Il cartoncino poliaccoppiato è un materiale con cui non tutti hanno dimestichezza, e se già a volta facciamo fatica ad orientarci con la raccolta differenziata di carta, plastica, vetro e lattine, in questo caso la confusione può essere maggiore.
L’unico modo per venirne fuori è provare ad approfondire la conoscenza di questa sostanza che da decenni custodisce il latte e anche altri alimenti che parimenti hanno bisogno di alcune particolari condizioni di conservazione e trasporto.
Cartoncino accoppiato: cos’è
Stiamo parlando di un materiale che è stato introdotto circa un secolo fa e che nel tempo ha permesso di realizzare dei contenitori per usi alimentare ad hoc, per degli specifici ingredienti, cercando di non arrecare neanche troppo danno all’ambiente.
L’arrivo del cartoncino poliaccoppiato si può ritenere nel settore una vera e propria rivoluzione perché ha fornito all’industria alimentare la possibilità di creare un packaging leggero, difficile da compere o da rovinare e allo stesso tempo con un prezzo abbordabile. E ovviamente funzionale agli alimenti che contiene.
Questi imballaggi a base cellulosica sono stati subito sfruttati appieno dai produttori di latte ed infatti subito se lo vediamo lo colleghiamo a questo alimento anche se oggi pensandoci bene possiamo notare che viene impiegato anche per contenere succhi di frutta, olio, vino e perfino delle zuppe. La sua efficacia e la sua praticità sono balzate all’occhio anche di altri produttori di alimenti che hanno ultimamente scelto di utilizzarlo anche per cibi come farina, acqua, e bevande vegetali quindi nulla ci vieta di poterlo in futuro usare anche per cereali o caffè. Vedremo!
Cartoncino poliaccoppiato: come è fatto
La versatilità è certamente il valore aggiunto di questo materiale che come abbiamo appena visto sta conquistando la fiducia del mondo alimentare e sostituendo molti suoi concorrenti. E’ importante quindi capire come viene fatto e quindi in cosa consiste il processo di accoppiamento, detto anche di laminazione.
Quando lo si attua si vanno ad associare almeno due ma anche più materiali in modo da ottenere una confezione che sia in grado di proteggere il rispettivo contenuto fagli attacchi di agenti esterni e non sia molto permeabile all’ossigeno. Nel caso del nostro cartoncino poliaccoppiato i layer sono tre, il predominante è quello di carta (75%), poi c’è una parte in polietilene in film (21%) e poi ogni tanto c’è anche uno strato di alluminio (4%) solitamente quando si tratta di custodire succhi o acqua.
Gli strati esterni che sono quelli in polietilene vengono personalizzati secondo il brand di riferimento, devono quindi essere una buona base per la stampa della grafica mentre quelli interni hanno il compito più delicato di proteggere gli alimenti e devono quindi rispondere alle normative vigenti per i materiali a contatto con il prodotto, quali ad esempio il DM 21/03/73 e i regolamenti 1935/2004 e 2023/2006.
Guardando ora come sono fatte le varie confezioni in cartoncino poliaccoppiato ci accorgiamo di come il design possa cambiare fortemente a seconda del fine, si registra una crescita di funzionalità e praticità con l’aggiunta di oblò trasparenti e i misurini dosatori, ad esempio, poi ogni azienda si può ingegnare di volta in volta a fare di meglio.
Cartoncino poliaccoppiato: a cosa serve
Il grande vantaggio di questo tipo di materiale è che lo si può adattare alle esigenze del contenuto andando ad agire sia sul processo di laminazione sia sulla scelta dei materiali con cui realizzare i vari strati. Si può quindi personalizzare l’imballaggio rispetto alle caratteristiche di un alimento che possono ad esempio riguardare la sua conservazione, la sua sicurezza, l’aroma…
Il cartoncino poliaccoppiato è anche essenziale per assicurare che un certo alimento possa arrivare a destinazione senza subire danneggiamenti e integro, senza venire a contatto con agenti esterni che potrebbero alternarne le proprietà organolettiche, contaminarlo oppure accelerarne il processo degradativo
Cartoncino poliaccoppiato: tipologie
Ora che sappiamo in cosa consiste questo materiale, possiamo fare un passo avanti e imparare a riconoscere per lo meno le 3 macro categorie di imballaggi che possiamo trovare in circolazione da esso composte.
Partiamo dal packaging in cartoncino alluminato in cui troviamo strati di polietilene associati a uno strato in alluminio che protegge dalla luce e dall’ossigeno. Questo tipo di imballaggio è molto utilizzato per succhi di frutta, olio, vino o uova liquide e si dimostra anche robusto e duraturo se messo sugli scaffali
Poi c’è il cartoncino PE (in Polietilene) formato da una serie di layer in polietilene che proteggono gli alimenti sia dall’umidità che dagli attacchi di eventuali batteri. Questo è certamente l’esempio più comune di cartoncino poliaccoppiato, soprattutto quando si tratta di conservare prodotti da scaffale che durano una settimana. E’, per intenderci, il contenitore del latte fresco. Ogni produttore ha una sua “formula” per produrlo in cui variano le tecniche di estrusione e laminazione ma in generale vale che quando l’imballaggio ha una grammatura maggiore diventa più efficace nella protezione ma anche più inquinante. E’ importante trovare il giusto compromesso.
Passiamo alla terze categoria di cartoncino poliaccoppiato, quella detto EVOH in cui gli strati di polietilene racchiudono tra loro anche un layer composto da polimeri che abbattono lo scambio gassoso con l’esterno. E’ solitamente più complessa da produrre ed è quindi riservata per occasioni speciali come ad esempio l’uovo liquido, perché è quella più conservativa, l’aspettativa di vita si alza fino a 3 mesi.
Oltre a queste tre tipologie possiamo trovare sul mercato delle varianti come ad esempio i cartoncini poliaccoppiati con sesto pannello, skiving, super-botton per evitare contaminazioni, oppure quelli che hanno subito una sigillatura che ci assicura la conservazione delle caratteristiche organolettiche e nutrizionali e garantiscono la conservazione dell’alimento.
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