Sull’autosvezzamento si sentono molti pareri diversi, chi lo consiglia, chi no, chi non lo vuole nemmeno sentire nominare e chi invece pensa che sia l’unica via da percorrere. Noi ci poniamo il problema di spiegare cosa è, cosa comporta e come si applica lasciando a chi legge la libertà di farsi una opinione in merito ricordando a tutti di avere rispetto per le posizioni diverse dalle nostre.
Autosvezzamento: schema
Lo schema dell’autosvezzamento è la mancanza di schema perché questa pratica si basa sull’idea che il piccolo debba e possa imparare da solo a gestirsi la qualità e la quantità del cibo fin da piccolo. Se si pensa che molti non lo sanno fare da adulti, ci si chiede come possa un bambino piccolo sapere, ma non lo deve sapere, lo può imparare.
L’autosvezzamento ci racconta che per un bambino è possibile imparare a conoscere i cibi e a capire quanto deve mangiare per sentirsi sazio, anzi, non solo è possibile, è bello ed è utile che lo faccia.
Questo dilemma, ovvero schema o non schema per lo svezzamento, ci si pone davanti quando è il momento di affrontare il passaggio dal latte alle prime pappe, passaggio non semplice nella maggior parte dei casi, ma che si può trasformare in opportunità. Invece che pensare a settimane e settimane di pianti, di cucchiai gettati al vento e di capricci, possiamo prospettare una nuova strada che è quella di lasciare libero il bambino di gestirsi.
Molte mamme non vedono una soluzione nell’autosvezzamento e pensano sia solo una deresponsabilizzazione, un pericolo, quasi, per un neonato che potrebbe crescere senza neanche una minima idea di cosa si debba mangiare, come e quando. Queste sono le mamme che desiderano lo schema, ne hanno bisogno, ritengono sia essenziale e irrinunciabile. Poi ci sono quelle che pensano tutto il contrario e che preferiscono affidarsi all’autosvezzamento, ovvero “l’alimentazione complementare a richiesta”.
L’idea è di andare a stimolare la “naturale evoluzione dell’alimentazione dei bambini“. Questo non vuol dire non seguirli per nulla ma solo non farli stare nella gabbia di uno schema, facendoli avvicinare ai cibi nuovi passo dopo passo, per poi passare gradualmente dalla dieta a base di latte a quella dei cibi da grandi.
Autosvezzamento e brodo vegetale
Il brodo vegetale è uno dei primi cibi che vengono proposti ai bambini quando si segue lo svezzamento tradizionale, una delle new entry più semplice ma che non sempre viene gradita dal piccolo che vuole continuare a mangiare come al solito e non si capacita del fatto che un brodo così possa diventare la sua nuova cena.
Tra le ricette spesso usate per lo svezzamento ci sono quella del brodo vegetale con la crema di riso o di mais e tapioca, da introdurre di settimana in settimana, seguiti da altri nuovi alimenti, sempre seguendo la tabella che abbiamo detto essere una sorta di Bibbia per chi non crede nell’autosvezzamento.
Tra i cibi che vengono proposti al bambino che sta abbandonando la sua prima dieta per entrare nel mondo degli svezzati ci sono il brodo vegetale e altre simili “pappette” mentre altri non sono molto adatti ma con l’autosvezzamento tutto può accadere.
Il pomodoro di solito però non viene introdotto prima dei 9 mesi e l’uovo intero si dà solo dopo i 12 mesi, con l’autosvezzamento, non ci sono regole né tabelle e se il bambino vuole l’uovo prima glielo si prova a dare che magari gli piace anche e non gli da alcun fastidio. Lo stesso vale per molti altri cibi che lo schema tradizionale esclude a priori mentre l’autosvezzarsi lascia passare, a seconda dei gusti,
Spesso i primi cibi ad essere introdotti in questo casi sono quelli che si vedono nel piatto di chi pranza o cena con il bambino, che sia uno dei genitori oppure anche il fratellino maggiore per cui scatta un senso di imitazione e di orgoglio. Della serie “sono grande anche io e mangio anche io quello che mangia lui”.
Autosvezzamento: ricette
Pur non essendoci una schema, ci sono delle ricette consigliate per aiutare il piccolo a sperimentare e ad ampliare i suoi orizzonti degustativi. Vediamone alcune senza sentirci costrette ad eseguirle perché se di anarchia si tratta, vale anche per chi prepara il cibo. Ne citiamo un paio per dare una idea di quanto si possa spaziare dalle frittatine ai muffin di spinaci con carotina, dal risotto agli gnocchi di semolino, dalle mele di riso ai pancakes agli spinaci con crema di zucca. Ci si può sbizzarrire attorno ai sei mesi, già, e aggiungere via via purè e polpettine, burger di spinaci e risotto alle carote.
Autosvezzamento per tutti
Non ci sono preclusioni, tutti possono affrontare l’autosvezzamento a meno di particolari problemi di salute che vanno ad escludere alcuni alimenti ma basterebbe non proporli al bimbo lasciandolo però libero di scegliere e si gestirci all’interno delle varietà di alimenti che non gli fanno male. E’ un questione di mentalità, l’autosvezzare un bimbo, e non di ogni singolo ingrediente che si incontra.
Di solito coinvolge bambini di circa 6 mesi perché è l’età in cui l’alimento principale resta sempre il latte ma si comincia a provare nuovi sapori e nuove consistenze per continuare a farlo, è ciò che mi auguro, per tutta la vita senza mai perdere la curiosità irrigidendosi.
Autosvezzamento: consigli
Anche i consigli come le ricette, sono solo delle indicazioni più che altro di buon senso, non certo per limitare la libertà che si vuole dare al bambini, Meglio non esagerare con il sale per evitare che il bambino si abitui a mangiare cibi molto saporiti e poi rifiuti tutto quello che non è abbastanza salato. Lasciamo da parte per qualche mese o anno anche il pepe e il peperoncino perché potrebbero creare dei disturbi allo stomaco ancora delicato del bambini che non sa nemmeno che esistono dei cibi piccanti
Autosvezzamento: pro e contro
Vediamo i pro e i contro dell’autosvezzamento lasciando a voi il verdetto finale. Tra i contro troviamo di certo l’insorgere e il dover gestire eventuali intolleranze o allergie ma tra i pro c’è la comodità, del bambino e nostra, e l’elasticità mentale fin da piccoli.
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