I dabattiti tra progresso e sostenibilità ambientale continuano. Questa volta, sotto i riflettori, sono finiti i biocarburanti. A sollevare la questione è stato il Laboratorio Federale di Scienza dei Materiali e della Tecnologia (EMPA). I ricercatori svizzeri affermano che i biocarburanti non sono così green quanto sembrano.
Se si studia l’intero ciclo di vita dei biocarburanti si potrà notare che l’impatto ambientale non è migliore di quello della benzina. Quando si parla di bilancio ambientale si nota che solo poche tipologie di biocombustibili sono realmente sostenibili. I problemi legati alla produzione e all’utilizzo dei biocarburanti sono molteplici. Con l’utilizzo avviene il noto processo di combustione mediante il quale è sprigionato biossido di carbonio; con la produzione si ha l’utilizzo massiccio di fertilizzanti con grosse emissioni di azoto, per non parlare dell’inquinamento delle acque, del suolo e il dispendio idrico.
Come il biokerosene, sono molti i biocombustibili diffusi. Alcuni biogas hanno un impatto ambientale del 50% inferiore a quello della benzina. I biocarburanti a base di etanolo, che sfruttano come ingrediente di partenza il mais, hanno generalmente un bilancio ambientale migliore rispetto ai carburanti derivati dal petrolio. La stessa cosa non si può dire dei carburanti che derivano dall’olio di palma o da quello di soia! Il loro impatto può essere paragonato a quello delle sabbie di catrame.
Nell’ipotesi peggiore, per produrre biocarburanti, possono essere abbattuti km e km di foreste. I biocarburanti prodotti da queste terre, sono quelli che emettono più gas a effetto serra e inquinano di più dei classici combustibili fossili. Per non parlare del fenomeno del land grabbing. I ricercatori dell’EMPA non sono contrari alla diffusione dei biocarburanti, è chiaro però che sono necessarie attente valutazioni.