I bioattivatori possono facilitare il compostaggio domestico, la pratica con cui è possibile trasformare i rifiuti organici e minerali (scarti di cucine a sfalci vari) in ottimo concime e nuovo terriccio. Cominciamo col dire che il compostaggio è facile da fare, basta avere uno spazio verde e un contenitore che può anche essere realizzato artigianalmente con materiali diversi. L’importante è che il contenitore sia senza fondo perché i rifiuti devono essere a diretto contatto con il terreno. I composter acquistati già pronti per l’uso facilitano il lavoro.
Un ulteriore aiuto, dicevamo, lo danno i bioattivatori, sostanze biologicamente attive, facilmente reperibili in commercio, che accelerano la degradazione delle sostanze organiche e le trasformano più velocemente in humus. Aggiungendo al compost i bioattivatori, e seguendo alcune regole elementari, è più facile ottenere un prodotto utilizzabile come concime anche in casa e non un ammasso di sostanze maleodoranti. I bioattivatori naturali (non chimici) più comuni sono tre.
Litotamnio. In pratica farina di alghe rosse (lithotamnium calcareum) caratterizzata da una struttura calcarea che, sovrapponendosi sui fondali marini, forma col tempo grandi scogliere. Il litotamnio è forse la più indicata tra le sostanze che attivano il compost, ricco di oligoelementi, è utile soprattutto quando il composto viene alimentato da sostanze ricche di nutrienti come rifiuti di cucina ed erba fresca di taglio. Nel suolo apporta magnesio e facilita l’assimilazione del fosforo.
Farina di roccia. Si produce industrialmente utilizzando uno scarto di cava (sottoprodotto della lavorazione delle pietere) ed è una valida alternativa ai prodotti chimici. È composta da diverse rocce frantumate (tipo basalto, granito e lava) ed è una valida alternativa all’uso di prodotti chimici.
Poltiglia bordolese. È una miscela di solfato di rame e idrato di calce; una volta veniva preparata dagli agricoltori, oggi però si trova in commercio presso i consorzi e le cooperative agricole. Si utilizza anche contro numerose malattie fungine, come la bolla del pesco e la ticchiolatura del melo e del pero. Va utilizzata in quantità moderata.