Aumento demografico e cambiamenti climatici
“Aumento demografico e cambiamenti climatici” è il terzo articolo frutto della collaborazione tra la Sezione Valorizzazione della Ricerca e Public Engagement – Agorà Scienza – e dal Green Office UniToGO dell’Università di Torino con la IdeeGreen S.r.l. Società Benefit.
L’articolo riprende i testi del dr. Tommaso Orusa pubblicati nell’opera “Lessico e Nuvole: le parole del cambiamento climatico”, la seconda edizione della guida linguistica e scientifica per orientarsi nelle più urgenti questioni relative al riscaldamento globale, curata dalla Sezione e dal Green Office.
La versione gratuita di Lessico e Nuvole, sotto forma di file in formato .pdf, è scaricabile dalla piattaforma zenodo.org.
La versione cartacea è acquistabile online sulle seguenti piattaforme di distribuzione:
– Amazon
– Mondadori (anche con Carta del Docente e 18app)
– IBS
– Libreria Universitaria (anche con Carta del Docente e 18app)
Tutto il ricavato delle versioni a pagamento sarà utilizzato dall’Università di Torino per finanziare progetti di ricerca e di public engagement sui temi dei cambiamenti climatici e della sostenibilità.
L’aumento della popolazione degli ultimi decenni
L’aumento della popolazione globale ha avuto un boom a partire dal 1950 e, in questo XXI secolo, il mondo si troverà faccia a faccia con gli effetti della più grande esplosione demografica nella storia dell’umanità.
Nel 2011, infatti, la popolazione mondiale ha raggiunto la cifra di 7 miliardi di persone – un traguardo straordinariamente significativo nello sviluppo demografico – mentre i 6 miliardi erano stati toccati appena 12 anni prima, nel 1999. Si tenga presente che nel 1900 la popolazione della Terra era costituita da circa un miliardo e 650 milioni di persone; da allora si è accresciuta di oltre 5 miliardi di individui e continua a crescere, seppur con ritmi diversi a seconda delle aree geografiche.
A oggi (2020) sulla base dei dati forniti dalla Banca Mondiale la popolazione globale supera i 7,7 miliardi di persone. Tutto ciò in buona parte dovuto all’incremento della qualità della vita e del progresso scientifico e tecnologico.
Aumento Demografico: dati e analisi di due varabili
Per comprendere meglio il processo dell’aumento demografico occorre separare i dati e le analisi di due grandezze/variabili: il numero complessivo di individui, cioè la popolazione, e il relativo tasso di accrescimento annuale. A questo proposito è bene far riferimento al seguente grafico che mostra come le Nazioni Unite prevedano la lenta fine della transizione demografica globale.
Mentre la crescita della popolazione continua a diminuire, la curva che rappresenta la popolazione mondiale sta diventando sempre più ripida. Entro la fine del secolo – quando la crescita della popolazione globale sarà scesa allo 0,1% secondo la proiezione delle Nazioni Unite – il mondo sarà molto vicino alla fine della transizione demografica. È difficile conoscere le dinamiche della popolazione oltre il 2100; dipenderà dal tasso di fertilità.
La popolazione mondiale raggiungerà una dimensione che, rispetto alla storia dell’umanità, sarà straordinaria; se le proiezioni delle Nazioni Unite e Banca Mondiale sono accurate, la popolazione mondiale sarà aumentata di oltre 10 volte nell’arco di 250 anni. Lo scenario che si avrà a fine secolo è diverso da quello del passato, quando era l’altissima mortalità che teneva sotto controllo la crescita della popolazione. Nel nuovo bilancio sarà una bassa fertilità che manterrà piccoli i cambiamenti della popolazione unitamente ai cambiamenti climatici e la pressione sulle risorse naturali e gli ecosistemi.
Fonte: OurWorldinData.org.
Tasso di accrescimento della popolazione
Il tasso di accrescimento annuale della popolazione è cresciuto fino a toccare il suo massimo nel corso del quinquennio 1965-70, con un valore pari al 2,02%, mentre nel quinquennio 2010-15 è sceso fino a 1,11%. In termini numerici e non percentuali, attualmente la popolazione mondiale aumenta di 79 milioni di persone all’anno, mentre soltanto venticinque anni prima l’accrescimento era di 89 milioni. Grazie a un controllo delle nascite sempre più diffuso e accettato nel mondo (come il caso della Cina), il numero medio di figli per donna nel mondo, pari a cinque nei primi venti anni dopo la Seconda guerra mondiale, è cominciato a scendere prima lentamente e poi più in fretta, fino al valore di 2,5 stimato per il quinquennio 2010-15. Inoltre, dappertutto nel mondo la fecondità va calando più velocemente di quanto soltanto pochi anni fa si pensasse.
