Cippato: utilizzi consigliati
Cippato, un modo green per ottenere calore e elettricità, per giunta a basso costo. Vale allora la pena di conoscere di cosa di tratta, e come viene principalmente utilizzato, quando conviene e perché. La più ragionevole e frequente “morte” del cippato è quella in caldaia: diventa così un “santo” combustibile per la produzione di acqua calda sanitaria e per il riscaldamento.
Essendo molto conveniente anche a livello economico, il cippato è spesso utilizzato per alimentare impianti che vanno oltre le “semplici” caldaie e che riescono a soddisfare più bisogni contemporaneamente: scaldano e forniscono elettricità. Ci sono vari modi per ottenere tutto ciò, e neanche troppo difficili, affatto irrealizzabili anche per gente comune, ma prima andiamo a conoscere cos’è realmente e concretamente il cippato.
Cippato in sacchi
Nella maggior parte dei casi è venduto in sacchi, ed è legno ridotto in scaglie che possono essere di alcuni millimetri come anche di qualche centimetro (tra 1 mm e 6 cm): il cippato nella pratica è questo, e si ottiene da tronchi e ramaglie, utilizzando la cippatrice.
Non si può propriamente definire una fonte rinnovabile, il cippato, come lo sono invece sole e vento. Lo si può paragonare al pellet e ad altre biomasse. E’ comunque prodotto da scarti di lavorazioni agricole e forestali o da colture dedicate (short rotation), ha origine biologica e, se non contaminato, resta un elemento virtuoso e green.
E’ economico e naturale e, oltre che in orti e giardini, è molto richiesto come combustibile per caldaie la generazione e in centrali a biomasse combinati con impianti di cogenerazione. Lo si trova in sacchi per uso domestico, similmente al pellet, anche per fare il barbecue, all’americana, come in questo caso, ma in Italia molti, sentendo odore di bassi costi e di incentivi, lo utilizzano nelle caldaie a biomassa.
Cippato nella stufa a pellet
Nella stufa a pellet il cippato è una ottima alternativa al pellet stesso. Stiamo parlando di caldaie a biomassa. Venendo al ruolo del cippato in questi impianti piuttosto vantaggiosi sia economicamente sia a livello ambientale, ci sono dei criteri di qualità che determinano anche l’efficienza e la convenienza dell’uso del cippato nella stufa a pellet.
Una prima distinzione si fa sulla dimensione delle scaglie che vanno da 1 mm a 6 cm: una bella differenza! La caratteristica però fondamentale da valutare è il suo contenuto di umidità: più il prodotto è secco, più alto sarà il suo potere calorifero e più vantaggi ci saranno dunque per lo stoccaggio.
Quando indaghiamo sul “valore umidità” del cippato destinato alla stufa a pellet possiamo passare dal “fresco di produzione” (dal 40 al 50% di acqua) al “secco” (contenuto d’acqua inferiore al 20 %). Certo il tipo di legno usato per ottenere il cippato influisce sull’umidità che contiene: il meglio è il cippato fine con 2/3 di legno duro e 1/3 di legno morbido, in scaglie piccole, massimo 3 cm, e 15% di umidità. +
I primi ad usare il cippato nelle stufe a pellet sono ad oggi gli agricoltori che hanno a portata di mano questa preziosa materia prima ma la si può trasportare senza problemi con autocisterne, davanti a casa, come la spesa del supermercato o il cartone del latte, oppure agli impianti più industriali, a biomassa, per l’alimentazione di edifici o impianti di teleriscaldamento.
Cogenerazione e teleriscaldamento a cippato
Il cippato è ottimamente utilizzato in sistemi di cogenerazione e teleriscaldamento è necessitano di caldaie almeno da 300 kW. Poi si può arrivare fino a qualche MW termico. La cosa importante quando si pensa di installare questo tipo di impianti, in casa o in contesti con maggiori necessità, come palazzi o altro, è di evitare di sovradimensionarli. E’ l’unico criterio, perché non c’è una regola vera e proprio per ottenere l’impianto a cippato giusto. Non in generale: è una combinazione di fattori. Soprattutto per il riscaldamento si può pensare che il cippato conviene se la produzione di calore è richiesta per molti mesi l’anno e se al contempo questo materiale è a portata di mano. Le località di montagna sono un classico esempio, sono località “da cippato”, anche per le piccole dimensioni ed esigenze.
Entrando in ambito tecnico, vediamo come funzionano la cogenerazione e il teleriscaldamento a cippato. La combustione di questo combustibile biomassa avviene solitamente in caldaie a griglia mobile, che garantiscono una migliore qualità e, se di medie-grandi dimensioni, hanno sistemi automatici di caricamento del cippato, prelevato dai siti di stoccaggio e immesso nella camera di combustione attraverso coclee e nastri.
Il teleriscaldamento, è detto anche riscaldamento collettivo. Nel caso che stiamo osservando usa il calore del cippato e, sotto forma di acqua calda o vapore, lo distribuisce attraverso una rete di tubazioni interrate. Ogni singolo edificio, attraverso degli scambiatori, preleva la sua dose di calore dalle rete per riscaldarsi o per scaldare l’acqua potendo così fare a meno, tranquillamente, delle normali caldaie.
Per il teleriscaldamento il cippato è molto adatto quando le reti hanno dimensioni piccole e medie: in un complesso limitato di edifici, magari del settore pubblico, non è certo una fonte adatta quando ci sono da scaldare interi centri abitati.
I vantaggi del teleriscaldamento a cippato sono economici e ambientali, vanno dal risparmio in bolletta alla riduzione delle emissioni di CO2 e delle emissioni inquinanti, ma c’è anche la questione sicurezza, importante, come quella dell‘affidabilità della fornitura, inoltre si spende molto poco per la gestione e la manutenzione degli impianti termici.
Oltre al calore, con il teleriscaldamento, numerosi impianti ricavano dal cippato anche energia elettrica: ecco la cogenerazione, realizzata accoppiando alla caldaia, un impianto di generazione elettrica. Ci sono molte tecnologie per le applicazioni cogenerative di piccola-media taglia alimentate da caldaie a cippato, le più interessanti vedono la presenza di un motore a vapore, di un turbogeneratore ORC (Organic rankine Cycle) o di un motore stirling.
Nel primo caso abbiamo un motore a pistoni in cui il vapore utilizzato proviene dal processo di combustione in caldaie a cippato. Messi in moto i pistoni si ha energia meccanica poi convertita in elettrica con rendimenti complessivi molto buoni. Il Turbogeneratore ORC (Organic rankine Cycle) ha rendimenti elettrici netti di circa il 18% e termici intorno all’80%, con un rendimento complessivo che sfiora il 100%: più che molto buono. Nel caso del motore stirling, “a combustione esterna”, dove il moto dei pistoni è legato ad una fonte esterna di calore, si ha il vantaggio della regolarità, oltre che del silenzio e della scarsa necessità di manutenzione.
Cippato fai da te
Voglia di cippato? Anche se non abitiamo in montagna possiamo cimentarci per usarlo e e “coltivare il nostro giardino” come direbbe Voltaire, ma coltivando realmente il nostro giardino. Oppure un orto, ma sempre con il cippato.
Ecco due articoli che aprono un mondo di possibilità. Nel primo vengono illustrate le modalità di coltivazione con il cippato di legno di ramaglie e, ancor prima, come ottenerlo con facili mosse. Poi c’è il caso per chi ama le imprese green più difficili: l’orto senza acqua. Tra le magie per farlo fiorire e fruttare c’è anche il cippato!
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Pubblicato da Marta Abbà il 27 Gennaio 2016