Ansia intestinale: sintomi e rimedi

L’ansia intestinale, nota in inglese col nome di nervous bowel (intestino nervoso), è quella che i medici chiamano colon irritabile (irritable bowel syndrome, IBS). La sindrome del colon irritabile è una malattia disfunzionale di cui tuttora non si conoscono bene le cause e i rimedi.

Molti di noi rispondono all’ansia e allo stress con alterazioni passeggere dell’intestino e delle feci: è piuttosto comune, come le mani che sudano o il cuore che accelera i battiti. Ma la sindrome del colon irritabile è qualcosa di diverso: è una malattia cronica, che si ripropone ciclicamente nella vita, di solito in persone con precise caratteristiche psichiche (sintomi depressivi, disturbi d’ansia, alto livello di insoddisfazione, disturbi sessuali).

I termini maschili usati in questo testo si riferiscono a persone di qualsiasi genere o che si riconoscono in qualsiasi genere.

Che cosa è l’ansia intestinale

L’ansia intestinale, o meglio la sindrome del colon irritabile, è una malattia disfunzionale, cioè non causata dal danno di un organo, ma da un funzionamento anomalo, eccentrico, inefficace di quell’organo: nel nostro caso l’organo in questione è evidentemente l’intestino.

L’intestino delle persone che soffrono di sindrome del colon irritabile è sano ma lavora in maniera disfunzionale e poco efficace producendo una varietà di sintomi che interessano sì l’intestino, ma che talvolta possono coinvolgere anche l’addome e gli altri organi presenti in esso, come per esempio la vescica.

Si stima che il 20% della popolazione italiana (e la percentuale è identica anche rapportata alla popolazione mondiale) ne soffra, con:

  • maggior prevalenza per le donne
  • un esordio precoce, attorno ai 20-30 anni
  • un’età di presenza della malattia compresa tra i 20 e i 50 anni

È noto che l’ansia e la sindrome del colon irritabile siano correlati tra loro; quello che non è noto è chi dei due viene prima a condizionare l’altro. Probabilmente il condizionamento è reciproco.

Sappiamo che emozioni negative forti, come lo stress, l’ansia e la depressione possono funzionare nel cervello da segnali trigger che accendono nell’intestino  le stazioni del dolore. A questo, la muscolatura intestinale reagisce con contrazioni “violente” ed una motilità disordinata, causando i sintomi avvertiti da chi soffre di ansia intestinale.

Allo stesso modo sappiamo che le persone con disturbi intestinali sono più sensibili a stati d’animo negativi come l’ansia e la tensione, e che l’ansia e lo stress agiscono su queste persone aumentando i loro livelli di attenzione e di percezione dei corpo, dello stato della pancia, dei movimenti intestinali, della distensione addominale, etc. pur essendo queste variazioni fisiologiche e normali. Ciò suggerisce che sia la soglia di percezione a farsi più bassa in questi pazienti, una specie di ipersensibilità viscerale.

È bene però ricordare che in una buona parte di casi di intestino irritabile i sintomi disfunzionali subentrano dopo un’infezione gastrointestinale che, una volta guarita, anche del tutto, può lasciare comunque un’alterazione funzionale dell’organo intestinale che in ultimo porta all’insorgenza della sindrome. Il nesso centrale in tutto questo sta nell’asse cervello-intestino – la fitta rete di comunicazione che c’è tra i due organi – e nell’alterazione che, a seguito dell’infezione, il microbiota intestinale subisce.

dolore allo stomaco

Sintomi dell’ansia intestinale

I sintomi dell’ansia intestinale includono crampi o dolore addominale sordo, gonfiore addominale, meteorismo, diarrea o stitichezza, o entrambi in alternanza, variazione della consistenza delle feci, sensazione di pesantezza e pressione addominale. La sindrome del colon irritabile è una condizione cronica con cui il paziente deve imparare a fare i conti, comprendendo quali sono le abitudini che nel suo caso esacerbano i sintomi e quali invece li quietano. In genere i sintomi possono avere diversi gradi di gravità e i casi francamente gravi non sono fortunatamente i più comuni.

