Analfabetismo funzionale: un’emergenza italiana

studenti scuola

L’analfabetismo funzionale è un problema per il nostro Paese che nelle classifiche europee e anche mondiali si piazza davvero molto in basso.

Per comprendere l’urgenza di risolverlo è importante capire di che si tratta e che conseguenze ha sulle singole persone e anche sull’intera società perché, come spesso succede, il problema di un gruppo di persone si trasforma in un problema per tutti, incide sulle dinamiche anche economiche e… da cosa nasce cosa. Dobbiamo quindi prendere atto che l’analfabetismo digitale è un problema, e prendere provvedimenti.



Analfabetismo digitale: cos’è

Quando di parla di analfabetismo funzionale si intende l’incapacità di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. Ciò significa quindi che una persona non è assolutamente in grado di capire le informazioni che riguardano la sua vita di tutti i giorni e la società attuale e quindi men che meno a valutarle, elaborarle e utilizzarle.

Come nasce questo fenomeno? Non c’è una sola causa da indicare ma molti esperti sono portati a pensare che sia strettamente legato alla rivoluzione digitale e alla sovrabbondanza di dati e di informazioni che sono stati prodotti negli ultimi anni. Ne siamo sommersi tutti e questo in qualche modo ci ha mandato in tilt. Tutto è accaduto in poco tempo, in decenni in verità ma che sono un arco di tempo ristretto se si pensa a quello che è il ritmo di evoluzione del corpo umano.

La nostra specie non è stata in grado, non ancora per lo meno, di abituarsi, e si è ritrovata a doversi gestire l’enorme quantità di input potendo contare su strumenti cognitivi decisamente poco adeguati. La realtà quindi è diventata, per lo meno per chi soffre di analfabetismo funzionale, criptica e impossibile da decifrare.

Analfabetismo funzionale in Italia

Abbiamo parlato di situazione drammatica in Italia, vediamo cosa significa. Il nostro è il quarto Paese Ocse per la maggiore incidenza di adulti con problemi di corretta comprensione delle informazioni, fanno tutti meglio di noi tranne Indonesia, Turchia e Cile. Possiamo cucire questo dato insieme ad altri per ottenere un più completo quadro della situazione di analfabetismo funzionale che ci riguarda da vicino.

Un giovane italiano su 5 in media abbandona la scuola secondaria di primo grado prima di averla terminata e siamo il penultimo Paese europeo per quota di popolazione totale laureata. Meno di 1 adulto su 10 partecipa ad attività di apprendimento permanente quindi altro che “nella vita non si smette mai di imparare”, noi smettiamo appena terminiamo il nostro ciclo scolastico.

Ma l’analfabetismo funzionale non riguarda solo la scuola, è qualche cosa di più grave e complesso e che può riguardare tutti, è l’incapacità districarsi nella complessità quotidiana della vita perché… non si capisce. Dai dati Ocse emerge che oltre il 70% degli italiani sono analfabeti funzionali e hanno gravi problemi a comprendere la realtà che li circonda nella sua intera complessità. La media Ocse è del 49%. Il gap è davvero ampio

Analfabetismo funzionale: perché è un problema

Egoisticamente si potrebbe pensare che si tratti di un problema di chi non capisce, e basta. E invece ci riguarda tutti perché una così alta percentuale di persone che poco riescono a comprendere, elaborare informazioni e quindi opinioni, significa una grande massa di gente facilmente indirizzabile da chiunque voglia far credere qualsiasi cosa. Come possiamo pensare di costruire un mondo e un Paese migliore, come società, un mondo più sostenibile, se la maggior parte di noi non comprende la complessità della realtà che ci circonda? Dove vogliamo andare?

Si può parlare, per lo meno nel caso dell’Italia, di assenza di “capitale culturale” e questo nei fatti comporta un forte rallentamento del processo di cambiamento di cui invece abbiamo assolutamente bisogno per restare tra i Paesi che fanno la differenza, in chiave economica e anche ambientale.

donna legge

Analfabetismo funzionale: cosa fare

E’ necessario quindi rimboccarsi le maniche e anche sapere come intervenire sul dilagare dell’analfabetismo funzionale. Ecco quattro spunti interessanti.

  • Sistema scolastico: da rivedere dando più spazio alle discipline chiave e interdisciplinari per la formazione personale e la crescita professionale dei giovani, valorizzando maggiormente gli Istituti Tecnici e Professionali Secondari e inserendo dei meccanismi premiali per gli insegnanti e i dirigenti scolastici secondo criteri meritocratici. Non da ultimo servono investimenti nell’edilizia scolastica e la pandemia ci ha mostrato bene cosa vuol dire avere strutture vetuste e affollate.
  • Sistema scolastico: una volta rifatta la scuola anche l’università deve essere rimodellata tematizzando gli atenei in chiave 5.0 e dando maggiore importanza alle soft skill e alle competenze multidisciplinari. I docenti per primi dovrebbero avere maggiori contatti con il mondo esterno. Anche qui mancano i fondi ci vorrebbe un raddoppiamento del Fondo di Finanziamento Ordinario a 0,9% del PIL e in parallelo un piano di rilancio per il Sistema Universitario del Sud Italia).
  • Adulti: chi è fuori dal sistema scolastico/universitario non va lasciato indietro. Sarà importante infatti realizzare un programma nazionale di educazione continuativa per gli adulti e utilizzare virtuosamente il servizio pubblico radiotelevisivo per colmare il loro divario soprattutto riguardo alle competenze culturali e digitali di base.
  • Classe dirigente, quella futura, ancora da formare al meglio perché sarà chi ne fa parte a guidarci nei prossimi anni.

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Pubblicato da Marta Abbà il 8 Febbraio 2021