L’aria compressa può essere impiegata come carburante in particolari veicoli oppure usata per l’energy storage. L’accumulo di energia in forma di aria compressa è una strategia atta a conservare l’energia elettrica generata nei periodi di bassa richiesta. L’energia accumulata in forma di aria compressa è poi erogata per soddisfare il fabbisogno elettrico nelle ore di picco.
Per la legge fisica dei gas, quando la pressione si tende a generare calore, così anche l’aria compressa diventa inevitabilmente calda dopo la compressione. A temperatura costante, durante l’espansione il gas tende a perdere calore, se il calore generato durante la compressione dell’aria può essere immagazzinato e usato durante l’espansione (per riscaldare lo stesso gas), l’efficienza di accumulo aumenta considerevolmente. Nei sistemi di accumulo energetico in forma di aria compressa esistono diversi modi della gestione del calore.
Dato le potenzialità dell’aria compressa, fin dal 1990 diverse azienda hanno tentato di sviluppare veicoli alimentati da aria compressa. Le auto ad aria compressa vantano di non causare alcun tipo di inquinamento stradale, sono a basso costo e vedono l’impiego di semplice olio da cucina per lubrificare il sistema integrato che gestisce l’aria compressa come combustibile.
Dai primi prototipi degli anni Novanta, solo oggi si stanno diffondendo le prime auto prodotte di serie con alimentazione ad aria compressa. In Europa, il primo stabilimento per la produzione di veicoli ad aria compressa si trova in Italia, in Sardegna, (Bolotana, Nuoro) ed è gestito dalla Airmobility (approfondisci il tema “auto ad aria compressa” con l’articolo “Airpod, l’auto ad aria compressa“).
Il tempo necessario per riempire un serbatoio di aria compressa, con le tecnologie attuali, ammonta a soli 2,5 minuti sfruttando un’apposita bombola. Un pieno di aria compressa costa all’incirca 4 euro e consente di percorrere circa 100 km.
Il trasferimento di un volume gassoso da un “accumulatore di aria compressa” al serbatoio dell’auto richiede tempi brevi, un po’ più macchinoso è se si tenta di trasferire aria compressa sfruttando un compressore istantaneo, magari portato a bordo del veicolo stesso… in questa evenienza i tempi salgono ad alcune ore perché prima di “fare il pieno”, l’aria dovrà essere compressa in via preliminare.
Sulle AirPod di imminente diffusione il rifornimento di aria compressa può avvenire tramite le apposite stazioni (bastano 2,5 minuti per un pieno) o mediante la più lenta presa di corrente elettrica domestica (da almeno 10 kW), con una tempistica di 3,5 ore.