Arum italicum o calla selvatica: detta anche pan di serpe, pane di bisca o gigaro chiaro. Descrizione della pianta, tossicità e caratteristiche botaniche.
Il suo nome botanico è Arum italicum ma è detto anche gigaro o calla selvatica. Parliamo di una pianta velenosa che per i suoi colori può attirare la curiosità dei bambini.
Nonostante il nome Arum italicum, la specie botanica non è un’esclusiva del nostro paese. Cresce in tutti i paesi del Mediterraneo, nel Regno Unito, in Svizzera, Ucraina… Cresce spontanea anche nelle isole Canarie, nel Marocco, Algeria, Tunisia, Turchia e Georgia. In sei paesi degli Stati Uniti l’Arum italicum è considerata una specie invasiva.
Nota bene: la calla selvatica non è una varietà di calla ma una specie botanica a sé.
Arum italicum o calla selvatica
Il gigaro chiaro, noto comunemente come calla selvatica, è una piccola pianta erbacea che cresce spontaneamente nei sottoboschi. Appartiene alla famiglia delle Araceae, la stessa della calla palustris e della specie Dracunculus vulgaris (erba serpentaria). In alcune regioni d’Italia, la calla selvatica è conosciuta anche come pan di serpe: è una pianta velenosa che qualcuno coltiva anche a scopo ornamentale, in vaso o in giardino.
La pianta ha dimensioni ridotte: il fusto è alta dai 4 ai 20 cm. La sua coltivazione a scopo ornamentale nasce per la particolare forma dell’infiorescenza: uno spadice racchiuso da una grande spata affusolata, così come succede nella calla comune.
La forma biologica è quella di una geofita rizomatosa o geofita tuberosa: si tratta di una pianta perenne erbacea che produce gemme in posizione sotterranea. Le gemme mantengono la pianta in vita durante la stagione avversa quando l’Arum italicum non presenta alcuna parte aerea. A fine inverno, con l’aumento delle temperature, i rizomi producono nuovi getti che emergono dal terreno per dare vita a una nuova infiorescenza.
Non solo per la sua infiorescenza, l’Arum italicum è apprezzato anche per le sue foglie: le foglie sono molto voluminose, presentano una lamina interna a forma sagittata o astata, dispongono di tre lobi: il lobo apicale è lanceolato mentre i lobi basali sono divergenti.
In primavera riprende la fase vegetativa aerea, successivamente la pianta produce il suo fiore. L’infiorescenza raggiunge il suo massimo sviluppo da luglio a fine settembre, quando poi il fiore porterà alla formazione delle bacche rosse. Le foglie iniziano a svilupparsi solo a fine fioritura, con inizio autunno.
La calla selvatica è velenosa
La calla selvatica (Arum italicum) è una pianta velenosa in ogni sua parta. E’ velenosa per l’uomo ma non per tutti gli animali. Nell’uomo, la calla selvatica può causare serie intossicazioni, soprattutto quando si ingeriscono i frutticini rossi (le bacche). Per il colore vivace, spesso le bacche attirano l’attenzione dei bambini che incautamente potrebbe ingerirle: se noti delle calle selvatiche e sei con tuo figlio, bada bene che non la ingerisca! Nell’estate del 2019, alcuni bambini di Roma hanno ingerito alcune bacche, sfiorando una tragedia.
La pianta ha un uso officinale ma può essere impiegata solo da esperti: si usano le foglie e il rizoma. Nonostante la pianta sia tossica per l’uomo, in natura non mancano animali che possono nutrirsene senza alcuna ripercussione: è il caso dell’istrice che si nutre delle radici, un’ottima fonte di amido.
La pianta, come premesso, è nota anche come Pan di Serpe oppure pane delle bisce. Questo nome non è stato dato perché la pianta è mangiata dai serpenti, ma perché è proprio come un serpente è tossica. La biscia, infatti, mangia soprattutto rane e rospi, altri anfibi e pesci.
Arum maculatum
L’Arum maculatum è una pianta molto simile alla calla selvatica Arum italicum. La specie A. italicum in Lombardia rientra nella categoria di piante C2, cioè specie di flora spontanea con raccolta regolarmente. La specie Arum maculatum, invece, è classificata nella categoria C1, cioè tra le specie di Flora spontanea protetta, cioè ne è vietata la raccolta.
Calle, Zantedeschia aethiopica
Quando si parla di Calla (Arum Italicum) è bene chiarire che ci si riferisce a un fiore totalmente diverso dalla Calle, con la “e” finale ossia la Zantedeschia aethiopica.