Calabrone: varietà, nido, trappole ed insetticida
Con il termine calabrone, erroneamente, siamo portati a chiamare molte specie di insetti che hanno caratteristiche diverse, vivono in zone l’una molto distante dall’altra e mostrano abitudini differenti. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su questo gruppo di animali, non troppo simpatici alla maggior parte delle persone, visto che pungono. Vedremo però che hanno anche un elemento poetico e filosofico nel loro essere, perché volano anche se “non potrebbero farlo”. Una magia della natura che non può che lasciarci a bocca aperta.
Il calabrone vero e proprio, nome scientifico “Vespa crabro”, è il più grosso Vespide europeo e può essere chiamato anche aponale o cravunaro rosso. Si ciba di carne, prevalentemente, e va a caccia di altri insetti come api e vespe. Completa la sua dieta con la frutta di cui va ghiotto soprattutto se è dolce, infatti sorvola spesso i frutteti e i campi.
Non ha decisamente un aspetto gradevole questo insetto che da adulto è glabro, bruno rossiccio con macchie e strisce gialle. Le dimensioni dipendono dalla sua età ma anche dal suo status, la regina può addirittura misurare anche 50 mm mentre i maschi e le operaie misurano da 20 a 25 mm. E’ un insetto diurno ma se ci sono delle luci artificiali forti, come nelle nostre città, prosegue anche di notte. Non si mostra particolarmente interessato all’uomo, non, a differenza della vespa comune, anzi può trovarsi a scappare per paura di essere ucciso, a meno che non ci sia della frutta che lo attira fortemente.
Il pungiglione che ci fa tanta paura, o ribrezzo, lo hanno le femmine. Effettivamente le punture di calabrone fanno male e possono scatenare un attacco di gruppo perché liberano feromoni che informano dell’attacco in corso gli eventuali altri calabroni in zona. Solo per chi è allergico, però, le reazioni sono gravi e il pericolo è mortale.
Calabrone Nero
Il calabrone nero, uno dei tanti “finti” calabroni, è l’ape legnaiola, nome scientifico Xylocopa violacea. Il Violacea ci anticipa già alcune sue caratteristiche fisiche: ha una livrea nero-viola cangiante, le ali di colore viola cangiante e delle antenne che nei maschi sono di colore arancione. Appartiene alla famiglia Apidae, vive nell’Europa centro-meridionale e viene chiamato anche bombo nero.
Non è aggressiva ma ha un robusto pungiglione, la sua puntura non è molto tossica, fa male per la penetrazione del pungiglione nella pelle ma non per il veleno che ha scarsa citotossicità. E’ lunga 2 o cm e vola in modo rapido e rumoroso., si nutre di nettare e polline raccolto prevalentemente su fiori delle e inizia la sua stagione appena l’inverno termina. La femmina depone le uova in gallerie scavate nel legno tenero e ogni tanto anche gli esemplari che stanno morendo si rintanano lì.
Calabrone Asiatico
Quello che chiamiamo calabrone asiatico è la Vespa velutina, un altro suo nome è calabrone dalle zampe gialle. Viene dal sud-est asiatico e vive tuttora in quella zona, tra India, Indocina, Cina e Giava. E’ raro ma possiamo trovarlo anche in alcuni paesi europei. La regina arriva anche a 50 mm di lunghezza ma in media gli esemplari sono attorno 30 mm, hanno un corpo scuro con una linea gialla che attraversa l’addome caratterizzato da un triangolino nero. E’ facile confondere questo calabrone con quello europeo, è solo un po’ più piccolo, regina a parte, e non ha nessun tratto rosso.
Calabrone Gigante
Il calabrone gigante è anch’esso asiatico ma prende il nome di Vespa mandarinia. E’ detto anche calabrone giapponese e calabrone killer ed è in assoluto il calabrone più grande del mondo. Le regine possono raggiungere una lunghezza d i 55 mm ma in media il suo corpo è lungo circa 50 mm, con un’apertura alare di circa 76 mm. Vive tra Corea, Cina, Taiwan, Indocina, Nepal, India, Sri Lanka, ma è più comune nelle aree montane del Giappone.
Anche il suo aspetto è piuttosto aggressivo, ha la testa arancione e gli occhi composti e gli ocelli sono color marrone scuro con antenne sono marrone-arancione, la mandibola è grande, arancione, con un dente nero piuttosto minaccioso. Il torace ha un colore che tende all’oro, le zampe anteriori sono color arancione con tarsi marrone scuro; quelle centrali e quelle posteriori sono color castano scuro. Le ali dell’insetto sono di color grigio-marrone scuro. Il nome di calabrone Killer, fra tutti, ci fa comprendere che stiamo parlando del calabrone più pericoloso che gira al mondo.
