Cambiamenti climatici: aumentano la diffusione dei superbatteri
Non solo eventi estremi come uragani, alluvioni e ondate di calore. I cambiamenti climatici svolgerebbero un ruolo determinante anche nello sviluppo e nella diffusione dei superbatteri resistenti agli antibiotici.
La conferma arriva da uno studio presentato nel corso del ventinovesimo Congresso Europeo di Microbiologia Clinica e Malattie Infettive, tenutosi ad Amsterdam.
Cosa sono i superbatteri
I superbatteri sono microrganismi particolarmente forti, difficili da contrastare con gli antibiotici perché, con il passare degli anni, si sono evoluti fino a diventare resistenti all’azione che questi farmaci dovrebbe produrre su di loro.
In Europa i superbatteri hanno provocato 33.110 decessi in un anno, soprattutto tra anziani e bimbi nei primi mesi di vita. Un terzo delle vittime – oltre 10mila – sono state proprio in Italia.
Dati allarmanti che rendono il tema dell’antibiotico-resistenza un’emergenza globale, tanto da essere in cima alle agende delle istituzioni di tutto il mondo, dall’Efsa (European Food Safety Authority) fino all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si ipotizza che nel 2050 l’antibiotico-resistenza porterà le infezioni batteriche al primo posto fra i killer del pianeta.
La minaccia dei superbatteri: il rapporto con i cambiamenti climatici
Un precedente studio pubblicato su Nature Climate Change nel 2018 aveva già evidenziato un legame tra l’aumento delle temperature locali negli Stati Uniti e la crescita della resistenza agli antibiotici da parte dei batteri.
Nella nuova ricerca, realizzata dall’Università Medical Center di Göttingen, gli esperti hanno voluto scoprire se vi fossero tendenze analoghe in Europa. Hanno perciò analizzato i dati di 30 Paesi appartenenti alla Rete Europea di Sorveglianza della Resistenza Antimicrobica.
Lo studio ha in particolar modo riscontrato una correlazione significativa tra la variazione della temperatura media della stagione calda e la diffusione di batteri come la Klebsiella pneumoniae, l’Escherichia coli multiresistente, lo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina e la Pseudomonas aeruginosa resistente ai carbapenemi.
Antibiotico-resistenza: le altre cause
Molti lavori scientifici hanno collegato la crescente farmaco-resistenza all’abuso di antibiotici nell’uomo e nell’agricoltura avvenuto negli ultimi decenni. Tuttavia, sul finire del 2017 le Nazioni Unite hanno acceso i riflettori su un’altra possibile causa dell’antibiotico-resistenza: l’inquinamento, più precisamente la contaminazione che riguarda acque e suolo.
La correlazione è stata analizzata all’interno del report Frontiers, documento dell’UNEP (United Nations Environment Programme) focalizzato sul risvolto ambientale nei processi che conducono alla creazione dei superbatteri. Come spiegato nel rapporto, una volta assunti la maggior parte degli antibiotici – circa l’80% – vengono espulsi dal corpo non ancora metabolizzati insieme ai batteri sopravvissuti e quindi resistenti ai farmaci.
“Il rilascio nell’ambiente di livelli sub-letali di vari composti antimicrobici attraverso le acque reflue di famiglie e ospedali e nel dilavamento agricolo, combinato con il contatto diretto tra comunità batteriche naturali e batteri presenti negli scarichi, sta determinando l’evoluzione microbica e l’emergere di più ceppi resistenti”, si legge nel documento.
Non si possono dormire sonni tranquilli, insomma, sul fronte dei superbatteri. E la nuova evidenza sul legame tra questi microrganismi e i cambiamenti climatici aggrava ulteriormente un quadro già difficile da fronteggiare.
Pubblicato da Evelyn Baleani il 18 Aprile 2019