Per la prima volta nella storia dell’esplorazione spaziale, e dopo aver rincorso la tecnologia russa e americana, la Cina è la prima nazione al mondo ad aver effettuato un atterraggio controllato sul lato oscuro della luna.
La sonda cinese Change’e-4 è atterrata questa mattina alle 10:26 ora di Pechino (le 03:26 in Italia) sul lato non visibile dalla Terra. Si tratta di un momento storico in quanto nessuna grande potenza mondiale, fino ad ora, aveva tentato un allunaggio in questa zona particolare della luna. Spesso definita come “lato oscuro”, sebbene “scuro” in questo caso significhi “invisibile” piuttosto che “luce mancante”.
In realtà, sia i lati vicini che quelli lontani della Luna vivono sia di giorno che di notte. Ma a causa di un fenomeno chiamato “blocco delle maree” ne vediamo uno solo. Mentre, infatti, nella parte esposta a noi possiamo vedere molti “mari lunari” (ovvero valli pianeggianti di basalto che formano quelle macchie scure che ricoprono quasi 1/3 del satellite), nella parte nascosta la superficie è costellata di crateri da impatto e i mari sono meno del 2 %.
La missione sul lato oscuro della luna è iniziata ufficialmente il 7 dicembre scorso, quando l’Agenzia Spaziale Cinese (CNSA) ha lanciato la sonda che è entrata nell’orbita lunare il 12 dicembre. Al termine dei 27 giorni di viaggio previsti, il velivolo è approdato sul cratere Von Karman, all’interno del bacino Polo Sud-Aitken. L’atterraggio sul lato oscuro della luna si è rilevato molto complesso, non solo per le difficoltà comunicative con la Terra ma anche perché la struttura del suolo è di fatto molto ostile. Ecco perché Pechino ha lasciato in orbita Chang’e-4 per un lungo periodo prima di decidere il punto adatto in cui effettuare lo sbarco.
Perché la Cina è interessata al lato oscuro della Luna?
La missione Chang’e-4 ha lo scopo di esplorare la superficie e il sottosuolo del cratere Von Kármán, situato all’interno del più ampio bacino del Polo Sud Aitken (SPA). Pensato per essere stato formato da un gigantesco impatto all’inizio della storia della Luna. “Questa enorme struttura ha oltre 2.500 km (1.550 miglia) di diametro e 13 km di profondità, uno dei più grandi crateri da impatto nel Sistema Solare e il più grande, più profondo e antico bacino della Luna”, comunica Andrew Coates, professore di fisica presso l’ UCL di Mullard Space Science Laboratory nel Surrey. L’obiettivo è anche quello di far luce sull’evoluzione della Luna e tentare la coltivazione di piante in vista di una futura base lunare.
La missione Chang’e-4 rappresenta la seconda fase dell’ambizioso programma lunare cinese che include l’orbita, l’atterraggio e il ritorno sulla Terra. Le prime due missioni di Chang’e, nel 2007 e nel 2010, hanno portato in orbita attorno alla Luna due veicoli spaziali, mentre nel dicembre 2013 il rover Chang’e-3 è stato il primo ad allunare. La terza fase del programma, per la quale verranno utilizzati i rover Chang’e 5 e 6, tenterà nei prossimi anni di raccogliere campioni lunari e di portarli sulla Terra. Il lancio di Chang’e-5 è in programma per il dicembre 2019.
Gli strumenti scientifici della missione Chang’e-4
La sonda cinese Chang’e-4 presenta due elementi distinti: un lander del peso di 4 tonnellate e un piccolo rover di 150 chili.
Il lander trasporta la Landing Camera (LCAM), la Terrain Camera (TCAM) e lo spettrometro a bassa frequenza (LFS). È dotato, inoltre, di un generatore termoelettrico radioisotopo (RTG) per alimentare le operazioni lunari.
Il rover trasporta la camera panoramica (PCAM) per ottenere immagini tridimensionali della superficie lunare di atterraggio e pattugliamento. Questo per lo studio della morfologia superficiale e della struttura geologica.
Il Lunar Penetrating Radar (LPR) per il rilievo della struttura sub-superficiale lunare per indagare la morfologia superficiale e la struttura geologica; lo spettrometro di imaging visibile per esaminare la composizione del materiale della superficie lunare e le risorse disponibili.
A cura di Christel Schachter