Il tasso di accrescimento della popolazione globale, quindi, ha raggiunto il picco molto tempo fa (nel 1968). Dagli anni Settanta del secolo scorso il tasso di crescita è in calo. Ciò significa che la popolazione mondiale non sta crescendo in modo esponenziale, da decenni ormai; dagli anni Settanta ad oggi la crescita della popolazione è stata più simile a una tendenza lineare. Esaminando nuovamente l’aumento assoluto della popolazione all’anno, esso ha raggiunto il picco alla fine degli anni Ottanta, con oltre 90 milioni di persone in più ogni anno. Ma è rimasto alto fino a poco tempo fa.
Per il futuro le Nazioni Unite prevedono che tale incremento annuale (in numero assoluto di individui) andrà in negativo e diminuirà di circa 1 milione ogni anno. In termini di previsioni, in base ai dati storici e agli andamenti estrapolati, nel 2011 si è stimato che occorreranno circa 13 anni per raggiungere gli 8 miliardi (nel 2024); altri 14 anni per raggiungere i 9 miliardi nel 2038; 18 anni per raggiungere i 10 miliardi nel 2056; e altri 32 anni per raggiungere l’undicesimo miliardo nel 2088.
Dal punto di vista geografico, la regione del mondo che ha visto la più rapida crescita della popolazione negli ultimi due secoli è stata il Nord America. La popolazione è cresciuta di 31 volte. L’America Latina ha visto il secondo maggior aumento (28 volte). Nello stesso periodo la popolazione dell’Europa è aumentata di 3 volte, in Africa di 14 volte e in Asia di 6 volte. La distribuzione della popolazione mondiale dovrebbe cambiare in modo significativo nel corso del XXI secolo.
A inizio 2020 i primi cinque paesi più popolosi sono:
1) Cina (1,42 miliardi)
2) India (1,37 miliardi)
3) Stati Uniti (329 milioni)
4) Indonesia (269 milioni)
5) Brasile (212 milioni)
Per diversi secoli, la Cina è stata il paese più popoloso del mondo. Ma non per molto: si prevede che l’India supererà la Cina entro il prossimo decennio. È interessante notare come questi paesi, solo in meri termini demografici, abbiano un peso notevole sull’accettazione e la ratifica di politiche e accordi internazionali sul clima. Si tratta in buona parte di paesi in via di sviluppo e con un’impronta di carbonio e consumo reale o potenziale di risorse naturali molto elevato, e sono caratterizzati talora da forti instabilità geopolitiche per l’ottenimento di risorse con altri paesi spesso confinanti.
Il legame tra cambiamenti climatici e incremento demografico
In termini climatici e di pressione antropica sulle risorse naturali, e anche in funzione della relativa instabilità geopolitica oltre che ecologica, tutto ciò ha pesanti risvolti. Perché? La NATO e il Pentagono così come alcuni paesi, hanno redatto piani meramente strategici e difensivi per gestire le ondate migratorie e la crescente competizione tra nazioni e mercati per garantire l’approvvigionamento di risorse a fronte di una crescente domanda.
L’aumento demografico comporterà: la necessità di un raddoppio della produzione agricola in quattro decenni, un aumento dei consumi idrici (già del 30% entro il 2030) ed entro la metà del XXI secolo sistemazioni urbane per tre altri miliardi di persone (con notevoli effetti sul cambio d’uso del suolo e sulle emissioni di gas serra).
Si aggiunga la crescente domanda energetica per sostenere la crescita economica tanto nei paesi post-industriali, in quelli industriali e in quelli di recente industrializzazione, tenendo conto di una domanda che raddoppierà entro il 2050.
Ne consegue dunque, come la crescita della popolazione mondiale e il riscaldamento globale sono due delle maggiori questioni che l’umanità si trova attualmente ad affrontare (“Quadruplice morsa”). Si tratta di due questioni collegate tra loro: un tasso di crescita della popolazione più elevato implica più emissioni di gas serra e una maggiore percentuale di persone esposte alle catastrofi naturali provocate dai cambiamenti climatici.
Per stabilire le politiche di contenimento delle emissioni di gas serra e di mitigazione del riscaldamento è quindi fondamentale incrociare le stime dell’incremento della popolazione fornite dalle Nazioni Unite con i modelli teorici che tengono conto dello sviluppo economico (degli inventari di gas serra) e delle possibili scelte che si vorranno prendere analizzando diversi possibili scenari futuri.
dott. Tommaso Orusa, borsista di ricerca presso Unito Green Office Energia e Cambiamenti climatici e dottorando al GEO4AGRI presso il Dipartimento di Scienze, Agrarie Forestali e Alimentari dell’Università degli studi di Torino
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