Una ricerca ha portato alla luce uno scenario da incubo: ci sono 74 reattori “potenzialmente pericolosi“. I reattori sono distribuiti in 23 centrali nucleari tutte collocate in zone a rischio tsunami. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Natural Hazards.
L’analisi ha messo in evidenza la pericolosità di 23 centrali nucleari con 74 reattori. Non tutti i reattori sono attivi, alcuni sono in fase di allestimento e altri di smantellamento. Le 23 centrali nucleari sono collocate in zone a rischio tsunami, in particolare si tratta della costa occidentale del continente nord americano, spagnolo e portoghese. Le zone a rischio tsunami comprendono la zona occidentale della Costa Atlantica, la Costa Nord dell’Africa e anche il Mar mediterraneo con le coste orientali.
José Manuel Rodrìguez-Llanes, coautore dello studio e ricercatore presso il Centro per la ricerca sulla Epidemiologia delle Catastrofi (CRED) dell’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio, ha affermato che questa è la prima “mappatura globale di come sono distribuite le centrali nucleari civili sulle coste a rischio tsunami”. Per portare a termine lo studio, gli autori hanno utilizzato dati storici, archeologici, geologici e altri strumenti standardizzati per la determinazione del rischio tsunami.
La maggior parte di reattori nucleari in fase di allestimento è situata in Cina. Il gigante asiatico ha effettuato un investimento massiccio nell’energia nucleare. Il problema è che 19 dei 27 reattori cinesi sono in costruzione in aree identificate come “pericolose“, due di questi sono in fase di attivazione in Taiwan. Nel caso del Giappone, che nel marzo del 2011 ha subito una catastrofe nucleare, ci sono ancora 19 reattori a rischio. La Corea del Sud sta per attivare altri cinque reattori di cui due a rischio, in India e in Pakistan ci sono tre reattori in fase di allestimento e tutti in aree che potrebbero avere grosse ripercussioni a seguito di uno Tsunami.
L’incidente di Fukushima dovrebbe spalancare le palpebre a tutti. Il progetto della centrale nucleare di Fukushima racchiudeva alti standard di sicurezza, anche più elevati di quelli adottati per l’attivazione di nuovi reattori in zone a rischio. Se ciò che è accaduto alla centrale di Fukushima fosse successo altrove, in un paese meno organizzato, l’impatto sarebbe stato molto più grave e ci sarebbero state ripercussioni peggiori sull’intero globo. Oggi ci sono tutte le premesse per evitare ulteriori disastri nucleari. Se proprio non ci sono i mezzi per lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili, si potrebbe iniziare con l’allestire centrali in zone meno rischiose!