Cebus o scimmia cappuccino: caratteristiche e habitat
La scimmia Cappuccino appartiene alla famiglia dei Cebidi e per questi si chiama anche Cebus, ma la maggior parte di noi se ne ha sentito parlare con il nome di scimmia cappuccino, più facile da ricordare. E’ una delle scimmie più note che esistano, vive in Sud America e ha delle caratteristiche distintive che effettivamente fanno sì che ci si ricordi di lei più che di altre sue colleghe. Non ci resta che conoscerla meglio, scopriremo che ci può anche insegnare qualcosa sull’alimentazione.
Cebus o scimmia cappuccino: caratteristiche
Ci sono scimmie che sono più grandi di un uomo medio, altre invece che sono piccole, come il nostro cebus, lungo circa 45-50 centimetri. Ha una coda prensile che fa da quinto arto, la può usare proprio come se fosse una mano. Salta all’occhio nel corpo di questa scimmia la presenza di alcuni ciuffi scuri sulla fronte che hanno un particolare significato, sono collegati alla dominanza nel gruppo.
Il carattere del Cebus o scimmia cappuccino è decisamente socievole, vive in gruppo e condivide con il gruppo i propri beni.
Cebus o scimmia cappuccino: varietà
Il cebo dai cornetti, la più nota, il primate più diffuso nel Neotropico dopo l’essere umano, con il pelo marrone e un ciuffo in testa nero.
La scimmia cappuccino Azara, con il pelo più lungo ma molto simile al cebo dei cornetti
Il cebo cappuccino ha il pelo nero e bianco e si chiama così perché la sua testa ricorda quella dei frati cappuccini
Cebus o scimmia cappuccino: habitat
Tutte queste varietà vivono in Sudamerica, nella zona verso Nord, oppure in America Centrale, soprattutto nelle foreste tropicali in cui trovano parecchio da mangiare. Il cebo petto giallo e il cebo cappuccino sono minacciate ed è necessario salvaguardarle ma ci sono altre specie che sono in pericolo. Questa scimmia infatti è molto amata e cade spesso vittima del traffico illegale di animali. Le troviamo anche nel mondo del cinema, perché sono la scimmia perfetta per fare la comparsa. A mettere in pericolo questo animale è certamente anche la deforestazione che sta erodendo la sua riserva di cibo, la foresta.
Cebus o scimmia cappuccino: amante delle radici
E’ venuto il momento di scoprire uno dei lati più interessanti di questa scimmia, il suo comportamento mentre mangia. La sua dieta è composta soprattutto da frutta, foglie e piccoli animali, come uccelli o insetti. Ha delle capacità molto originali che ci fanno sorridere ma anche riflettere. La sua manualità e il suo ingegno sono fenomenali, sa utilizzare le rocce e le pietre per spaccare le noci, ad esempio, e poi usa le cipolle come rimedio anti zanzare e come disinfettante. Le spazza e poi si cosparge del loro liquido, proprio per tenere lontano da sé insetti e batteri.
Di recente, inoltre, uno studio ha messo in evidenza la capacità dei Cebus di estrarre dal suolo rizotuberi, molto ricchi di sostanze nutritive. Condotta dal Cnr-Istc e pubblicata sulla rivista American Journal of Physical Anthropology, la ricerca si è focalizzata sui cebi barbuti (Sapajus libidinosus) mettendo in luce la loro abilità manuale nell’estrarre radici ricche di sostanze nutritive. Non solo le tirano fuori dal terreno con pochi gesti, ma le sanno anche pulirle dalla terra e “spelare” in modo da mangiarle senza scorza.
Lo studio è parte di un più ampio progetto di taglio internazionale, denominato “EthoCebus” ed è stato compiuto osservando molto da vicino e per tre interi mesi un gruppo di Cebi in Brasile, e filmandoli, in modo da poter analizzare meglio i loro comportamenti.
Le mani di queste piccole scimmiette sono molto piccole e veloci, non è stato affatto semplice catturarne i movimenti per poi analizzarli fotogramma per fotogramma. Solo così, però, siamo riusciti a comprendere bene come fanno a cibarsi delle radici: in sei fasi. Si scava, le si estrae, le si trasporta, le si pulisce dalla terra e dalla scorza e finalmente le si frantuma per mangiarle meglio. Tutto ciò avviene con dei gesti precisi e veloci, compiuti in automatico e con grande maestria. Per pulire le radici dal terriccio, ad esempio, le rotolano e le strofinano tra le mani e contro la corteccia per evitare di ingoiarlo.
Molti di noi staranno pensando che è una bella fatica tutto questo per mangiare solo una radice ma il Cebus sa bene che ne vale la pena, per raggiungere uno specifico bilancio tra energia proteica e non proteica. I rizotuberi sono perfetti, quindi, perché sono un’ottima fonte di carboidrati non strutturali, come l’amido. Gli abitanti di quelle zone chiamano queste radici a loro volta “raiz de macaco”, radici della scimmia, anche se hanno sfamato tempo fa anche molti umani al limite della sopravvivenza.
Questo studio su un primate ci racconta anche qualcosa di noi. Ci pone di fronte all’evidente importanza che l’abilità manuale nell’eseguire una grande varietà di azioni e la persistenza nel perseguire l’obiettivo desiderato sono dei fattori che portano una specie ad evolvere e a resistere e una no. Come primati, anche noi abbiamo queste caratteristiche e possiamo riconoscerci la capacità di usare abilmente le mani e di rimanere a lungo impegnati per estrarre risorse alimentari da matrici resistenti.
Scimmia cappuccino: il rischio per i cuccioli
Le scimmie cappuccino per il loro aspetto simpatico e per la loro attitudine a essere addestrate per molti anni sono state separate dai genitori per essere vendute illegalmente a circhi ambulanti o per essere utilizzate come “attrici” in film.
Ora per fortuna l’impiego di animali nei circhi è sottoposto a severe regolamentazioni in buona parte del mondo e l’utilizzo delle scimmie cappuccino nelle produzioni cinematografiche è stato reso superfluo grazie all’evoluzione della computer graphics con cui una scimmia o un altro animale può essere creati e animato virtualmente.
Un rischio che sta invece crescendo e che rischia di mettere a repentaglio la specie delle scimmie cappuccino è legato alla deforestazione che in molte aree del nostro pianeta prosegue in modo indiscriminato, nonostante i cambiamenti climatici che ne conseguono siano ormai sotto gli occhi di noi tutti.
Pubblicato da Marta Abbà il 28 Febbraio 2020