Bosso pianta curativa? Ma non era una siepe una volta? Sì, certo, il bosso resta uno degli arbusti sempreverdi più belli che ci siano per farci una siepe, ma è anche una pianta medicinale e come tale la si usa fin dal medioevo come depurativo, sudorifero e febbrifugo. Stando bene attenti a rispettare i dosaggi consigliati perché il bosso contiene la buxina, che è un temibile veleno.
Del bosso in fitoterapia si usano tutte le parti: legno, corteccia e foglie. Ci si possono preparare infusi, decotti, una polvere da assumere mescolata con il miele e soprattutto bagni alle mani e pediluvi. Per la ragione anzidetta, le bevande a base di bosso possono essere malsopportate dallo stomaco e pertanto vanno assunte con cautela. E preferibilmente consigliati da una persona competente.
Per servirsi del bosso come pianta curativa bisogna raccogliere la corteccia e le foglie poco prima della fioritura, cioè in marzo-aprile a seconda delle regioni. Vanno scelte le piante che crescono lontane dalle fonti di inquinamento e se il raccolto non viene utilizzato subito è bene farlo essiccare all’ombra, mai al sole.
Per la preparazione dell’infuso di bosso si utilizzano la corteccia, le foglie e il legno. Ben sminuzzati, di questi ingredienti bastano 5 pizzichi in un litro d’acqua. Tre tazze di infuse al giorno è la dose consigliate, per non più di tre giorni consecutive.
Per il decotto si usano corteccia e foglie, e la preparazione è la stessa dell’infuso. La polvere invece si fa con le foglie secche e si assume a dosi minime mescolata a un cucchiaino di miele. Fin dal lontano passato e ancora oggi, il bosso è usato negli attacchi di malaria quando il chinino non funziona e in caso di febbri alte e ostinate. Con le precauzioni che abbiamo detto.
Pianta antichissima che può raggiunge i 6 metri di altezza e vivere anche sei o settecento anni, il bosso da qualche anno è minacciato da un flagello che si chiama Cydalima Perspectalis, alias Piralide del bosso, un lepidottero conosciuto anche come Bruco defogliatore del bosso. In Italia la Piralide è comparsa nel 2011 in Lombardia e ha bruciato parecchie siepi. Da allora è costantemente monitorata da parte delle autorità.