Il metro e mezzo di altezza non lo raggiunge, in media, il cavallo bardigiano che per questa sua dimensione ridotta viene spesso chiamato anche Pony. Questa razza è italian e prende il nome da un paese, Bardi, situato in provincia di Parma, sull’Appennino tosco-emiliano-ligure. Nato in montagna questo cavallo è abituato a vivere in questo ambiente e possiamo trovare ancora oggi alcune mandrie che vivono in stato semi-brado, mentre altri esemplari sono negli allevamenti, visto che si tratta di un animale utile e addestrabile. Oggi se ne contano circa 3.000 di cavalli Bardigiani iscritti al Libro Genealogico.
Cavallo Bardigiano: origini
Questa razza è nata ed è stata cullata dalla valle del Ceno, a Bardi, e ha delle caratteristiche che richiamano altri cavalli da cui poter ipotizzare le sue origini. Ha ad esempio le sembianze del Pony delle Asturie e dell’Exmoor, razze entrambe derivanti da pony celtici. Alcuni pensano che siano proprio questi animali i suoi avi ma ci sono anche altre teorie che è bene conoscere.
C’è infatti chi fa risalire la sua origine all’epoca romana, quando dalla Gallia belgica venivano importati animali che sarebbero stati destinati alla cavalleria e al trasporto di materiali e proprio tra questi ci sarebbe stato qualche antenato del nostro Bardigiano. Altre fonti fonti ancora sostengono l’ennesima teoria che afferma come il Bardigiano sia arrivato sull’Appennino, dopo, intorno al V secolo, dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, al seguito dei guerrieri franchi, che lo portarono attraverso la Liguria. La razza odierna sarebbe il risultato dell’incrocio con altri cavalli locali.
Nel tempo ci furono altre modifiche alla razza, ad esempio tra il Cinquecento e il Seicento alcuni nobili del luogo provarono a modificare le sembianze della razza, per renderle più raffinate, attraverso l’incrocio con degli stalloni di razza Friulana. Nei secoli successivi i cavalli furono allevati dai contadini locali che li tenevano allo stato brado.
Facciamo un salto temporale in avanti fino al secondo dopoguerra quando il Bardigiano passò un momento di pesante crisi, rischiando di estinguersi ma la razza fu salvata dallo Stato incrociandola con stalloni Avelignesi e Franches-Montagnes.
Non sarebbe stato un salvataggio virtuoso perché queste razze avrebbero “sporcato” quella del Bardigiano, se ne resero conto bene gli allevatori locali che riuscirono ad opporsi, accoppiando clandestinamente le proprie fattrici con stalloni autoctoni. Fu proprio grazie a questo atto ribelle che oggi possiamo ancora ammirare questa razza equina con le sue reali caratteristiche.
Negli anni a seguire venne avviato dalla Comunità Montana dell’Appennino Parmense in collaborazione con l’Associazione Provinciale Allevatori, un nuovo programma di selezione e recupero che nel 1977 arrivò ad istituire il Libro Genealogico del Cavallo Bardigiano (LG), tramite un apposito Decreto Ministeriale. Lo stesso anno debuttava la Mostra Nazionale del Bardigiano, che da allora continua a ripetersi a Bardi (PR), ogni primo fine settimana di agosto.
Cavallo Bardigiano: caratteristiche
Altezza al garrese media, 145 centimetri (Altezza al garrese: – Maschi: 140–149 cm – Femmine: 135–147 cm), questo cavallo può sfoggiare un fisico decisamente robusto, perfetto per affrontare una vita di montagna, con i tanti pendii da scendere e salire, anche impervi. La sua testa si armonizza bene con il resto del corpo ed è dotata di una fronte ampia, anche tipica dei pony, ma di un muso affusolato con un profilo leggermente camuso (ereditato dall’arabo).
Le orecchie spuntano anche se sono piccole e mobili, le narici sono piccole e hanno dei canali della respirazione molto lunghi, questa caratteristica è legata alla natura montana della razza perché in questo modo quando passa l’aria e fa in tempo a scaldarsi prima di entrare nei polmoni. Il collo è corto e muscoloso e dotato di una criniera decisamente molto folta, le spalle sono forti e dritte e il petto ampio.
Non è un caso che questo cavallo venisse usato per trasportare il basto perché ha una schiena forte e anche lunga che sembra fatta apposta per quello. I quarti sono tondi e muscolosi, la coda folta e attaccata bassa mentre le gambe sono corte e ben piazzate e hanno giunture ben pronunciate e tendini forti ed elastici. Gli zoccoli sono piuttosto larghi e hanno una forma tondeggiante, sono anche solidi e sembrano fatti apposta per arrampicarsi sui difficili sentieri montani. Per quanto riguarda i colori del mantello, troviamo esemplari baio, baio oscuro o morello.
Piuttosto recentemente sono stati rivisti dagli allevatori i criteri di selezione, iniziando a preferire gli esemplari con la struttura più leggera e le forme più eleganti. Per ottenere dei cavalli con queste caratteristiche sono stati realizzati degli incroci con stalloni Bardarab che immettono una bassa percentuale di sangue arabo nella razza che aiuta a migliorare la struttura fisica e rendere l’andatura più elastica.
Cavallo Bardigiano: carattere
Come possiamo immaginare, oltre al fisico montano, il Bardigiano ha anche un carattere montano quindi è un cavallo dolce e ubbidiente ma non particolarmente espansivo, ma che non si spaventa mai di fronte alla fatica, al freddo e alle intemperie. E’ determinato e coraggioso.
Cavallo Bardigiano: attitudini
Infaticabile come solo lui e pochi altri cavalli sanno essere, il Bardigiano nella storia è stato utilizzato molto spesso sia come cavallo da soma che come cavallo da tiro. Oggi non se ne fa più un grande usi in tal senso ma con gli ultimi sviluppi anche morfologici si è ottenuto un animale che può essere ben utilizzato per le passeggiate di equiturismo, soprattutto nelle zone più montane o impervie. A tratti viene utilizzato anche come cavallo da tiro leggero e approfittando anche del suo carattere dolce e volenteroso, lo si usa anche per l’ippoterapia oppure per insegnare equitazione.
Cavallo Bardigiano: allevamenti
In Italia possiamo trovare diversi allevamenti di Bardigiano, nella sua zona di origine ma non solo. Uno tra tutti è “Bardigiani di San Bartolo”, ma on line potete trovare diversi suggerimenti. Esistono degli allevamenti anche fuori dall’Italia, ad esempio in Germania e in Ungheria.
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