Nido di calabroni
Torniamo ai nostri calabroni e diamo un’occhiata a dove abitano. Esistono diversi tipi di nidi, si differenziano per forma ma anche per ubicazione, hanno però tutti un aspetto cartaceo e sono fatti degli stessi materiali. Vi troviamo ad esempio minerali come titanio (Ti), ferro (Fe) e zirconio (Zr), già presenti nel suolo. Sono state trovate tracce anche di ossigeno, carbonio e azoto, e poi di silicio (Si), calcio (Ca), ferro (Fe) e potassio (K), ma non alluminio (Al), magnesio (Mg) o sodio (Na). Questo significa che i calabroni quando costruiscono, usano i materiali che si trovano attorno, 23% di materiali vegetali e la restante parte saliva di calabrone. Per costruire il proprio nido le vespe operai creano una mistura di polpa di carta con parti di alberi o materiale vegetale e la modellano. Si creano struttura non uniforme ma attaccate saldamente così da costituire uno strato unico e repellente all’acqua. I nidi possono avere dimensioni molto diverse, per farci un’idea il più grande al mondo pesava 80 grammi. Di solito le celle interne sono di norma comprese tra i 4 e i 5 mm di lunghezza e gli 8-9 mm di diametro.
Il nido sospeso, detto apogeo, ha una forma ovale o sferica, può essere grande come un pallone da calcio e all’interno a più piani orizzontali di cellette contenenti la covata. E’ spesso situato sulle biforcazioni di rami d’alberi o di cespugli, oppure nelle zone abitate vicino a gronde, camini e tettoie.
Il nido ipogeo è invece costruito nelle fenditure nel terreno asciutto, vicino alle piante da frutto, e ha ingresso laterale. Ci sono nidi anche all’interno di cavità lignee o murarie o sottotetti o rimesse abbandonate, in questo caso si estendono nello spazio disponibile e hanno ingresso laterale.
Volo del calabrone
Il volo del calabrone è oggetto di una leggenda – malinteso che, sebbene svelato, continua a tramandarsi nel tempo. Si dice infatti che il calabrone, per quanto lo si possa osservare in volo, non possa volare. Il malinteso è linguistico. L’inglese “bumblebee” è il Bombus terrestris, il bombo, che ha un rapporto superficie alare-massa corporea che ha fatto nascere il mito sul suo volo. In italiano il calabrone è invece un altro animale sul quale non c’è mai stato alcun dubbio sul fatto che possa volare.
Negli anni 30 del 1900 all’ Università di Gottingen uno scienziato svizzero studiando la dinamica dei gas facendo dei calcoli arrivò ad affermare che il calabrone, per leggi fisiche, non poteva volare. In verità il calabrone vola e lo fa senza violare alcuna legge fisica. Recentemente si è scoperto che ha un battito d’ali pari a 230 battiti al secondo, molto più veloce di altri insetti di dimensioni minori, addirittura 5 volte superiore a quello di un colibrì. E’ questo che gli permette di volare nonostante la mole, senza disubbidire a nessuna legge.
La leggenda del volo di calabrone resta comunque intrisa di significato. E’ una espressione che si può usare quando si vuol parlare di una persona così determinata a raggiungere i propri sogni che riesce a volare, appunto, anche se sulla carta non potrebbe farlo.
Esiste anche una canzone con questo titolo, è il terzo episodio dell’opera La favola dello zar Saltan di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov, quando il protagonista viene trasformato in un insetto. In teoria è accompagnato da un testo ma risulta facilmente estraibile dal contesto e viene usato anche singolarmente.
Puntura di calabrone e pungiglione
Anche se non è un nemico dell’uomo, perché interessato ad altre prede, il calabrone può costituire un pericolo, soprattutto la femmina che è quella che ha il pungiglione. Quando punge, questo insetto inietta solo una dose minima di veleno che non ci crea troppi problemi, se non siamo allergici. Solo in caso di più punture, possono insorgere complicazioni. Possono esserci problemi alle vie respiratorie, ad esempio.
Trappola per calabroni ed insetticida
Se vogliamo catturare i calabroni possiamo utilizzare prodotti chimici a base di ferormoni oppure trappole e dobbiamo muoverci in primavera, quando le regine che hanno superato l’inverno si accingono a fondare nuove famiglie.
Per costruire una trappola in casa ci serve una bottiglia di plastica vuota riciclata, da un litro e mezzo, divisa in due parti. Il pezzo inferiore a forma di cilindro, fa da contenitore della sostanza attraente, quello superiore da imbuto. La parte superiore si capovolge e s’inserisce nel cilindro fino a far combaciare i due tagli della bottiglia e si fissa sul cilindro, sulla circonferenza si fanno due buchi per inserire un filo di ferro che farà da manico.
Manca l’esca che può essere la birra, sembra che questi insetti vadano proprio pazzi per questa bevanda, per via del suo odore dolciastro che le attira mortalmente. In alternativa possiamo usare una miscela con acqua, zucchero e aceto in proporzioni. Per installare la trappola dobbiamo appenderla al lato sud-est degli alberi a un’altezza di circa 2 metri da terra. La cattura non avviene solo ed esclusivamente per invischiamento dell’insetto nocivo nell’esca, o per avvelenamento, ma anche per intrappolamento. Al contrario dei rimedi chimici, questo è a basso impatto ambientale, è quindi consigliabile provarlo come prima opzione.
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Pubblicato da Marta Abbà il 30 Settembre 2019