Amplificatore di brillanza

Brillanza

Brillanza, ha a che fare con la luce ed è un termine scientifico per definirne le caratteristiche. Può sembrare una parola inventata che ha una assonanza con la brillantezza, invece sta a descrivere un parametro che non è affatto frutto della fantasia ma misurabile e in alcuni settori, importante da determinare.



Brillanza: definizione

Prendiamo una superficie emettente luce, concentriamoci su un suo preciso punto ed andiamo a valutare il flusso energetico integrale emesso da questo particolare elemento della superficie, circostante al punto, misurandolo in una certa direzione. Di solito è legata all’unità di angolo solido e all’unità di superficie ‘apparente’, la proiezione ortogonale dell’elemento su di un piano normale alla direzione di emissione. Si tratta di una grandezza fisica e che in Fisica si utilizza.

Brillanza: amplificatore

Un amplificatore di questa grandezza fisica è un sistema in grado di trasformare un’immagine ottica in un’immagine elettronica, serve per aumentare la luminosità e la precisione di un’immagine radioscopica. Dispositivi del genere esistono dagli anni cinquanta in cui già era possibile amplificare un’immagine radioscopica registrata da una videocamera e trasmetterla sullo schermo di una TV.

Col tempo la qualità degli amplificatori è migliorata, in generale è progredita tutta la radioscopia, e oggi è possibile ridurre il dosaggio di raggi X in modo da usare questo strumento per guidare diverse azioni anche in campo medico. Dagli anni ottanta, troviamo anche immagini radioscopiche digitalizzate ottenute grazie ad amplificatori di nuova generazione e alle relative videocamere più moderne.

Brillanza: amplificatore

Brillanza: intensificatore

Un altro dispositivo legato alla brillanza è l’intensificatore, di solito caratterizzato da risoluzione spaziale ed efficienza di detenzione, valutata come rapporto di contrasto. Entrambi i parametri sono inversamente proporzionale allo spessore dei fosfori di entrata dell’intensificatore. Quando si utilizza l’intensificatore possono comparire due tipi diversi di artefatti, la distorsione periferica e lo sfuocamento di un punto.

Nel primo caso non viene degradata la risoluzione ma peggiora la fedeltà di riproduzione quindi è bene che in un sistema digitale questo fenomeno non si verifichi spesso. Lo sfuocamento del singolo punto dell’immagine può verificarsi durante il trasferimento tra il fosforo di entrata e quello di uscita e disturba la qualità del risultato.

Brillanza: intensificatore

Brillanza: unità di misura

Nel Sistema Internazionale l’unità di misura utilizzata per questa grandezza fisica “luminosa” è il W/(m2 • str). Per capire il motivo basta rileggere la definizione che abbiamo dato di questa grandezza fisica. Quando si effettua una seduta di Terapia della Luce ci si può chiedere con che parametri e tra essi trovare anche questo.

Brillanza: temperatura

Anche la temperatura è importante quando di va a caratterizzare la brillanza ad una certa frequenza. Si indica di solito la temperatura del corpo nero avente la stessa brillanza a quella frequenza e la si chiama temperatura di brillanza, è strettamente connessa con le proprietà fisiche dell’emittitore e si misura in gradi Kelvin, K.

Brillanza: temperatura

Si sente spesso parlare di temperatura di brillanza in radio-astronomia, si tratta di una grandezza unica per via della proprietà monotonica della legge di Planck. Nota per esperti: solamente se la sorgente è un corpo nero questa temperatura è uguale a tutte le frequenze.

Brillanza: parco

Per osservare meglio la brillanza del nostro cielo è necessario trovare un luogo in cui l’inquinamento luminoso non è troppo alto, cosa che purtroppo in Italia sembra una utopia. A guardare bene, però, qualche eccezione si trova e proprio mirando ad una di queste aree che quasi magicamente non sono “intossicate” dalle luci artificiali, si sta pensando di creare un parco delle stelle.

Siamo in Alto Adige e si tratterebbe del primo in Italia, mentre altri stati anche molto vicini e molto industrializzati, come Germania, Spagna, Ungheria, Olanda e Inghilterra, hanno già da anni i loro Dark Sky Park. E’ questo il termine ufficiale per definire le aree dove la qualità delle notti stellate e gli ambienti notturni sono protetti, non solo per gli studiosi ma per preservare in senso più ampio, il patrimonio scientifico, naturale, educativo e culturale che le stelle portano con loro.

In Val Pusteria, dove possiamo ancora apprezzare la “brillanza” del cielo notturno, l’Osservatorio del Ginnasio Cusanus di Brunico mira a richiedere all’IDA (International Dark-Sky Association) la possibilità di far diventare l’area un Dark Sky Park, cosa che andrebbe a limitare ulteriormente i danni da inquinamento luminoso che sempre minaccia i nostri cieli.

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Pubblicato da Marta Abbà il 7 Maggio 2018