Il bruco defogliatore del bosso, che ho scoperto chiamarsi cydalima perspectalis (ma l’infido insetto ha un sacco di sinonimi di origine latina) è una piccola calamità che ho visto con i miei occhi. Se avete una siepe di questo tipo, e ne andate giustamente fieri, ispezionatela con cura e intervenite fin che siete in tempo, dopo aver letto questa storia.
Personalmente mi prendo cura da anni di una siepe di bosso di circa trenta metri che sta lì da decenni, bella, forte, rigogliosa, di quel verde scuro brillante che d’estate ti fa fresco a guardarla. La siepe non è mia, sta in una casa di vacanza, ma è come se l’avessi adottata (forse perché non ho un giardino mio) e mi sento un artista quando la curo, la taglio, la livello, la pettino e la modello al modo dei giardini all’italiana, come solo con il buon bosso si può fare.
Poi l’ho vista seccare, anzi non l’ho nemmeno vista perché quando l’ho salutata un mese fa era bella come sempre e venti giorni dopo (è successo in agosto) mi hanno telefonato che era già marrone. Marrone le mia siepe di bosso? Sì, marrone e secca che pare tutta morta, mi hanno detto, se non fosse per qualche sprazzo verdastro qua e là e le radici che restano robuste. Il giardiniere, per quel che ne sa, ha detto che è stato il bruco.
La parola bruco mi ha fatto trasalire. Vuoi vedere che lo sapevo? Vuoi vedere che quei quattro bozzoli lanuginosi che avevo trovato tra i rami a inizio luglio l’ultima volta che ho pettinato il mio bosso erano davvero qualcosa di strano? Non li avevo mai visti prima, ma ingenuo che sono ho pensato a nidi di farfalle e mi sono trastullato all’idea: chissà che belle diventeranno dopo aver dormito nel mio bosso!
Stupido dilettante, quelle erano le larve del bruco defogliatore! Tenere crisalidi in attesa di trasformarsi in piccoli panzer dai denti aguzzi capaci anzi vogliose di bruciare in venti giorni una siepe di bosso quasi secolare lunga trenta metri. Avere sospettato senza fare nulla, avere intuito il pericolo e non essere andato almeno su internet a sfogliare qualche blog è un pensiero che non mi dà pace, una specie di tarlo anzi un maledetto bruco. Ma non è stata colpa mia.
E non sono nemmeno l’unica vittima di simile tragedia. Quando tardivamente, spero non del tutto, ho approfondito l’argomento ho scoperto che c’è chi è stato ancora più ingenuo di me: una giardinofila dilettante innaffiava la siepe di bosso e vedeva svolazzare via alettine variopinte: che belle – diceva – il mio bosso è culla di farfalle! Belle un c…., aspetta tra un mese e scoprirai a chi hai dondolato la culla!
Ora però veniamo a noi e al da farsi. Il cydalima perspectalis, bruco defogliatore del bosso, è un parassita lepidottero di origine asiatiche che dopo essersi diffuso in Cina, Corea e Giappone un giorno deve aver preso l’aereo e attraversato il mondo. In Germania l’anno scoperto nel 2007, ma guai se ce l’hanno detto, e in Italia è arrivato per la prima volta nel 2011 (ecco perché il mio bosso non si era mai ammalato prima) sul lago di Como.
Al tenero assassino deve piacere il clima dolce perché anche la mia storia è successa sul lago, quello Maggiore però, in provincia di Verbania. Oggi il cydalima perspectalis è diventato talmente infestante che l’hanno aggiunto nella lista d’allerta (Eppo Alert List) dell’EPPO (European and Mediterranean Plant Protecion Organization). I danni peggiori da noi il bruco defogliatore del bosso li ha fatti in Lombardia.
Come individuare e riconoscere il bruco defogliatore del bosso? Per questo, io che sono un ingenuo dilettante, ho letto le indicazioni diffuse dal Laboratorio Fitopatologico della Regione Lombardia presso la Fondazione Minoprio. Ho scoperto che le uova stanno al riparo nella parte sotto delle foglie (controllate per favore), all’inizio sono di un giallo pallido e quando si ingrossano diventano scure.
Le larve mature del bruco defogliatore del bosso raggiungono i 4 centimetri, stanno ben nascoste nella vegetazione (io le ho viste solo perché stavo tagliando con la lama tagliasiepi) e sono loro a nutrirsi delle foglie e dei germogli della vostra siepe (in estate) prima di diventare belle farfalle e andare altrove a deporre altre uova, diffondendo l’infestazione. Non sperate che l’arrivo del freddo invernale sia una cura: a parte che d’inverni davvero rigidi non se ne vedono più, il parassita resiste al calduccio nel suo bozzolo e torna vispo in primavera.
La lotta al bruco defogliatore del bosso, e di lotta dura si tratta, si fa con trattamenti insetticidi ripetuti negli stadi giovanili del parassita. I fitopatologi consigliano principi attivi abbattenti a base di deltametrina o cipermetrina o regolatori di crescita registrati per l’utilizzo su piante ornamentali. Un solo trattamento non basta e il controllo deve essere continuo.
A me il giardiniere ha consigliato di integrare il trattamento con concimi a base azotata per dare nutrimento in particolare alle foglie. Io sto provando a riportare in vigore la mia siepe di bosso, ma se voi ne avete una ancora intatta agite d’anticipo tenendo gli occhi aperti con controlli continui: non fatevi cogliere di sorpresa dal bruco defogliatore del bosso!
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Bacillus thuringiensis Aizawai
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