Gestire e controllare la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti? Ci pensano i cassonetti intelligenti ideati dal Politecnico di Milano. Alberto Rovetta, dopo averli inventati, realizzati e portati all’Expo 2010 di Shanghai li vuole spargere per tutta Italia ed Europa. Non serve chissà quale magia o spesa, si parte dai cassonetti comuni, e li si trasforma con tecnologie di robotica. Così, le amministrazioni pubbliche in rosso riconoscerebbero i punti ove si hanno gli sprechi, i camion di raccolta andrebbero a colpo sicuro, senza viaggi inutili. E i cittadini vedrebbero giustificata la spesa per la raccolta.
1) Cassonetti Intelligenti: di cosa si tratta?
I cassonetti intelligenti sono normali cassonetti per la raccolta dei rifiuti ma dotati di sistemi di misura di alcune grandezze come il peso del materiale raccolto, il volume del materiale raccolto, la temperatura e l’umidità interne. Finora la raccolta rifiuti avviene senza alcuna misurazione del materiale raccolto e senza nessuna informazione immediata della disposizione dei cassonetti, del loro uso, del loro funzionamento effettivo. Le misure registrate dai cassonetti intelligenti, invece, arrivano via Internet con GPRS a un centro di coordinamento che li elabora e manda le informazioni al Centro di raccolta. Il vantaggio è evidente: trasparenza dell’uso, efficienza nell’uso, risparmio di corse inutili dei camion se un cassonetto è vuoto e non va perciò scaricato, e soprattutto una gestione trasparente e chiara della raccolta e dei costi. La linea economica nelle grandi città è questa.
Al Politecnico di Milano, abbiamo due tipi di “sistemi intelligenti”: il primo è quello dei cassonetti che hanno all’interno tutta la strumentazione necessaria, il secondo invece utilizza una piastra con sensori intelligenti, dotata di tutta l’elettronica, separata meccanicamente dal cassonetto. Eseguono le stesse misure, sono entrambi coperti da brevetti del Politecnico di Milano.
2) Come è nata l’idea?
L’idea è nata dalla semplice osservazione: perché non applicare la “robotica intelligente” all’operazione così importante e naturale di smaltire e buttare i rifiuti che ogni mattina bisogna eseguire? Abbiamo realizzato un prototipo completo, che riconosceva anche gli oggetti buttati nel contenitore. Poi è stata una continua evoluzione con miglioramenti ed esportazione del prodotto a livello internazionale, prima in Cina e poi in Europa.
Il Ministero dell’Ambiente italiano ci ha suggerito di svilupparlo a Shanghai, è arrivato il finanziamento, e dopo sei anni eravamo in Expo 2010 in Shanghai, con molti cassonetti.
Due di questi sono nell’atrio del Rettorato del Politecnico di Milano, e raccolgono plastica e vetro. Durano da allora, funzionano perfettamente e possono continuare a svolgere il proprio compito per molti anni.
3) Quale tipo di tecnologie avete impiegato per rendere intelligenti i cassonetti? Che risultati concreti ci sono?
Abbiamo applicato tutte le tecnologie robotiche che conoscevamo, e il software è molto bello e “colorato”. Si può vedere nel sito www.greenwaste.info, con le demo e gli esempi. Con le password, si rileva la situazione a Pechino, a Singapore, a Shanghai, in Italia e in altri Paesi, ove abbiamo i nostri cassonetti intelligenti.
Il risultato più concreto è costituito dalla coppia di elementi : risparmio nella raccolta, perché la situazione delle migliaia di cassonetti è nota e sotto controllo, e insieme validazione della raccolta e dei costi richiesti al cittadino che può rilevare ogni giorno la quantità e la qualità del servizio utilizzato.
I costi stanno crescendo ma per la raccolta la tecnologia propone dei risparmi. I cassonetti intelligenti, con strutture sempre più economiche , sono uno strumento positivo per ridurre i costi e rendere trasparente la raccolta dei rifiuti.
4) Quanto ci avete lavorato? In quanti? Ci state ancora lavorando e per quali miglioramenti?
Abbiamo cominciato nel 2003, al Politecnico di Milano, in Campus Bovisa, al Dipartimento di Meccanica, nel Padiglione “Marzio Falco”, per avere la strumentazione adatta.
