Ricoh, Unilever, Nike, Puma, Nestlè e Natura sono le uniche aziende pronte per la green economy secondo il “Toward Zero Impact Growth” di Deloitte. Un plauso a queste sei, il risultato nel complesso non è incoraggiante: considerato infatti che il campione dell’analisi era di 65 aziende, meno del10% di organizzazioni dimostra di avere adottato realmente misure per rivedere i propri piani aziendali in favore della crescita sostenibile.
La ricerca “Towards Zero Impact Growth – Strategies of leading companies in 10 industries” nasce dalla collaborazione tra la società di consulenza Deloitte e Volans, altra società di consulenza specializzata in tematiche green. È stato John Elkington, fondatore di Volans, a coniare il termine “zeronaut” per etichettare le aziende che hanno deciso di raggiungere l’obiettivo impatto zero; ed è su questa definizione che Deloitte ha costruito il modello di monitoraggio “Zero Impact Growth Monitor (ZIG-M)” usato per ricerca.
Oltre all’esistenza dei 6 casi virtuosi, il report Deloitte 2012 mette in evidenza come la gran parte delle aziende non abbia invece le idee chiare e non sappia sviluppare una strategia volta alla crescita sostenibile. Vi sono poi molte organizzazioni che hanno sposato il green per migliorare la propria immagine, non per esserlo davvero. Mancano nel complesso definizioni e descrizioni coerenti che tornerebbero utili alle aziende per spiegare adeguatamente gli sforzi di sostenibilità.
ZIG-M prevede cinque livelli di maturità: “Eureka – Seeing the opportunity”, “Experiment – Exploring new ways of doing business”, “Enterprise – Creation of new business models”, “Ecosystem – Start of new and collaborative markets” e, infine, “Economy – Flipping the economic system to a more sustainable state”. Ricoh, Unilever, Nike, Puma, Nestlè e Natura hanno raggiunto tutte il livello “Economy”, che identifica l’adozione di una strategia efficace per creare una crescita a impatto zero. Le 65 organizzazioni oggetto della ricerca 2012 sono tutte aziende leader.