Cardioaspirina: quando prenderla e a cosa serve
La Cardioaspirina è un farmaco appartenente alla classe dei FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) che viene diffusamente utilizzato nell’ambito della prevenzione cardiovascolare. Il medicinale può essere considerato analogo alla comune Aspirina, da cui si differenzia principalmente per il dosaggio di Acido Acetilsalicilico.
Cardioaspirina: a cosa serve
Il suffisso “cardio” presente nel nome del farmaco evidenzia come questa formulazione sia specificatamente studiata per ridurre il rischio cardiovascolare.
Grazie all’azione anticoagulante e antiaggregante dell’Acido Acetilsalicilico, la Cardioaspirina svolge un ruolo importante per evitare l’insorgenza di coaguli di sangue o di trombi. L’effetto benefico può essere sfruttato in presenza di malattie pregresse quali l’angina pectoris, l’ictus cerebrale e l’infarto del miocardio.
La Cardioaspirina può essere inoltre usata per il ripristino del normale afflusso sanguigno al cuore, a seguito di interventi di by-pass aorto-coronarici o di angioplastiche coronariche.
È fondamentale sapere che la Cardioaspirina non deve essere assunta in nessun caso con leggerezza ma sempre ed esclusivamente sotto preciso controllo medico. Per di più, è importante non superare il dosaggio prescritto senza aver prima sentito il parere del proprio medico curante.
Cardioaspirina: quando prenderla
Le posizioni di cardiologici e neurologici sull’assunzione della Cardioaspirina non sono sempre concordi. In linea generale, gli esperti ritengono che qualsiasi persona che presenti due fattori di rischio cardiovascolare, come ad esempio ipertensione, diabete mellito, obesità, sedentarietà, fumo e uso di ormoni, dovrebbe assumere Acido Acetilsalicilico in dosi di 80 mg o 100 mg al giorno.
La prevenzione primaria con Cardioaspirina, ovvero l’utilizzo del farmaco come modalità preventiva contro un primo episodio cardiovascolare, non è adatta a qualsiasi soggetto. Può risultare efficace in adulti che presentano determinate caratteristiche, ovvero un’età compresa tra i 50 e i 69 anni, con benefici massimi tra i 50 e i 59 anni, nonché la capacità di assumere Aspirina a basse dosi per almeno dieci anni. A oggi, non esistono invece dati scientifici sufficienti per giustificare l’utilizzo della Cardioaspirina come prevenzione primaria in persone con meno di cinquanta o più di settanta anni.
La Cardioaspirina viene in taluni casi prescritta anche a pazienti in stato di gravidanza per evitare rischi di trombosi che potrebbero provocare gravi complicazioni, tra cui l’aborto. Come per qualsiasi altro medicinale, anche l’uso della Cardioaspirina va attentamente valutato dal medico prima della somministrazione a una donna in dolce attesa. In linea generale, il farmaco andrebbe assunto prima della dodicesima settimana e al massimo entro la sedicesima. Il periodo può tuttavia variare a seconda delle condizioni di salute della paziente, prolungandosi anche fino alla ventiquattresima settimana.
Cardioaspirina: dosaggio
La dose di Cardioaspirina più comunemente prescritta è pari a circa 100 mg al giorno, nella posologia di un’unica compressa. Sono tuttavia disponibili altri dosaggi, come ad esempio 75 mg e 300 mg.
Cardioaspirina: quando smettere di utilizzarla
Sempre ed esclusivamente su indicazione medica, l’assunzione di Cardioaspirina può essere cessata nel caso in cui vengano meno le cause che ne hanno determinato la somministrazione come modalità preventiva. Un simile quadro può verificarsi ad esempio quando un paziente, a seguito di una dieta sana e di una regolare attività fisica, torna ad assumere un peso corporeo corretto o a evidenziare valori di colesterolo e trigliceridi nella norma.
