Amianto in Italia, l’edilizia ha bisogno di una ripulita
Si è chiusa solo recentemente la vicenda Eternit, l’amianto in Italia è stato bandito dal 1992 ma oggi si grida ancora “emergenze”. Il mondo dell’edilizia ha avuto una grossa ripulita dall’amianto ma è ancora molto l’Eternit presente nelle abitazioni degli italiani e ancora di più quello smaltito illegalmente. Oggi faremo l’elenco delle zone a rischio amianto in Italia.
Nell’articolo “Eternit, il caso è davvero chiuso?” abbiamo esplorato la situazione Amianto su scala mondiale. Ma come siamo messi in Italia? Le contaminazioni ambientali e il rischio amianto non riguardano solo gli stabilimenti Eternit processati questo febbraio. Nel nostro Paese esiste un’orribile realtà che richiede importanti opere di bonifica: i siti contaminati dall’amianto sono circa 27.770 e non comprendono solo edifici privati ma anche pubblici, per non parlare delle discariche abusive e i siti di stoccaggio che non sono soggetti ad alcun controllo.
Oggi la legge italiana vede vari casi giudiziari, tra questi:
Cosenza, dove l’ex Sindaco di Praia a Mare Lomonaco è sotto processo per lo stabilimento tessile di Marlane dove si faceva uso improprio di amianto.
Padova, qui ex capi di Stato Maggiore della Marina Militare sono coinvolti in caso di contagio da amianto.
Avellino, dove è in atto un processo contro lo stabilimento industriale Isolchimica di Elio Graziano. L’accusa mossa dalla giustizia vede 108 operai ammalati per esposizione all’asbesto, altro nome dell’amianto.
Roma, dove il Comune ha abbattutto l’ex Velodromo senza prendere alcuna precauzione, nonostante la comprovata presenza di Eternit.
Quelli appena citati sono solo alcuni dei numerosi casi di “ammalamento da amianto” presenti in Italia. Nel napoletano, l’abusivismo edilizio purtroppo è un fenomeno diffuso, soprattutto per la mancanza di un paiono regolatore concreto. A inizio gennaio le autorità competenti hanno provveduto all’abbattimento di diverse abitazioni civili, tra queste, c’erano abitazioni in cui gli isolamenti erano costituiti da amianto. Pochissime le precauzioni prese prima dell’abbattimento e così altre polveri del materiale killer sono state diffuse nell’atmosfera, proprio in quell’aria che noi respiriamo.
Napoli e Campi Flegrei. Restiamo ancora nel napoletano, nella zona flegrea, famosa per le realtà paesaggistiche, archeologiche e scientifiche, dato che solo poche settimane fa abbiamo riportato la notizia del batterio mangia rifiuti, isolato proprio nel territorio flegreo (Napoli). La sentenza della causa Eternit ha riscattato “solo” la realtà degli stabilimenti di Cavagnolo (Torino) e Casale Monferrato (Alessandria). Per le vittime dei due stabilimenti Eternit presenti nel meridione dell’Italia non c’è stata giustizia.
Nello stabilimento di Bagnoli (Napoli), erano impiegati 2336 operai. Quasi la metà di questi sono deceduti per cause legate a esposizione da asbesto. Circa 150 attualmente sono gli ex operai ammalati ma a respirare l’amianto non sono stati soltato i lavoratori, l’analisi dovrebbe essere allargata alle famiglie degli impiegati e agli abitanti delle zone limitrofe. In tal modo la stima dei decessi aumenterebbe vertiginosamente. Ma quando il Cantiere di Bagnoli ha chiuso, dove è finito l’eternit rimasto? Negli anni ’70, la Giunta Scotto di Perta del Comune di Monte di Procida (Napoli), ha incaricato l’Ilva, società che gestiva la filiale Eternit di Bagnoli, per portare a compimento la realizzazione dello spiazzale di una struttura pubblica. Il prezzo offerto dall’Ilva fu davvero basso, così l’amministrazione del Comune di Monte di Procida, firmò l’accordo.
Come in Provincia di Napoli, sono tantissime le località in Italia che potrebbero aver stipulato un certo tipo di accordo. Piazze, moli, edifici pubblici come addirittura scuole, si parla tanto di bioedilizia ma l’Italia è davvero lontana da compiere questo passo. Cosa può fare il cittadino per bonificare il proprio territorio dall’aminato? Innanzitutto avvisare le autorità se avvista una discarica abusiva o un sito di stoccaggio di eternit non a norma e in secondo luogo può firmare una petizione avviata solo pochi giorni fa; la raccolta firme serve a sollecitare l’Organizzazione Mondiale della Sanità affinché intensifichi le campagne di sensibilizzazione contro il killer amianto.
a cura di Anna De Simone
Photo Credits | Anna De Simone, panorama del Comune di Monte di Procida, Napoli
Pubblicato da Anna De Simone il 20 Febbraio 2012