Certificazione energetica degli edifici: quanto è affidabile?
La certificazione energetica degli edifici è nata per permettere alle persone di essere sicure della qualità energetica in termini di consumo dell’immobile che acquistano. Il meccanismo teorico è simile a quello della certificazione energetica degli elettrodomestici, dove un’etichetta ben visibile sull’involucro dovrebbe permettere di sapere quanto corrente elettrica consumano la lavatrice, il frigorifero, la lavastoviglie ecc. Gli immobili sul mercato oggi sono provvisti di etichetta energetica che ne attesta la qualità dal punto di vista dei consumi.
L’efficienza energetica di un edificio però non dipende soltanto dalla qualità degli impianti di riscaldamento e climatizzazione estiva, ma anche e soprattutto dall’isolamento dell’involucro: pareti e tetto ben isolati permettono infatti di ridurre le dispersioni di calore e ottimizzano il funzionamento degli impianti stessi. Ciò innesca un ragionamento aggiuntivo: isolamento e risparmio energetico non sempre coincidono con salubrità e benessere abitativo. La casa di qualità non è solo quella che consuma poco, ma quella in cui l’isolamento è stato realizzato con materiali salubri e tecniche mirati al comfort abitativo.
A parte il discorso sul comfort abitativo, la certificazione di efficienza energetica vale solo se è affidabile: cioè se quanto dichiarato in tabella dal venditore corrisponde a verità. Da questo punto di vista c’è qualche problema.
Intervenendo all’Assemblea programmatica su Efficienza e Risparmio energetico degli Stati Generali della Green Economy che si è svolta il 12 luglio a Milano, Alessandro Picchiolutto, ingegnere esperto in gestione dell’energia, ha affermato: “Abbiamo in Italia un meccanismo di certificazione energetica che sta pericolosamente derivando verso l’inaffidabilità. La certificazione energetica, nata per permettere alle persone di essere sicure di quello che acquistano, è un concetto vincente solo se coinvolge la qualità di tutta la filiera, a cominciare dai fornitori di servizi e cioè dai certificatori. Il problema – ha aggiunto – è la mancata standardizzazione del processo: un prodotto standard è affidabile perché basato su un controllo di filiera, ma il controllo non c’è dov’è il beneficio?”
L’Italia è in realtà l’unico paese in Europa che con il Dl 115/2008 ha attivato un meccanismo di qualificazione della filiera che porta alla certificazione energetica degli edifici, il problema è che questo meccanismo non viene attuato. L’ingegner Cesare Maria Joppolo del Dipartimento Energia del Politecnico di Milano, è intervenuto dal pubblico con un intervento sul tema che ha concluso con questa frase: “Un certificato energetico che viene venduto per pochi soldi e senza alcun controllo, che valore ha?”
Dal punto di vista del consumatore, i certificati energetici vanno valutati e controllati con attenzione al momento di acquistare un immobile, verificando che non si tratti di semplici pezzi di carta redatti in base a calcoli teorici, a volte nemmeno tanto precisi. Esistono poi strumenti, come per esempio la termografia IR, che permettono di valutare la qualità dell’isolamento dell’involucro e l’esistenza di eventuali ponti termici che possono causare dispersioni, infiltrazioni e formazioni di muffe.
Pubblicato da Michele Ciceri il 16 Luglio 2012