In genere, l’assunzione della Cardioaspirina viene momentaneamente interrotta prima di un intervento chirurgico per evitare di esporre il paziente a una più probabile emorragia, durante o dopo l’operazione.
Va ricordato che l’uso regolare di Acido Acetilsalicilico può comportare vari effetti collaterali, come senso di nausea, conati di vomito, bruciore di stomaco, stipsi e ulcere. Tra le complicanze più gravi, si riscontra anche la manifestazione di emorragie interne. Per fronteggiare tale rischio, di recente l’American Heart Association (AHA) e l’American College of Cardiology (ACC) hanno sconsigliato l’utilizzo quotidiano di aspirina per prevenire un attacco cardiaco o un ictus ai soggetti con età superiore ai 70 anni e a tutti gli adulti di qualsiasi fascia d’età che si dimostrano a elevato rischio di emorragia.
Differenze tra Cardioaspirina e Aspirina
La differenza principale tra Cardioaspirina e Aspirina riguarda il dosaggio di Acido Acetilsalicilico. Solitamente, infatti, l’Aspirina ha un dosaggio di 500 mg di principio attivo contro gli abituali 100 mg della Cardioaspirina.
Mentre la Cardioaspirina viene impiegata essenzialmente nella prevenzione, l’Aspirina è un farmaco adatto per contrastare febbre, dolore e infiammazioni. L’Acido Acetilsalicilico presenta infatti anche proprietà antifebbrili, analgesiche e antinfiammatorie. Per via orale l’Aspirina viene principalmente usata per combattere nevralgie, mal di testa, mal di denti, dolori mestruali, dolori muscolari e dolori reumatici, nonché la sintomatologia caratteristica degli stati febbrili e influenzali.
Per via parenterale, l’Aspirina può essere invece usata nel trattamento sintomatico di: patologie neoplastiche, dolore post-traumatico, dolore post-operatorio e infiammazioni dell’apparato muscolo-scheletrico.
Alternative naturali alla Cardioaspirina
È bene precisare che i pazienti sottoposti a trattamento con cardioaspirina o altri medicinali per la salute cardiovascolare non devono ricorrere ad alternative naturali di propria iniziativa. Per evitare di incorrere in problematiche anche potenzialmente fatali, è essenziale sentire sempre il parere del proprio medico curante.
In natura esistono comunque diversi rimedi in grado di svolgere un’attività antiaggregante analoga a quella messa in atto dalla Cardioaspirina. Il Ginkgo biloba evidenzia proprietà protettive nei confronti di cuore, vasi sanguigni e sistema nervoso, grazie alla presenza di flavonoidi e di terpeni. Nello specifico, il Ginkgo è in grado di dilatare i capillari, favorendo un conseguente aumento del flusso sanguigno. Tra le sue attività, c’è anche quella di garantire una maggior fluidità del sangue. La pianta svolge inoltre un’azione antiossidante, determinando una riduzione dei radicali liberi con effetto neuroprotettivo.
Accanto al Ginkgo biloba, anche gli estratti di aglio sembrano assicurare effetti antiaggreganti.
L’adozione di uno stile di vita più salutare può risultare altrettanto determinante per contrastare patologie di tipo cardiovascolare, svolgendo un’importante azione preventiva. Tra le buone abitudini da adottare nella propria quotidianità, risulta cruciale:
- Seguire una dieta sana;
- Abolire il fumo;
- Svolgere regolare attività fisica;
- Cercare di contenere lo stress, nei limiti del possibile;
- Mantenere un peso corporeo corretto;
- Tenere sotto controllo condizioni mediche che accrescono sensibilmente il rischio di attacco cardiaco o di ictus, come ipertensione arteriosa, diabete, ipercolesterolemia, sovrappeso e obesità;
- Monitorare costantemente i livelli di colesterolo, la pressione arteriosa e l’andamento della glicemia.
Pubblicato da Evelyn Baleani il 8 Novembre 2019