Aphelandra: caratteristiche e coltivazione

Aphelandra

L’aphelandra è un genere al quale appartengono le piante ornamentali di origine tropicale che si caratterizzano per il fogliame e i fiori dalla forma insolita. Sono circa duecento le specie che costituiscono il genere aphelandra, appartenenti alla grande famiglia delle Acanthaceae molto diffusi in Argentina, Brasile e Messico.

Nei prossimi paragrafi scopriremo le principali caratteristiche di questa pianta insieme ad alcuni accorgimenti pratici per poterla coltivare senza problemi anche nelle nostre case.

Caratteristiche dell’aphelandra

Le specie più note di aphelandra presentano una forma robusta e compatta nelle dimensioni (di solito un metro in altezza e 60 cm in larghezza), con foglie generalmente lucide di colore verde aventi delle bianche nervature principale e mediali che nell’insieme creano un effetto estetico davvero caratteristico. Sono tutte disposte intorno al fusto principale dando vita ad una rosetta centrale di dimensioni variabili, a seconda della specie.

La maggior parte delle specie del genere aphelandra fiorisce in tarda primavera o in piena estate. I fiori non resistono a lungo, mentre le brattee si possono apprezzare anche per alcuni mesi. I frutti sono capsule quadrangolari contenenti piccoli semi. Si consiglia di recidere sempre i fiori da quando iniziano ad appassire.

Come coltivare l’aphelandra

Ecco una serie di semplici quanto pratiche accortezze per poter coltivare questa pianta anche nelle nostre case, per poter così godere della sua bellezza.

Esposizione ideale della pianta

L’habitat ideale per la nostra aphelandra dovrà prevedere una temperatura costante attorno ai 20°C, mentre Il limite minimo è di circa 10/13°C. Le Aphelandre sono considerate a tutti gli effetti piante di appartamento, sensibilissime agli sbalzi di temperatura e agli ambienti secchi e poco umidificati.

Attenzione: l’aphelandra dovrà essere esposta a luce naturale diffusa, ma non sotto i raggi diretti del sole; evitare altresì di sistemare la pianta in prossimità di fonti di calore.

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Terreno idoneo per la messa a dimora dell’aphelandra

Il substrato ideale per la coltivazione in vaso dell’ aphelandra dovrà essere soffice e perfettamente drenante. Un terriccio universale ricco di sostanza organica, unito a parti di torba e sabbia fine per isolare dal ristagno idrico le delicate radici. Le concimazioni risultano indispensabili per la comparsa della fioritura; a partire dalla ripresa vegetativa, somministrare ogni 15 giorni un concime liquido specifico per piante da fiore, bilanciato in azoto (N), fosforo (P) e potassio (K), arricchito di microelementi quali: ferro, rame, manganese, zinco e boro.

Il concime andrà diluito all’acqua delle annaffiature a dosi raccomandate. Dal momento in cui inizia ad abbozzare il fiore, la pianta andrà concimata settimanalmente. In autunno e inverno le concimazioni andranno invece sospese.

Come annaffiare l’aphelandra

Le annaffiature dovranno essere frequenti senza mai far asciugare il terriccio. In estate, quando le temperature sono particolarmente alte, è possibile procedere a nebulizzazioni dirette sul fogliame, da effettuarsi di regola nelle prime ore della mattina. Durante la stagione più fredda, le irrigazioni dovranno essere sporadiche e regolari. È inoltre importante mantenere sempre il giusto grado di umidità del terreno con nebulizzazioni ad acqua decalcificata.

Moltiplicazione della pianta

È possibile riprodurre il vegetale per talea o per seme. La moltiplicazione per talea avviene a mezzo prelievo degli apici vegetativi di circa 10 cm (primavera), previa eliminazione delle foglie più esterne. Trapiantare le talee in un substrato di torba e sabbia grossolana, compattando il tutto delicatamente. Rivestire successivamente il contenitore con un foglio di plastica leggero e forato e collocarlo in una zona ombreggiata alla temperatura costante di circa 20°C.

È fondamentale inumidire il substrato frequentemente. Alla comparsa dei nuovi germogli, sarà possibile spostare il vaso in un ambiente luminoso rimuovendo o la protezione in plastica. Solo dopo la comparsa di getti robusti e sani, si metteranno a dimora le piccole piantine di nei vasi definitivi.

Potatura

Dopo la fioritura si taglia il fusto all’altezza di due-tre foglie. Nel mese di febbraio, se i fusti si saranno allungati troppo, potare energicamente la pianta mantenendo pochissimi rami.

Parassiti e malattie dell’aphelandra

La pianta soffre della ruggine provocata dal marciume radicale, una malattia crittogama che si manifesta solitamente con macchie di colore giallo sulle foglie, facendole seccare e quindi morire. Tra i parassiti, questo vegetale teme più di tutti la cocciniglia e gli afidi che solitamente si annidano sotto la pagina inferiore delle foglie o alla base delle ascelle. I primi si nutrono della linfa del fogliame e rendono la pianta nerastra e appiccicosa, a causa della produzione da parte della pianta di sostanze zuccherine che la rendono vulnerabile a funghi e fumaggini.

I parassiti si eliminano con un prodotto specifico oppure strofinando accuratamente le parti colonizzate con un batuffolo imbevuto di acqua e alcool.

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Curiosità sulla pianta

L’aphelandra, importata in Europa nel 1800, è conosciuta con il nome di “pianta zebra” a causa delle vistose nervature chiare che spezzano il verde dominante. Il nome scientifico del genere deriva dal greco: aphelesche (semplice) + andròs (uomo). Il suo nome è legato alla struttura della parte interna del fiore .

Pubblicato da Evelyn Baleani il 10 Febbraio 2022