Il buon vicinato non ha prezzo. Anche perché non si paga alla consegna, nasce spontaneo con le forme dell’architettura e gli spazi comuni, una casa con un giardino condiviso dove i bambini possono giocare davvero (non come quelli da guardare soltanto) e materiali naturali che aiutano a stare bene.
Una casa di buon vicinato è sicurezza, aiuto reciproco, economicità e tolleranza. È anche una pagina su Facebook dove 20 famiglie di un villaggio si messagiano e postano le foto delle feste in giardino: ne avete mai vista una? Buon vicinato è inventare un modo di stare insieme non per scelta ideologica, ma perché si capisce che è meglio.
Buon vicinato è un po’ la cascina di una volta. Sì, certo, perché in quel modo di abitare spontaneo e casuale c’era in realtà un senso in ogni cosa. Nella cascina, una persona sacrificava solo una minima parte della propria privacy in cambio magari di un aiuto nei lavori più pesanti, altre intorno a lei la ricambiavano per avere una mano con i bambini.
Anche oggi buon vicinato è una casa amica. Perché le forme dell’architettura sono collegate alla socialità e la influenzano, piano piano nel tempo, anche quando le regole del vivere insieme non sono concordate in anticipo o scritte nel rogito, e non si chiamano tecnicamente cohousing.
Oggi esistono case di buon vicinato, semplici alternative al cohousing, dove chi abita ottiene vantaggi se vuole senza rinunciare a nulla. Gianluca e Titti hanno una figlia di sette anni e dal 2010 abitano al Villaggio ViBRE (Villaggio Bioedile a Risparmio Energetico) di Casatenovo, in provincia di Lecco, un edificio costruito con il modello dell’antica corte in cascina. ‘Qui stiamo bene punto. In tutta semplicità cercavamo una soluzione dove si potesse vivere oltre che stare, e nelle case di questo edificio-villaggio l’abbiamo trovata’.
Come possono gli spazi facilitare un buon vicinato? L’ideatore di ViBRE, Gabriele Galimberti, ha creato un edifico a corte dove le zone giorno si affacciano e accedono al giardino comune, così da potere vedere i bambini giocare; ampi ingressi coperti in cui si possano lasciare le biciclette e i passeggini senza creare impedimenti; ampio utilizzo di legno che calma e accoglie solo per il fatto di esserci; materiali sani e soluzioni ecologiche. Semplici cose fondamentali per un piacevole vicinato.
Che importanza hanno forme e materiali in una casa di buon vicinato? ‘A noi il legno piace – spiega Titti – e che al ViBRE ce ne sia tanto non può che farci piacere. Troviamo che sia un materiale caldo, confortevole, amico, ma non pensate che la nostra sia una baita di montagna. Abbiamo la caldaia a condensazione, i pannelli solari e soluzioni tecnologiche moderne, qui accanto abbiamo anche un orto sociale biologico, non ci manca niente ma è come abitare nella cascina dei nonni’.
Nella casa di buon vicinato ci sono anche regole. Il grande barbecue nel giardino del ViBRE è di tutti e tutti lo usano, quasi sempre insieme e comunque senza scordare di invitarsi. ‘Le feste ormai non si contano più: delle volte le organizziamo tra noi, soprattutto d’estate, altre sono comunioni e battesimi dove arrivano anche i parenti. Un posto per i vicini di casa però c’è sempre, è una regola fissa. L’altro giorno un bambino è caduto e si è fatto male a un ginocchio, per medicarlo lo abbiamo portato in casa di Enrico che è infermiere e abita qui da sei mesi’.
Ma quanto costa una casa di buon vicinato? La socialità è un’esigenza ma lo è anche il portafogli, specie di questi tempi. Di soluzioni ecologiche a costi inavvicinabili ce n’è fin troppe, la cascina di una volta era anche un modo per contenere i costi. ‘Per comprare un appartamento al ViBRE non abbiamo speso di più – concludono Titti e Gianluca – e contando quel che riusciamo a risparmiare con i buoni isolamenti e gli impianti efficienti siamo sicuri di aver fatto un affare anche dal punto di vista economico’.