Dalle alghe è possibile ricavare un biodiesel per l’alimentazione di motori da cogenerazione e da autotrazione. Cogenerazione significa dispositivi per la produzione contestuale di energia elettrica e di calore (significherebbe in pratica usare le alghe per illuminare e riscaldare casa); autotrazione significa far funzionare automobili, camion e quant’altro.
Che la produzione di biodiesel dalle alghe è possibile lo dimostra il fatto che a Modena, nella sede dell’azienda Teregroup, è entrato in funzione il primo impianto pilota (Algamoil) progettato a questo scopo e testato in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari dell’Università di Modena.
I primi test al banco di prova hanno dimostrato che il biodisel dalle alghe funziona su motori di serie senza alcuna modifica e che la potenza e la coppia sono uguali al diesel commerciale, mentre il particolato di scarico è addirittura inferiore rispetto a quello di un motore normale.
Se la produzione di biodiesel dalle alghe è considerata interessante è anche perché negli ultimi anni in molti Paesi si è fatto acceso il dibattito scientifico attorno ai biocarburanti, e in particolare all’opportunità di sottrarre terreni alle colture destinate all’alimentazione.
Con la produzione di biodiesel dalle alghe combustibili non solo non vengono sottratte aree coltivabili, ma secondo gli ideatori del processo si potrebbero eliminare grandi quantità di CO₂ nell’atmosfera aggiungendo un ulteriore beneficio ambientale.
La tecnologia che sta alla base della produzione di biodiesel dalle alghe nasce dalla collaborazione tra Teregroup, società specializzata in investimenti in nuove tecnologie, e la società di ingegneria ES Consultants di Hong kong. Il primo impianto è il risultato di un progetto presentato a fine 2011 alla fiera delle energie rinnovabili di Guangzhou in Cina.
Oggi il biodiesel dalle alghe combustibile è utilizzabile nei motori delle vetture alimentate a gasolio e negli USA esistono già alcune pompe che erogano questo carburante. In Europa, dove le cose sono più in ritardo, le norme comunitarie approvate a Strasburgo a settembre 2012 scorso limitano l’utilizzo di biocarburanti tradizionali (colture alimentari) e incentivano un passaggio rapido a biocarburanti di nuovo tipo ricavati da fonti diverse quali alghe, paglia, rifiuti e residui in genere.
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