La cecilia è un animale che non tutti conoscono e probabilmente poco incontrano nella propria esistenza ma “uomo avvisato, mezzo salvato”: sempre meglio sapere a quali pericoli andiamo incontro se ne incontriamo un esemplare. Un team di ricercatori ha infatti di recente scoperto che anche questi animali striscianti posseggono dei denti velenosi e sono muniti di ghiandole velenose come quelle dei serpenti.
Cecilia: descrizione
Può sembrare un incrocio tra un lombrico e un serpente ma è privo di arti e striscia. Siamo infatti di fronte un anfibio vermiforme che compie dei movimenti ondulatori del corpo per spostarsi, appartiene all’ordine degli apodi, cioè anfibi dall’aspetto di lombrichi, e il suo nome in latino significa “cieca”. Proprio per questo motivo per spostarsi nelle sue gallerie sotterrane fangose utilizza l’olfatto molto sviluppato e 2 tentacoli flessibili e ricchi di terminazioni tattili che spuntano in una piccola fossetta tra occhi e narici.
Tra i suoi simili si distingue per la sua longevità, arriva anche a vivere per un secolo. Una particolare caratteristica che la contraddistingue è la presenza su tutto il corpo di tanti piccolissimi anellini simili a quelli che troviamo sui lombrichi. A livello di dieta, la Cecilia si ciba soprattutto di insetti di piccole dimensioni, ne va in cerca nelle foreste. Può anche mangiare i propri simili se li trova già morti lungo il proprio cammino.
Cecilia: animale velenoso
Grazie ad uno studio intitolato “Morphological Evidence for an Oral Venom System in Caecilian Amphibians” e pubblicato su iScience, un team di ricercatori brasiliani e statunitensi ci ha svelato che anche la Cecilia produce sostanze tossiche che sono molto simili a quelle emesse dai serpenti. Prima di questa scoperta non era noto che questi anfibi fossero dotati di denti velenosi ma gli studiosi hanno proprio scoperto delle ghiandole specializzate poste lungo i denti della Cecilia anellata che hanno molto in comune dal punto di vista biologico con quelle velenose dei serpenti.
La scoperta potrebbe farsi ancora più importante se si appurasse che le ghiandole contengono veleno, perché a questo punto la Cecilia entrerebbe nei Guinness dei Primati come il vertebrato terrestre più antichi dotato di una bocca con ghiandole velenose.
Cecilia: lo studio delle ghiandole
Per arrivare a scoprire la presenza di ghiandole velenose collegate ai denti il team di Carlos Jared dell’instituto Butantan di São Paulo, biologo, ha osservato che tipo di secrezioni facesse questo animale individuandone due. Uno nella coda che è velenosa, e una nella testa che è una sorta di muco per scivolare meglio sulla terra spostandosi. C’era tanto da scoprire però su questo animale che tra tutti i vertebrati è uno dei meno studiati.
Le nuove ghiandole oggetto dello studio sono state scoperte un po’ per caso mentre gli studiosi stavano esaminando le ghiandole mucose della cecilia anellata. Si sono infatti trovati davanti a delle ghiandole che non erano mai state identificate e descritte prima, proprio molto vicino ai denti. Hanno approfondito la loro natura notando che erano piccole e piene di liquido nella mascella superiore e inferiore, con lunghi condotti che raggiungevano la base di ogni dente.
A questo punto sono state fatte delle analisi ancora più approfondite anche sulla natura dei tessuti scoprendo che quello delle ghiandole orali era diverso rispetto alla muco e alle ghiandole velenose che si trovano nella pelle. Le nuove ghiandole orali avevano la stessa natura del tessuto dentale e quindi la stessa origine evolutiva, proprio come accade nei rettili. Per gli studiosi è stata una scoperta fenomenale perché è la prima volta che in un anfibio vengono trovate ghiandole di questo tipo.
Cecilia: a cosa serve il veleno
Di fronte a queste scoperte è naturale domandarsi come mai questo animale è dotato di denti velenosi, a cosa possono servirgli? Anche la Cecilia può doversi difendere e se ben guardiamo ne ha un gran bisogno visto che non ha né braccia né gambe. Resta la bocca il suo unico strumento con cui difendersi e anche cacciare. Per ora si ipotizza che le loro ghiandole orali vengano attivate dall’animale solo nel momento in cui morde e che nelle loro secrezioni sono incorporate biomolecole specializzate.
Cecilia: la chimica del veleno
Anche se un po’ complessa proviamo a dare una spiegazione chimica di ciò che è stato scoperto. Le secrezioni di queste ghiandole orali, sottoposte a indagine chimica, sono risultate ricche di fosfolipasi A2, una proteina comune trovata nelle tossine degli animali velenosi. Questa proteina non è quasi mai presente nelle specie non velenose, mentre la troviamo nel veleno di api, vespe e molti tipi di rettili. La Cecilia ne ha in abbondanza, alcuni serpenti a sonagli ne hanno meno!
Sono in corso ancora diverse analisi su queste secrezioni per capire se sono tossiche davvero e fino a che punto ma se tutto venisse confermato, sarebbe un tassello importante per studiare meglio l’evoluzione di queste specie di animali.
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