Car sharing peer-to-peer: perché no? Non solo prezzi convenienti, ma anche aria più pulita, meno traffico e più parcheggi. A spiegarlo è Jonathan Giardino, uno dei due fondatori di Dryfe, una start up con cui il car sharing peer-to-peer, già presente altrove, arriva finalmente anche in Italia.
1) Quando siete partiti con il servizio e come avete avuto l’idea? E’ stata importata da altri paesi?
L’idea del car sharing peer-to-peer è nata da una discussione tra me e Jacopo che siamo i due co fondatori di Dryfe. Un pomeriggio della scorsa estate facevo notare a Jacopo quanto fosse oneroso per me possedere un’auto e lui mi ha detto: “Potresti metterla in affitto quando non la usi!”. Si è accesa una lampadina in noi. Abbiamo cominciato a cercare su internet, abbiamo studiato a fondo servizi di car sharing peer-to-peer come Getaround (USA), Relay Rides (USA), Buzzcar (FRA) ed altri servizi analoghi e abbiamo delineato Dryfe. Ora siamo in attesa di concludere alcuni accordi commerciali.
2) Come funziona il servizio di car sharing peer-to-peer che avete pensato?
Chi ha un’auto inserisce i suoi dati personali, quelli della sua auto (foto, optional, disponibilità e posizione in cui si trova la macchina), sceglie il prezzo ed il gioco è fatto.
Chi non ha un’auto o non ne ha sempre una a disposizione se inserisce i tuoi dati personali e i dati di pagamento, riceve indicazioni sulle auto più vicine disponibili per il car sharing peer-to-peer: non gli resta che scegliere. Inviata e accettata la richiesta, le due parti si incontrano, si scambiano le chiavi e avviene il noleggio. A questo punto c’è anche la nostra assicurazione, pagata tramite piattaforma e che copre sia l’auto che chi la sta utilizzando. Al termine del noleggio l’affittuario riporta l’auto al proprietario che può controllare che sia a posto, a fine mese riceverà poi i soldi che ha guadagnato.
3) Che vantaggi ci sono nell’utilizzare per un privato il car sharing peer-to-peer?
Con il car sharing peer-to-peer chi possiede un’auto può guadagnare denaro, inoltre non dovendo sostenere i costi della flotta, siamo in grado di fornire tariffe low cost. Il parco auto che possiamo offrire è e sarà sempre più vario, con innumerevoli tipi e modelli, a differenza delle auto degli altri servizi che sono monomarca o monomodello e spesso “marchiate” con colori aziendali e loghi. Infine il car sharing peer-to-peer, al contrario dei car sharing classici, ha un bacino di utenza vastissimo che non si limita alle metropoli. I privati che affittano sono ovunque.
4) Che vantaggi per l’ambiente comporta un tale servizio?
Le auto inquinano attraverso la loro produzione, la loro distribuzione e la loro circolazione. Ogni auto in condivisione grazie al car sharing peer-to-peer permette di rendere superflue altre 10 macchine e questo significa meno auto prodotte, meno auto trasportate, meno auto in circolazione. Il risultato di questa operazione è: aria più pulita, meno traffico e più parcheggi.
5) Che feedback state ricevendo dai cittadini?
I feedback sono molto buoni: nonostante molti espongano le loro criticità in merito al car sharing peer-to-peer, con un po’ di diffidenze, si dicono comunque molto interessati. Il nostro obiettivo è risolvere quelle criticità.
6) Tra i veicoli condivisi vi sono anche veicoli elettrici , ibridi o green?
Sicuramente ma non solo, perché non tutti possiedono un veicolo elettrico, ibrido o green. Le auto sono dei privati perciò ogni giorno potranno esserci nuovi modelli. Certamente nello sviluppare il car sharing peer-to-peer incentiveremo chi possiede questo tipo di auto per rendere ancora più sostenibili le nostre città.
7) Cosa avete in mente per implementare maggiormente il servizio e la sua diffusione?
E’ necessario informare di più sulla pratica del car sharing peer-to-peer e rassicurare gli utenti fornendo nella pratica con un servizio clienti di alto livello. A questo vogliamo aggiungere promozioni esclusive e campagne pubblicitarie che abbiano anche uno scopo educativo e mostrino i vantaggi economici e anche ambientali del car sharing peer-to-peer.