In Italia se ne occupano 3 persone e contiamo molto sui supporti informatici, applicativi che abbiamo in molte parti del mondo (Grecia, Usa, Cina, ecc.).
Ci lavoriamo costantemente, giorno e notte, e siamo sicuri che possiamo migliorare sempre più il nostro prodotto, sia ottenendo costi sempre più bassi sia offrendo prestazioni impensabili dieci anni fa. I miglioramenti che io cerco di sviluppare riguardano la qualità del servizio e soprattutto la valorizzazione delle “cose” che ci circondano, perché anche il “rifiuto” è un elemento che ci ha aiutato nella vita quotidiana.
5) Quanto costa un cassonetto intelligente, rispetto a uno normale? E’ un investimento fattibile per una pubblica amministrazione?
Il modello con la piastra è stato scelto da Pechino per ragioni economiche: è robustissimo, eterno, se vogliamo; va bene per una grande serie di cassonetti, ha manutenzione minima. Fatto in metallo ha un costo attorno a qualche centinaia di euro che è poco, credetemi. Se fatto in fibra di vetro, il costo è molto minore, perché la struttura viene fatta con gli stampi.
Per una pubblica amministrazione è molto indicato, soprattutto perché consente di vedere sul computer, in colore rosso, i punti ove si hanno gli sprechi. Inoltre i camion di raccolta vanno sempre a colpo sicuro, e non fanno viaggi inutili. Il risparmio è enorme, e in particolare ogni cittadino può vedere giustificata la sua spesa per la raccolta. Oggi non se ne sa quasi nulla.
6) Oggi dove sono installati e dove in futuro vorreste installarli?
Ne abbiamo 150 a Pechino, nel quartiere Chaoyang, il più chic della città. Altri sono in prova applicativa e di durata. Altri in Milano sono applicati anche a cassonetti di 3500 litri. Abbiamo iniziato da poco la disseminazione e la pubblicità. Abbiamo un partner cinese sul sito www.greenaoto.com, sito sul quale sono presentati in inglese e cinese da qualche tempo. Li presentiamo anche a Ecomondo a Rimini in Novembre 2012, in collaborazione con la Dott.ssa Eleonora Perotto, della Gestione Ambientale del Politecnico di Milano.
In futuro desidero installarli a Londra, Usa , Parigi, Germania, e ove ogni città faccia richiesta.
Non serve nessuna attrezzatura speciale, anzi: si usano i cassonetti già esistenti, senza modificare nulla. Sono adatti anche per Camogli, Santander, Rzeszow e Milano. Inoltre nel progetto Mondiale delle Smart City siamo arrivati finalisti nel tema “gestione rifiuti” tra moltissimi concorrenti, in una gara che resta molto interessante e viva a livello mondiale.
7) Come avete fatto a portarli all’Expo di Shangai? Sarebbe possibile installarli nel sito Expo 2015 ?
Per applicare i nostri contenitori Intelligenti nell’Expo 2010 a Shanghai abbiamo seguito una procedura complessa e selettiva. Inizialmente mi è stata richiesta una demo – 3 anni prima dell’Expo – alla Commissione dell’Ambiente di Shanghai, poi una presentazione pubblica il 20 ottobre 2009 al Centro Congressi di Shanghai, per la dimostrazione alla stampa cinese e alle unità governative. In seguito la preparazione dei 31 cassonetti intelligenti e, la notte del 28 aprile 2010, l’ installazione nei viali deserti dell’EXPO e il loro collegamento in rete.
Due di essi lavorano ancora all’ingresso del Rettorato del Politecnico di Milano, spediti via aerea da Pechino, dall’Azienda AOTO, leader in Cina, con la quale collaboriamo dall’inizio per la produzione della parte meccanica.
Il sistema è migliorato ed è testato giorno per giorno, e recentemente, nel luglio 2012, è stato presentato all’ Esposizione di Singapore.
Quanto alla possibilità di portarlo a Expo 2015 posso dire solo che, in generale, sugli sviluppi nei diversi territori, il nostro software si adatta facilmente a ogni realtà internazionale ed è attivo in 5 lingue. Le esigenze richieste dai vari utenti sono soddisfatte con molta facilità, data la grande gamma di prodotti che sviluppiamo, come si puo’ rilevare in rete.
Intervista a cura di Marta Abbà