Capibara: prezzo e foto
Il Capibara è un roditore di grosse dimensioni, piuttosto innocuo e che ama l’acqua, elemento dove si trova a suo agio e dove diventa particolarmente agile e veloce. Un altro roditore meno gradevole di aspetto e di modi di fare è la nutria
Capibara: animale
Può essere chiamato anche Carpincho, il suo nome scientifico è “Hydrochoerus hydrochaeris”, in spagnolo capivara o chigüire, anche se il suo nome originale deriva dal guaranì kapiÿva. E’ ritenuto dagli studiosi il roditore di maggiori dimensioni attualmente esistente, di certo più grande del Cincillà.
Tra le sue qualità più caratterizzanti, c’è anche la bravura nel nuoto. E’ un eccellente nuotatore e in acqua passa più tempo che può, si accoppia in acqua, si nasconde dai predatori in acqua, cerca cibo in acqua anche stando immerso per molto tempo selezionando le erbe acquatiche che più lo ingolosiscano.
Un tempo il Capibara era un animale dalle abitudini diurne ma da quando gli ambienti in cui vive sono stati invasi dall’uomo, i suoi orari preferiti sono diventati quelli non proprio notturni ma crepuscolari, in modo da restare tranquillo nonostante la convivenza con la specie umana.
Capibara: prezzo
Il prezzo del Capibara è difficile da stimare, soprattutto perché non è decisamente un animale semplice da acquistare e nemmeno molto comodo. Certo è che le popolazioni intorno al fiume Paraná, nel Brasile meridionale, in Uruguay e nell’Argentina settentrionale, lo cacciano per tenerlo come animale erbivoro da compagnia oppure utilizzando la sua carne per alimentarsi.
Ha, dicono, un sapore simile alla carne del maiale. Una volta ucciso si usa anche il suo pelo nel settore pelletteria. Per questi motivi, il Capibara viene anche allevato, ad hoc, ad esempio in Venezuela la produzione annuale delle sue carni si aggira intorno alle 400 tonnellate.
Capibara: caratteristiche
Massiccio di fisico e tozzo di lineamenti, il Capibara è un animale pesante e con una testa di grandi dimensioni, tutto fuorché affusolata. Il muso è infatti tronco e squadrato, nemmeno particolarmente gradevole a confronto con altri roditori che suscitano più simpatia.
Il labbro inferiore risulta come inciso, le orecchie sporgono piccole a lato e gli occhi sporgono, in posizione quasi dorsale. Arti anteriori e posteriori sono ugualmente corti, le dita sono palmate parzialmente e dotate di unghie molto robuste e funzionali. Immersa nel mantello marrone, c’è la coda che è così corta da quasi restare nascosta.
Il Capibara trascorre la maggior parte del tempo in riva o nel fiume, dal 15esimo mese può riprodursi e di solito le sue femmine partoriscono 4 – 8 piccoli alla volta. Tra le minacce di cui questo roditore deve tenere conto c’è la predazione da parte di giaguari, ma anche di altri animali che vivono nel suo stesso ambiente come alligatori, caimani e anaconde. I piccoli di Capibara sono preda anche di altri animali che approfittano della loro ingenua giovinezza e delle loro misure ridotte per attaccarli.
Capibara gigante
Massiccio e tozzo, ma anche grande, questo roditore che supera il metro di lunghezza arrivando anche ai 135 cm, con un peso compreso tra 35 e 70 Kg. Quando nascono i piccoli, pesano solo 700 grammi ma crescono veloci in massa.
Seguono la madre sulle proprie gambe ma diventano del tutto indipendenti dopo molti mesi. Per crescere seguono una dieta a base di piante acquatiche, arricchita da mais, cortecce, tuberi, canna da zucchero e altri vegetali, il pesce lo mangiano solo occasionalmente.
Capibara: foto
Capibara in Italia
Nel nostro Paese è proibito tenere dei capibara dal 1996 perché questa specie è inserita nell’elenco di quelle selvatiche e pericolose. Si tratta di un Decreto Ministeriale, del DM 19/04/96 in allegato A, per la salvaguardia degli animali selvatici.
Per incontrare quindi questo animale è necessario andare a scovarlo in riva ai fiumi e ai laghi, nelle paludi e in tutti i luoghi umidi nelle zone tropicali e temperate del Sud America, a est delle Ande.
Capibara: curiosità
Nella storia questo animale non è stato trattato molto bene. Si legge che nel XVIII secolo si poteva mangiare la sua carne come fosse pesce, quindi serenamente anche durante la Quaresima. La aveva decretato la Chiesa cattolica al tempo, con una precisa motivazione: c’erano da sfamare i nativi americani ed era necessario trovare un trucco, un “trucco” chiamato capibara.
Dico “trucco” perché il sapore e l’apparenza della carne di questo roditore non ricordano neanche da lontano quelli del pesce, anzi, lo si direbbe parente del maiale anche se all’effettiva non lo è. Anche se non è oggi molto ricercato per via della carne, l’animale non ha pace per via della pelle e delle setole che vi si possono ricavare e per cui è attualmente catturato sia nel Brasile meridionale, che in Uruguay che in Argentina settentrionale.
Nulla serve il fatto che abbia denti che non smettono mai di crescere, i due lunghi e robusti incisivi, questo non spaventa i cacciatori che sanno bene che li usa per rosicchiare piante acquatiche, cortecce, tuberi e canna da zucchero.
Incomprensibile come facciano a prendersela, ed uccidere, un roditore così mansueto e innocuo: il suo carattere è sotto gli occhi di tutti uno dei più apprezzabili, tanto che viene usato anche come animale da compagnia anche se in alcuni paesi, come in Italia, non è più possibile, dal 1996.
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Pubblicato da Marta Abbà il 20 Maggio 2018