Antropocene, un’era, un’epoca, quella in cui stiamo vivendo adesso e che, dal prefisso di questo termine si intuisce, vede al centro l’uomo. In senso buono ma soprattutto cattivo perché il pianeta Terra non se la sta passando granché bene da quando noi umani abbiamo preso le redini di molti processi prima regolati da madre natura.
Antropocene: periodo
Il periodo che possiamo definire con questo termine è quello ancora in corso: l’antropocene è l’epoca geologica caratterizzata da una egemonia dell’essere umano che, con le sue attività, causa numerose modifiche territoriali, strutturali e climatiche.
E’ stato un geologo, un geologo italiano, nel 1873, a proporre di battezzare l’epoca in cui viviamo, da secoli, con un termine che esplicitamente dichiarasse, anzi, denunciasse, le responsabilità che noi abbiamo in ciò che la Terra subendo.
Questo geologo era Antonio Stoppani, in un suo scritto ha definito l’attività umana una nuova forza tellurica proponendo invece che antropocene, il termine “era antropozoica”. Altri scienziati hanno preso spunto da Stoppani continuando ad operare e a divulgare l’idea di un mondo, oggi, in cui gli esseri umani stanno influendo parecchio. Anche troppo.
Antropocene: significato
A coniare il termine Antropocene è stato molti anni dopo, negli anni ottanta dello scorso secolo, un biologo, Eugene Stoermer, poi nel 2000 il Premio Nobel per la chimica Paul Crutzen lo ha utilizzato nel titolo del suo “Benvenuti nell’Antropocene”.
Il termine scelto, dopo molti decenni, per responsabilizzare l’umanità, viene dal greco anthropos, è stata evidentemente una scelta per indicare l’impatto che l’Homo sapiens ha sull’equilibrio del pianeta. Oggi alcuni esperti vorrebbero usare lo stesso termine anche per caratterizzare l’attuare epoca da punto di vista geologico, dopo aver fatto delle precise considerazioni stratigrafiche.
Puoi leggere la differenza tra Antropocene e Olocene nel nostro articolo dedicato: Olocene e Antropocene: significato e differenze.
Antropocene: estinzione
Se l’antropocene durerà ancora molto, si potrebbe rischiare l’estinzione. Non è una delle tante profezie di fine anno che qualche medium si inventa, lo dicono i numeri quando fotografano ciò che è successo nell’ultimo secolo proiettando un simile andamento nel prossimo.
Oggi viviamo su un solo Pianeta ma stiamo utilizzando globalmente risorse che equivalgono a 1,6 pianeti in termini di beni e servizi utilizzati ogni anno. Abbiamo fame e per produrre cibo, in generale, ci permettiamo di distruggere gli habitat, sfruttando in modo insostenibile la fauna selvatica. In modo insostenibile, tradotto, vuol dire avvicinarci all’estinzione. Certo non la nostra generazione, ma quelle a venire sì, tanto che ormai non solo mosche bianche ma l’intera comunità scientifica sottolinea la necessità di una transizione verso un modello diverso.
Antropocene: museo MAT
A portare avanti, divulgare e approfondire l’idea di antropocene oggi c’è Frank Raes, un fisico dell’atmosfera che dei disastri fatti dall’uomo ne vede tutti i giorni e di certo se ne è reso conto molto più di altri, prima di altri.
Questo scienziato è un personaggio davvero multiforme, poliedrico, senza dubbio potente. Ho avuto la fortuna e il piacere di assistere al suo speach alla recente edizione del TedX presso il lago di Como, a Cernobbio, nel novembre 2017, e ascoltarlo per 15 minuti mi ha emozionato.
Tra le iniziative che porta avanti per scuotere le coscienze, c’è questo MAT, il Museum of Anthropocene Technology. Si tratta di un luogo dove vengono conservate con ironia e saggezza, le invenzioni che l’uomo ha fatto e che stanno influendo sul destino della Terra e di chi la abita. Non solo l’uomo, ma anche molte altre creature che subiscono le conseguenze delle nostre azioni.
Frank spiega bene questo progetto, vi consiglio di ascoltarlo in video, cercandolo sul sito di TEDx Como Lake.
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