Centrali a carbone falliscono, a rischio i lavoratori
In Italia stanno fallendo le prime centrali a combustibili fossili. La chiusura delle centrali convenzionali è una vittoria per gli ambientalisti ma una sconfitta per i sindacati. Sono numerosi i posti di lavoro a rischio. Si parla di flessibilità del lavoro, tecnici specializzati e green economy. Come andrà a finire?
Con la chiusura delle centrali convenzionali sono 1000 i posti di lavoro a rischio. In Parlamento si parla tanto di flessibilità del lavoro ma niente di concreto è stato fatto. Con i principi della flessibilità del lavoro, i tecnici impiegati nelle centrali potrebbero essere spostati nei nuovi impianti rinnovabili, un settore desideroso di manodopera.
In più, la Commission europea ha recentemente messo ai voti una risoluzione che mira a creare nuovi posti di lavoro. La risoluzione è stata approvata con 394 voti a favore: gli eurodeputati chiedono investimenti per aumentare il tasso occupazionale dei paesi membri, Italia inclusa. Tra i settori d’intervento figura quello della green economy.
Mentre il pacchetto europeo di investimento prova a “fornire all’Europa un nuovo impulso per uscire dalla crisi” entro la fine del 2012, i segretari generali di Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uilcem-Uil hanno scritto al ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, per chiedere un incontro urgente così da discutere circa i 1000 posti di lavoro a rischio.
“Allarme centrali termoelettriche a olio combustibile. La situazione che si prospetta è assai grave; da un lato l’eccesso di offerta tiene fermi anche i più moderni cicli combinati a gas, dall’altro se le centrali a olio devono rimanere disponibili per i “casi di emergenza” devono essere messe a norma: ma in questo caso – dicono le aziende, comprensibilmente – ci vuole certezza che la potenza disponibile sia remunerata. In ballo ci sono un migliaio di posti di lavoro, oltre a tutto l’indotto che ci gravita attorno per le manutenzioni.”
Le centrali termoelettriche a olio combustibile sono state messe fuori gioco dalla crisi e dalla potenza del fotovoltaico. Per la centrale di Brindisi gestita da Edipower, si sta ipotizzando di convertirla in un inceneritore di rifiuti. La popolazione brindisina era già in subbuglio per l’inquinamento causato dalla vecchia centrale, figuriamoci poi a ospitare un inceneritore tra le mura di casa. Una cosa è certa: serve un piano.
Foto | Petrolchimico di Brindisi visto dalla centrale Edipower, credit brindisireport.it
Pubblicato da Anna De Simone il 28 Giugno 2012