Nelle località remote più sensibili alle catastrofi naturali come piogge torrenziali e alluvioni, una casa in bambù può fare la differenza tra la vita e la morte. Il bambù è un materiale leggero e se impiegato sapientemente, riesce a resistere alla catastrofi naturali e si trasforma in una casa galleggiante in caso di inondazioni.
Se in occidente, tra le case galleggianti spicca la Inachus Floating Home, progettata dallo studio britannico Sanitov e presentata in occasione del London Design Festival 2013. Nelle località remote del globo l’architettura più importante è data da esili costruzioni in bambù. La casa galleggiante presentata in occasione del London Design Festival si avvale di tecnologia all’avanguardia e ad alta sostenibilità: dispone di numerosi sistemi per il risparmio energetico e elettrodomestici ad alta efficienza. Tutti gli apparecchi elettrici della casa possono essere monitorati e gestiti da uno smartphone e tutti i consumi sono ottimizzati.
In occidente (vedi Svizzera e Olanda) gli edifici galleggianti sono realizzati per un problema di gestione dello spazio. In località come la Nigeria sorgono interi villaggi sulle acque per evitare le morti per annegamento: Makoko è una comunità di Lagos, formata da 250.000 abitanti, tutti con un reddito bassissimo o addirittura nullo, qui è stata fondata una comunità galleggiante. Anche in Bangladesh le comunità galleggianti non sono una novità.
Osservando l’evoluzione dei popoli che occupano le località a più alto rischio alluvione, gli architetti dello studio vietnamita H&P, hanno progettato delle abitazioni in bambù accessibili a tutti. Si tratta di strutture modulari costruite con materiali reperiti localmente: foglie di bambù e cocco!
La casa in bambù può essere costruita in 25 giorni utilizzando delle tecniche semplici come la legatura e la bullonatura. L’esterno della casa in bambù prevede una parete destinata alla coltivazione verticale.