Camminare: “Da sud a nord in 7 anni si attraversa l’America”
Dalla Terra del Fuoco fino all’Alaska, in 7 anni, attraversando tutta l’America: lo ha fatto l’esploratore inglese George Meegan e poi lo ha raccontato nel libro “La grande camminata” (Mursia) dove raccoglie storie, sensazioni, racconti e immagini di un continente e delle persone che lo abitano. Bilancio ambientale: “se oggi ci sono 1000 cosa da fare, noi ne stiamo facendo una e mezza”.
1) Che avventura racconta nel libro “La grande camminata” (Mursia)?
L’avventura raccontata nel libro è l’ultima delle più grandi attraversate di questi tempi. Prima di quel momento (1977-1983) tutti i continenti del mondo erano stati attraversati, restava solo l’America. Quindi, quando l’esploratore inglese Sebastian Snow mi ha detto “Non è mai stato fatto, ed è il caso che qualcuno lo faccia”, ho iniziato questa avventura proprio con lo spirito dell’Inghilterra storica.
2) Quali emozioni durante la tua attraversata?
Di tutto e di più. Si torna ad uno stato primitivo, ancestrale, senza soldi e con la necessità di trovare qualcosa da mangiare. Questa situazione colpisce le persone, le mette in contesti inediti. Ogni tanto, ad esempio, mi è capitato di ricevere piccole offerte di denaro “per aiutarti lungo la strada”. Io non ho mai chiesto soldi e non li ho neanche mai accettati, e se qualcuno mi chiedeva se volevo soldi, rispondevo semplicemente “no grazie”.
3) La scoperta più importante, in tutti questi km?
La bontà dell’umanità è stata la scoperta più grande. Così il viaggio “fisico” che ho fatto, si è man mano trasformato in un viaggio spirituale. E questa grandiosità va condivisa. Viaggiando e vedendo tante differenti realtà poco note, mi sono convinto che a volte i sistemi burocratici oggi in vigore sono un pericolo per l’individuo e per i suoi stessi sogni: molti talenti e molte culture di minoranza a rischio di estinzione possono risultare schiacciate perché non contano molto per il sistema di burocrazia che vige nel mondo.
3) L’incontro che più ti ha colpito?
Quello con un soldato che mi ha dato la camicia che aveva sulla schiena “per proteggerti dal nostro sole del Nicaragua” mi ha detto.
4) Altri aneddoti curiosi?
In generale le persone si preoccupavano per me. In Messico, una delle rare auto che mi è passata affianco si è fermata: “sali!” mi hanno detto, “Prima che ti uccidano”. Quando gli ho chiesto chi mi avrebbe dovuto uccidere, lì, mi hanno subito risposto “Gli Indios”. “Ah, le persone che ho salutato per tutto il giorno” ho pensato, ricordando i loro accampamenti, con i fuochi, che illuminavano tutte le colline attorno a me.
5) Cosa ti ha sorpreso nei territori attraversati, a livello sociale-ambientale?
Mi ha colpito la povertà nelle grandi città. Passando dalle campagne alle grandi metropoli, risultava evidente, all’avvicinarsi ai grandi centri abitati. Nelle periferie.
6) Perché ti piace camminare? Come hai iniziato?
Camminare è economico e fa molto bene alla salute. Ho iniziato leggendo libri di avventure, già quando avevo 5 anni. Immaginate, mi preoccupavo di come potessi mai sopravvivere e arrangiarmi nei deserti del mondo quando avevo già così caldo sotto il “freddo” sole inglese.
7) Per come hai girato un continente e per ciò che hai visto, come sta il nostro pianeta?
Se ci sono 1000 cosa da fare, noi per ora ne abbiamo fatte 1 e mezza.
Dal 1972 ogni anno stiamo perdendo l’1% della fauna. Tutte le zone di pesca potrebbero diventare deserti senza acqua, come sta accadendo per le aree più grandi. Le grandi rive del Canada, ad esempio. E poi tutti i veleni che vengono dispersi ogni ora nel cielo, e vanno solo ad aumentare. Viviamo nel secolo più importante, sia a livello ambientale, sia per molti altri aspetti, questo è un momento cruciale. Ma non so fino a che punto ce ne rendiamo conto. Camminare, vedere, incontrare le persone, di certo aiuta a capirlo.
Pubblicato da Marta Abbà il 17 Dicembre 2012