Api e inquinamento: dati sui danni che l’uomo sta causando alle colonie di api. Il rapporto tra api e impollinazione e informazioni sulle sostanze da mettere al bando.
Le perdite degli alveari sono un fenomeno molto frequente. Il nostro paese ha lanciato una moratoria sull’insetticida responsabile ed è stato subito seguito dall’Unione Europea che sta cercando di ottenere un cambio di rotta.
Api e impollinazione
Api e impollinazione formano un binomio unico e insostituibile. In piena natura, le api riescono a percepire il profumo dei fiori fino a 1,2 km di distanza: è per questo che sono tra i più importanti insetti impollinatori preziosi per la biodiversità.
Una ricerca dell’ONU ha messo in evidenza come la scomparsa delle api possa causare un crollo delle produzioni alimentari fino al 90%.
Riuscendo a percepire la presenza di fiori fino a oltre un chilometro di distanza e, volando di fiore in fiore, le api da un lato riescono a procurarsi il nettare di cui si cibano e dall’altro fecondare fiori per produrre semi e frutto. In questo modo, le api assicurano il perpetuarsi della specie.
Api e inquinamento
Vi ho detto che le api riescono a percepire il profumo dei fiori fino 1200 metri di distanza, purtroppo, a causa dell’inquinamento, questa capacità scende a 200 – 300 metri, ed ecco la prima barriera che l’uomo ha innalzato contro l’impollinazione naturale.
Ogni “ape bottinatrice” riesce a coprire una superficie di raccolta (parliamo di raccolta di nettare) di oltre 3 chilometri. Passando di fiore in fiore, le api entrano in contatto con un gran numero di agenti inquinanti diventando un autentico rilevatore biologico dell’inquinamento (indicatori biologici di inquinamento ambientale). Ed ecco la seconda barriera che l’uomo ha innalzato contro la salute delle api.
Le api sono insetti sensibili che si nutrono del nettare delle piante trattate. Oggi, l’industria alimentare esegue trattamenti a solo scopo preventivo che vanno a salvaguardare le coltivazioni ma a minare la salute di tutti gli insetti impollinatori, in primis le api che sono tra quelli più sensibili.
Api e Stati Uniti
Tra il 2005 e il 2008, negli Stati Uniti, si è verificato il fenomeno etichettato con l’acronimo CCD, cioè Colony Collapse Disorder, in italiano, Sindrome da spopolamento degli Alveari. Nel 2007 questa “sindrome” ha visto la scomparsa di 40 arnie ogni 100.
A livello mondiale, la scomparsa delle api ha raggiunto “solo” il 20% anche se in alcune regioni industrializzate del globo le popolazioni di api si sono dimezzate. Questa “sindrome” in realtà non ha altra causa che l’inquinamento.
Quello della moria delle api non è un fenomeno così recente, i primi “campanelli d’allarme” iniziarono a suonare negli anni Settanta, a causa di una sostanza chiamata DDT, nociva per l’uomo, per l’ambiente e per gli insetti. Tale sostanza è stata messa a bando negli Stati Uniti nel 1972 e sei anni dopo anche in Italia. Il DDT è stato sostituito dai neonicotinoidi, una classe di composti derivati dalla nicotina. Tali composti sono molto usati tutt’oggi in agricoltura. Tra i neonicotinoidi più diffusi figura l’Imidacloprid. Le coltivazioni sono trattate con bassissime dosi di Imidacloprid tanto che se questo prodotto dovesse essere consumato dall’uomo con gli alimenti, sarebbe ritenuto innocuo. Non è così per le api: l’imidacloprid è stato identificato come la prima causa della moria delle api.
Stando a Francesco Panella, presidente dell’Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani, 1 solo grammo di imidacloprid riesce a causare danni alle api quanto 7 chilogrammi di DDT.
Per fortuna, l’Unione Europea ha introdotto degli obblighi circa l’uso dei neonicotinoidi (imidacloprid incluso). Stando all’UE, questi insetticidi non si possono più usare come sulle colture in fioritura ma come disinfestanti sulle piante sfiorite. Se vi state chiedendo come proteggere le api, potete valutare di adottare un alveare avviando un piccolo allevamento; per maggiori informazioni vi invito a leggere i miei consigli su come Allevare api.
Principi di cautela e salvaguardia delle api
Il motto “salviamo le api” è stato abbracciato indirettamente anche dall’EFSA, Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. L’EFSA ha fissato dei nuovi principi di cautela per abbassare il rischio delle sostanze usate in agricoltura e in zootecnica. Ogni prodotto insetticida (o simile) lanciato sul mercato dovrà superare nuovi trials così da prevenire a priori catastrofi ambientali. Dato che i nuovi trials sono molto rigidi, l’industria avrà più successo economico investendo in prodotti compatibili con l’ambiente e la salute delle api.
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