Biologico e OGM: parliamone
Il tema degli OGM contrapposti all’agricoltura biologica fa discutere, il che è positivo perché quando si presenta un problema (o un’opportunità) parlarne è meglio che far finta di niente. La cosa più difficile resta non cadere negli errori di valutazione dovuti alla mancanza di informazioni, o in preconcetti alimentati da imperituri luoghi comuni. È insomma un problema di informazione, che va affrontato prima di tutto cercando di capire.
Un’occasione per cercare di capire è stato il convegno La Scienza in Campo dello scorso novembre, dove esperti provenienti dall’università, dal mondo delle imprese e dell’informazione si sono interrogate su come sfamare il pianeta nei prossimi decenni con cibo buono e sano, ma che sia anche per tutti. Oggi siamo in 7 miliardi di persone sulla terra, nel 2050 arriveremo a 9 miliardi: il problema si pone. Scienza, innovazione e tecnologia (buone, sane e per tutti) sono l’unica risposta che abbiamo.
Provocatorio ma efficace l’intervento durante il convegno di Antonio Pascale, agronomo e scrittore, star dello show tv di Daria Bignardi Le Invasioni Barbariche: “Gli OGM non sono prodotti mostruosi. Produciamo piante geneticamente modificate da oltre 10.000 anni, e questo ci ha consentito nel corso della storia di sfamarci e mangiare più sano. La resa media del grano è migliorata (da una tonnellata/ha a 5-7 tonnellate/ha) dai tempi delle piramidi ad oggi, solo nel ‘900: con diserbanti, erbicidi, concimi, e con il miglioramento genetico. Se togliamo queste innovazioni e torniamo al cosiddetto biologico la produzione è molto inferiore”.
“Senza contare che il biologico non ci affranca dalla fatica, il biologico necessita della zappa – ha proseguito Pascale –. Non dimentichiamo che in tutte le culture (in Africa ancor oggi, ma anche in Italia fino a pochi decenni fa) erano soprattutto le donne a passare gran parte del loro tempo a zappare. È brutto dimenticare i miglioramenti fatti dei nostri nonni, significa non rispettare la fame che hanno patito e gli sforzi da loro compiuti. Di questo errore è portatrice soprattutto la cultura della sinistra, vittima di un sapere nostalgico, secondo cui tutto ciò che è presente è corrotto, tutto ciò che viene dal passato è buono. Ma nessuno applicherebbe questa equazione alla medicina, per esempio: tutti vogliamo farci curare nell’ambulatorio più tecnologicamente avanzato. Perché quando si parla di agricoltura invece non la pensiamo così?”
Che dire? Forse vale la pena approfondire. Questo articolo è solo una breve e inevitabilmente parziale introduzione a un argomento vasto e articolato, una sorta di invito alla lettura. La discussione è apertissima.
Pubblicato da Michele Ciceri il 30 Dicembre 2012