa tra le pubbliche amministrazioni nel nostro paese. Molto diversa è invece la situazione delle città francesi che facendo leva su un’ampia tradizione di studi sulla pedonalità, si sono rivelate molto sensibile alle problematiche relative alla progettazioni di città e di sistemi di mobilità che fossero realmente age-friendly.
6) Oggi quanto è l’interesse delle istituzioni in merito alla fascia over 65 e ai suoi bisogni? E quello di privati e aziende? è percepito come un settore in cui investire?
L’attenzione all’ageing è molto alta a livello mondiale e ormai anche in Europa ma è ancora bassa in Italia. L’UE ha dedicato l’anno 2012 al tema dell’”active–ageing”, sollecitando in questo modo gli stati membri ad interessarsi alle questioni relative all’invecchiamento, soprattutto come invecchiamento attivo. Questo interesse si rintraccia anche in Horizon 2020: il documento programmatico che l’UE ha redatto per individuare gli ambiti tematici su cui investire. In particolare, in tale documento si evidenzia l’importanza delle questioni relative all’invecchiamento e si informa che l’invecchiamento deve essere trattato in maniera trasversale ad altre tematiche quali: l’innovazione tecnologica, il miglioramento dei trasporti e della mobilità, l’occupazione, la ridefinizione del welfare e il miglioramento dei sistemi sanitari.
7) Nella vostra università state sviluppando ricerche e progetti in merito?
Siamo capofila del progetto ALIAS (Alta formazione e Internazionalizzazione nell’Ageing Society), un progetto che ha come principale obiettivo la formazione di una nuova generazione di ricercatori ed esperti capaci di affrontare le sfide e le opportunità di questo scenario. Il progetto è finanziato dalla Fondazione Cariplo e vede come partner l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e l’Università di Brescia, oltre ad alcuni rilevanti partner internazionali quali la Tohoku University (Sendai, Giappone), la Tokyo University (Tokyo, Giappone), la Umm Al Qura University (Makkah, Arabia Saudita), il German Institute for Japanese Studies (Tokyo, Giappone).
Inoltre, una linea di lavoro del CSAI è dedicata allo studio delle problematiche legate alla progettazione di ambienti e gestione di eventi nei quali i fenomeni di affollamento siano rilevanti. L’ambito del trasporto e della mobilità è uno dei contesti di applicazione più rilevanti di questo genere di ricerca, e noi stiamo sviluppando modelli innovativi che tengano conto delle caratteristiche peculiari delle persone anziane. Teniamo quindi conto di velocità e tempi di reazione differenziati per diverse tipologie di pedoni ma anche di tempi di attesa in coda, magari in piedi che vanno valutati in modo differente per differenti tipologie di utenti.
Intervista a cura di Marta Abbà
Ti potrebbe interessare anche