Dei carciofi sono note proprietà e benefici curativi, oltre agli usi che di questa pianta si possono fare in cucina. Meno noto è il fatto che la parte del carciofo che siamo soliti mangiare, il cuore e la parte inferiore delle foglie, è anche la porzione meno attiva.
Non mangiamo le altre parti perché sono amarissime, ancora più amare del già amaro cuore di carciofo, ma proprio per questo particolarmente utili a provocare la secrezione della bile e l’eliminazione dell’urea dall’organismo.
I carciofi, infatti, fanno bene al fegato e ai reni e questa proprietà è nota al punto che anche nella definizione di carciofo che si trova sull’enciclopedia Treccani si fa riferimento all’azione diuretica e di biligenesi della cinarina, che è il principale principio attivo del carciofo.
Per sfruttarne fino in fondo proprietà e benefici, con le parti meno ‘appetitose’ del carciofo si possono preparare infusi e decotti, succo fresco, una tintura oppure fare dei rilassanti pediluvi. Di questa pianta insomma è possibile usare tutto. Vediamo un po’ come.
Infuso di carciofo e decotto. Si possono usare le foglie esterne, più dure, che di solito non vengono consumate e, assieme oppure a parte, anche le radici. La quantità giusta corrisponde più o meno a mezza manciata di vegetale per ogni litro d’acqua. Essendo una preparazione amarissima, può essere consigliabile dolcificarla con del miele.
Tintura di carciofo. Si lasciano macerare per una o anche due settimane 400-500 grammi di carciofo (foglie e gambi) in un litro di alcol. Poi si filtra e si usa in piccola dosi come una tintura.
Succo di carciofo. Semplice da preparare con un frullatore-centrifugatore che trasforma in carciofo in polpa da cui poi si filtra il succo fresco. Si consuma di solito in dosi da cucchiaio, uno al giorno. Anche in questo caso, come per l’infuso, non guasta una piccola aggiunta di buon miele come dolcificante.
Sulle origini antiche del carciofo c’è ampia letteratura, e c’è anche una buona produzione di studi scientifici mirati alla salvaguardia di particolari ecotipi di carciofo. Di questo parla per esempio una interessante tesi di dottorato presentata alla facoltà di Agraria dell’Università degli Studi della Tuscia.
L’attenzione dei produttori e della comunità scientifica dipende dal fatto che, indipendentemente dalle origini di questa pianta, l’Italia è il maggior produttore e consumatore di carciofi. Le regioni più vocate sono quelle meridionali dove diverse varietà sono diventate Dop e Igp.
Troviamo per esempio: il carciofo spinoso di Sardegna Dop, il romanesco Igp (senza spine), il carciofo Igp del Tondo di Paestum in Campania, il brindisino Igp, il verde di Palermo e il carciofo violetto catanese. Le eccezioni nordiche, con produzione più limitata, sono il carciofo violetto di Toscana, il carciofo spinoso di Albenga, il precoce di Chioggia e il violetto di sant’Erasmo.
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