Cartoncino collato per interfalde: di cosa si tratta e a cosa serve
Il cartoncino collato per interfalde può apparire un materiale di nicchia che molti non sanno cos’è e nemmeno mai lo sapranno, ma per chi ci è trovato nella situazione di dover gestire le pareti di un magazzino o di uno spazio simile con un alto tasso di umidità continuo, questo diventa salvifico.
Andiamo a scoprire meglio di cosa si tratta e quali sono i vantaggi in modo da essere pronti, al momento del bisogno, ad utilizzarlo senza troppe indecisioni.
Cartoncino collato: che cosa è
Il cartoncino collato è un cartoncino speciale. Rispetto a quello tradizionale, per prepararlo viene utilizzata una miscela che ha al proprio interno un composto di colla cationica a base acquosa. Questa sostanza va ad aggregarci al normale impasto del cartoncino in modo da creare una “magica” rete polimerica. Lo scopo di questa rete è quello di evitare che l’acqua venga assorbita dal cartoncino stesso, provocando conseguenze anche disastrose.
Per ottenere questa particolare tipologia di cartoncino, si parte sempre da una base normale di cartoncino riciclato, creato passando in tamburi pressanti i vari strati di impasto. Poi si passa all’”impermeabilizzazione” del materiale che abbiamo ottenuto, solo dopo che esso è fuoriuscito dai tamburi.
Quando il composto formato dalla carta e dagli additivi viene estratto dal pulper per poi essere inserita in un miscelatore, ha ancora una forma liquida o semiliquida ed è proprio in questa fase che si va ad aggiungere la colla, in modo massiccio.
Dopo questo passaggio, l’impasto che ne risulta viene passato sotto i tamburi che creano gli strati di cartoncino riciclato collato. In verità non tutti gli strati sono collati, il cartone viene così chiamato ma ad avere la caratteristica impermeabilizzazione sono solo gli strati “esterni”, quelli che tocchiamo, quelli che sono a contatto con la merce e con le eventuali pareti del magazzino o dello spazio in cui essa viene conservata.
Cartoncino collato: a cosa serve e vantaggi
Ora che abbiamo compreso in che modo si può fabbricare il cartoncino collato, vediamo qual è la situazione in cui ci può essere utile. Come abbiamo accennato, è necessario soprattutto quando il tasso di umidità rischia di essere più alto del normale e ci troviamo ad affrontare il problema della condensa. Se è abbondante, questo fenomeno che siamo abituati a notare invece in forma lieve, può arrivare anche a bagnare le interfalde del cartoncino.
Ci sono diversi fattori che possono influire sulla gravità della situazione su cui siamo chiamati ad intervenire. C’è quello stagionale, da cui dipendono la temperatura, l’umidità e la frequenza con cui si può verificare l’alto tasso di umidità, soprattutto. E poi è molto importante tenere conto anche della merce che è contenuta nei nostri cartoni, si può trattare di alimentari, oppure no, e se sì di prodotti che sono destinati ad essere surgelati oppure a finire nel frigo.
Finché la condensa è qualcosa che ci fa trovare alcune goccioline depositate sul nostro cartone, si può lasciar correre, ma se il livello di umidità diventa più alto e arriva a bagnare anche gli strati interni del cartone, è necessario intervenire perché da un lato il nostro involucro diventa inutilizzabile, dall’altro anche i prodotti al suo interno possono subire dei danni. Con dei pacchi di cartone interamente sfaldati, ridotti in poco più che poltiglia, ci si trova a dover riorganizzare tutto l’allestimento affrontando un grande spreco di tempo e anche di materiale.
I vantaggi del cartoncino collato sono quindi presto detti, ci permette di risparmiare materiale e tempo di lavoro, rendendo l’allestimento più organizzato ed efficiente. Con la sua protezione dalle condense abbiamo anche meno pericolo di riscontrare dei danni ai prodotti che erano custoditi nel nostro magazzino che ora possiamo essere certi che arriveranno integri alla distribuzione.
La prova del COBB 60 per misurare la resistenza del cartoncino collato all’umidità
La magia delle cartiere resta nel nostro immaginario ma oggi se dobbiamo pensare alla produzione di carta e di cartoncino che ci permette di avere questi prodotti in distribuzione, con le caratteristiche e le quantità desiderate, dobbiamo tenere a mente che ci sono delle profonde basi scientifiche alla base della loro fabbricazione. Servono competenze di fisica, elettronica e ingegneria meccanica, almeno, per ottenere dei prodotti che abbiamo le performance avanzate che noi esigiamo, proprio come nel caso del cartoncino collato.
Per questo materiale, ad esempio, è essenziale avere a disposizione dei parametri che ci permettano di capire se il prodotto finale è davvero efficace e adatto all’utilizzo. Si parla quindi di fattore di assorbimento. E’ ciò che dobbiamo valutare per essere certi che questo speciale cartone funzioni. Per misurarlo viene fatta una verifica sperimentale chiamata “Prova del COBB 60“, uno standard di settore a livello internazionale.
Come si procede? E’ un processo rapido per cui serve un piccolo campione di cartoncino, un decimetro quadrato basta e avanza. Lo si pesa e poi lo si mette a contatto con un decilitro di acqua per sessanta secondi per poi pesarlo di nuovo per capire quanto è aumentato. Valutando la differenza di peso si può stimare il fattore di assorbimento.
In media se prendiamo un cartoncino tradizionale e lo sottoponiamo a tale prova, vedremo che il suo peso tenderà a raddoppiare, mentre quello collato mostrerà un aumento di peso minore di parecchi percentuali, non diventerà nemmeno una volta e mezzo. In generale vale la regola che andando ad aumentare la quantità di colla cationica inserita nell’impasto, l’impermeabilità del cartoncino ottenuto aumenta e il fattore di assorbimento si abbassa. Tecnicamente si può anche arrivare a zero ma ad oggi non è necessario perché il trattamento sulle due interfacce risulta sufficiente per difendersi dall’umidità.
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Pubblicato da Marta Abbà il 12 Giugno 2020