Si direbbero essere palme le piante appartenenti al genere Chamaedorea, costituite da dei fusti generalmente sottili che vanno a formare una rosetta. Sono piante gradevoli alla vista, appartengono alla famiglia delle Arecaceae, ne esistono circa un centinaio di specie, quasi tutte provenienti dall’America centrale e meridionale.
Anche se non sono originarie dell’Europea, e men che meno dell’Italia, possiamo trovarle anche nel nostro paese, soprattutto nell’Italia meridionale dove crescono in piena terra. Quando le condizioni climatiche e ambientali sono ottimali, alcuni esemplari di questa pianta possono anche produrre dei semi fertili, a patto che ci siano piante maschili e piante femminili che crescono vicino e che fioriscono contemporaneamente. Ciò accade perché stiamo parlando di una pianta dioica, quindi che può avere o solo fiori maschili o solo fiori femminili.
Una Chamaedorea può raggiungere anche i dieci metri di altezza nel proprio habitat, e man mano che si sviluppa e produce nuove fronde, lascia cadere le vecchie di cui restano vistose cicatrici. Queste palme producono dei fiorellini, gialli, bianchi o rosa a seconda della specie, e dei frutti che hanno la forma di piccole bacche.
Chamaedorea: coltivazione
Non è particolarmente difficile coltivare queste piante anche se è necessario trovarsi in una zona in cui il clima è mite e le temperature non sono troppo gelide. Non ama il freddo, infatti, ma resiste senza problemi anche a temperature elevate, quelle ottimali vanno dai 16 ai 20°C.
Pur non tollerando i raggi del sole diretti, che bruciano le foglie, la Chamaedorea preferisce stare alla luce e, possibilmente, in un ambiente ben arieggiato, senza correnti d’aria fredda.
Per tenere al meglio le sue grandi foglie, è meglio pulirle di frequente, con un panno morbido bagnato con acqua tiepida. Se ci risulta più comodo, possiamo anche utilizzare la doccia e immergervi la pianta, l’importante è evitare di utilizzare i prodotti in commercio per pulire o lucidare le foglie. Spesso rischiano di danneggiare gravemente la pianta perché contengono sostanze che ostruiscono i pori. In questo modo andiamo a interrompere i normali processi fisiologici della pianta mettendola in pericolo di vita.
Durante la stagione fredda non serve bagnare la pianta con continuità, basta assicurarsi che la sua terra sia sempre umida quanto basta. In estate la frequenza delle innaffiature deve invece aumentare, ma senza mai correre il rischio di far formare dei ristagni idrici, quindi senza mai far restare dell’acqua nel sottovaso. Sempre in estate è molto utile nebulizzare la pianta con dell’acqua tiepida ottima sia per la salute delle foglie, sia per mantenere umido l’ambiente, come piace a questa palma.
Il rinvaso delle Chamaedorea deve essere effettuato all’inizio della primavera, verso il mese di marzo, ma non ogni anno per forza. E’ necessario capire se le radici hanno davvero occupato tutto lo spazio a disposizione nel vaso oppure no. Con un normale ritmo di crescita, in rinvaso diventa necessario di solito ogni tre anni. Quando si effettua questa operazione è molto importante fare attenzione a come si maneggiano le radici perché, se aderiscono al vaso, non devono essere “strappate” e danneggiate. Come terriccio, scegliamo un mix composto da tre parti di terriccio fertile, una parte di terriccio di foglie ed un po’ di sabbia grossolana senza scordarci di sistemare sul fondo del vaso dei pezzi di coccio o ghiaia in modo da garantire un buon drenaggio.
Nel periodo vegetativo, dalla primavera in poi, è importante anche concimare, ogni due settimane, sciogliendo nell’acqua di irrigazione un concime con macro e micro elementi che durante l’inverno non serve più. Al di là del concime, questa pianta non è frequente che fiorisca, soprattutto se è stata coltivata in appartamento. Quando accade, accade in periodi che possono variare da specie a specie.
Fiori o non fiori, non potiamo la Chamaedorea, basta togliere le foglie che seccano, anche solo la punta se il resto è integro. Evitiamo di toccare il fusto che è unico e in continua crescita, perché se danneggiamo l’apice compromettiamo lo sviluppo di tutta la pianta condannandola a morte quasi certa.
Chamaedorea: specie
Tra le specie che appartengono a questo genere, e sono circa cento, eccone quelle più caratteristiche o più diffuse delle altre. Partiamo da una delle specie più facili da trovare dalle nostre parti, la C. Cataractum, una pianta nana con un tronco verde macchiettato di bianco che si sviluppa in modo compatto e uniforme. La C. Metallica, originaria del Messico, ha invece un tronco robusto ma sottile lungo anche 1,5 m, ed è riconoscibile dalle foglie che non solo hanno una colorazione verde metallica ma hanno anche una forma molto particolare. Sono tutte unite e si separano solo nella punta, formando un ventaglio gradevole alla vista, tanto che spesso questa specie viene usata come pianta ornamentale.
La C. Elagans, sempre dal Messico, ha fusti sottili ma robusti con ciuffi di foglie lanceolate in cima che possono essere lunghi anche mezzo metro. Cresce molto rapidamente arrivando anche a quasi tre metri di altezza, tra i suoi cultivar c’è anche la Elagans ‘Bella’, piccola e compatta, nota anche come “palma della fortuna”.
Andiamo a conoscere la C. Tenella, esile, con foglie ricadenti, originaria del Messico e del Costa Rica, e la C. Desmoncoides, con uno stelo diritto e foglie verde chiaro. La C. Ernesti è una pianta tipica del sottobosco del Messico, Guatemala, Belize caratterizzata da un singolo fusto alto fino a 1,5 m e da foglie lunghe fino a 50 cm. L’ultima specie che voglio citare è la C. Klotzschiana, alta anche 4 metri, originaria del Messico e molto coltivata come pianta ornamentale.
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