Secondo alcuni sanitari, la sindrome del colon irritabile può anche causare disturbi e fastidi urinari e vescicali, questo in virtù della vicinanza fisica dell’intestino alla vescica e della condivisione tra i due organi di fibre nervose.

Rimedi per l’ansia intestinale: dal rilassamento all’alimentazione

I rimedi in caso di colon irritabile possono essere farmacologici, alimentari o inerenti alla sfera psichica, comprendendo in questi ultimi non solo le psicoterapie, ma anche quella serie di interventi che ci aiutano a ridurre la tensione e l’ansia quotidiana. Ci riferiamo al movimento all’aria aperta, meglio se in natura, allo yoga, agli esercizi sul respiro, alle tecniche di rilassamento e a quelle di mindfulness. Ricordiamo infatti che spesso il paziente con questa sindrome soffre di depressione, disturbi d’ansia specifica o generalizzata, nevrosi.

La cura farmacologica sarà in base ai sintomi lamentati: un conto sarà soffrire di diarrea, un altro di stitichezza, un altro ancora se i sintomi prevalenti saranno quelli dolorosi a carico dell’addome.

Se si decide di assumere farmaci, è meglio evitare il fai da te ed il consumo di medicinali da banco, ma conviene rivolgersi al medico di famiglia o al gastroenterologo; ugualmente se i sintomi, che fino ad ora abbiamo avuto, di punto in bianco si modificano.

Per quel che attiene all’alimentazione, oggi sappiamo che:

  • una alimentazione sana e pasti regolari migliorano qualunque quadro di colon irritabile
  • l’acqua va assunta tutti i giorni e in quantità abbondante, soprattutto in caso di sintomi stitici
  • le fibre idrosolubili migliorano la stitichezza, ma peggiorano chiaramente non solo la diarrea, ma anche il gonfiore intestinale, il meteorismo ed i crampi
  • se si soffre di stitichezza le fibre da sole non bastano: serve bere anche acqua
  • la caffeina, l’alcool, le spezie, il fumo vanno evitati in tutti i casi
  • infine può essere utile provare a seguire una dieta low FODMAP

Le diete low FODMAP sono diete che può valere la pena di provare per chi ha una sindrome dell’intestino irritabile. Prevedono tre step:

  • l’esclusione di alcuni alimenti
  • la loro graduale reintroduzione fino ad individuare quale tra gli alimenti esclusi è tollerato dal proprio intestino (non procura il ritorno dei sintomi) e quale no
  • l’evitamento o la limitazione nella propria dieta degli alimenti poco tollerati

FODMAP è un acronimo che sta per oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili, cioè zuccheri a catena corta che l’intestino umano riesce  ad assorbire poco e che dunque, non assorbiti, possono produrre fermentazione nel lume intestinale, con la conseguente insorgenza di sintomi che sono quelli caratteristici di un intestino irritabile (crampi, stitichezza o diarrea, meteorismo, distensione addominale).

Questi zuccheri a catena corta sono i frutto-oligosaccaridi e i galato-oligosaccaridi (FOS e GOS), il fruttosio e i polioli come lo xilitolo, il mannitolo, il maltitolo e il sorbitolo.

Questo tipo di zuccheri sono soprattutto presenti in cibi come:

  • il latte e i latticini
  • il latte di soia
  • i legumi
  • alcune verdure come gli asparagi, i carciofi, le cipolle, l’aglio, i funghi, il cavolfiore
  • le mele, le pere, le pesche, le ciliege, il melone
  • il grano, l’orzo, la segale
  • il miele
  • i pistacchi

Cibi a basso contenuto di FODMAP sono invece:

  • le uova
  • il latte di mandorla, alcuni formaggi come la feta e quelli privi di lattosio
  • le carote, le melanzane, le patate, le zucchine, i pomodori, i cetrioli
  • l’uva, i kiwi, le arance, l’ananas
  • l’avena, il riso
  • le arachidi, le noci, i semi di zucca
  • il cioccolato
  • lo zucchero da tavola
  • lo sciroppo d’acero

Microbiota intestinale e ansia

Sono numerosi gli studi che mostrano come lo stato di benessere del microbiota intestinale e quello psichico di una persona siano correlati tra loro.

Alcune ricerche hanno dimostrato che una dieta sana ed efficace per la salute del microbiota intestinale funziona anche nella gestione dei sintomi ansiosi (fonte: Ncbi.nlm.nih.gov).

Un’altra ricerca condotta su topi ha dimostrato che l’assunzione di prebiotici del gruppo FOS e GOS – che come accennato vengono però sconsigliati a chi soffre di intestino irritabile, ma che d’altra parte possono essere assunti senza grossi effetti collaterali da chi non ne soffre – aiuta a ridurre i sintomi dell’ansia e della depressione, ad avere una ridotta produzione di corticosterone associato allo stress, a mantenere una buona composizione del microbiota intestinale. Questo infatti sembra subire variazioni in senso peggiorativo se ci troviamo in condizioni di stress cronico (fonte: Microbioma.it).

Il nesso sta nell’asse intestino-cervello che mette in comunicazione, in modo bidirezionale, il sistema nervoso centrale con l’intestino, come organo periferico a cui arrivano moltissimi segnali dall’ambiente esterno.

È una rete di segnali con cui cervello ed intestino si parlano, mediante:

  • la produzione di molecole da parte dell’uno e dell’altro (molte di queste sul versante intestinale sono sintetizzate dal microbiota)
  • l’alto numero di cellule nervose presenti nello spessore della parete intestinale e che fanno dell’intestino un secondo cervello: due strati di cellule nervose per un totale di 100 milioni di cellule

Sono tante le implicazioni che ne derivano.

In relazione all’intestino irritabile, i ricercatori hanno visto che una disbiosi (un’alterazione del microbiota), una generica infiammazione della mucosa intestinale può inviare segnali specifici al cervello che sono da trigger per la sintesi ed il rilascio di neurotrasmettitori, procurando l’insorgenza di specifici stati d’animo.

Questo potrebbe spiegare perché persone con intestino irritabile soffrono anche di depressione ed ansia.

Fermenti lattici per dolori intestinali da ansia

Da alcuni studi è emerso che i probiotici possono migliorare i sintomi del colon irritabile, dai dolori intestinali alla diarrea. Come questo possa succedere non è stato finora del tutto chiarito (anche se l’esordio della sindrome a seguito di un’infezione fa emergere facilmente lo stretto nesso esistente tra il colon irritabile e un microbiota intestinale in salute), né ancora è chiaro se alcuni ceppi funzionino meglio di altri. Sembrerebbe però di sì: il Bacillus coagulans, alcuni lattobacilli e alcuni bifidobatteri sono i probiotici che garantiscono maggior beneficio. Tra i lattobacilli e i bifidobatteri in particolare il Lactobacillus acidophilus, quello rhamnosus GG e il Bifidobacterium infantis 35624.

Stiamo attenti agli eccipienti. In generale, è sempre meglio assumere integratori con minor numero di eccipienti o con eccipienti naturali, ma nel caso dei probiotici per l’intestino irritabile dobbiamo anche assicurarci che non ci siano zuccheri a catena corta che, come abbiamo detto, potrebbero peggiorare il disturbo. Tra questi anche il lattosio e l’inulina, che sono sì nutrienti per la flora batterica intestinale e per i probiotici, ma che in caso di intestino irritabile possono aggravare i sintomi.

Pubblicato da Fabiana Pompei, laureata con lode in Medicina e Chirurgia e specializzata in Scienza dell’Alimentazione a Milano, il 20 Settembre 2022