Alocasia: coltivazione, specie e malattie

alocasia

Le Alocasia sono molto note con il nome di orecchie d’elefante, un nome che ben spiega il loro aspetto. Le foglie di queste piante, infatti, hanno una forma particolare e, quando soffia un po’ di vento, cominciano a muoversi e sembrano, appunto, le orecchie di un elefante. L’associazione all’elefante non da loro giustizia perché di fatto si tratta di piante splendide, molte delicate nell’aspetto, originarie delle regioni tropicali anche se oggi le possiamo trovare anche in altre zone dove regna un clima temperato.

Questo genere appartiene alla famiglia delle Araceae e comprende piante originarie delle aree tropicali del sud-est asiatico, piante tutte velenose nelle loro parti verdi che contengono cristalli di ossalato di calcio. Prima di approfondire le caratteristiche di queste piante, una curiosità sul nome che è nato per essere in assonanza con il termine Colocasia, un altro genere di piante con cui inizialmente veniva confuso.

Alocasia: caratteristiche

Partiamo dalle radici che sono sotterranee e c’è anche un fusto sotterraneo che funziona come organo di riserva simile. Le foglie hanno grandi dimensioni, possono misurare anche un metro e mezzo, in lunghezza, e hanno la forma di una freccia. Possono essere più o meno strette ma sempre sono sorrette da piccoli grossi e sono spesse, color verde carico. In alcune specie di Alocasia possiamo trovare anche delle foglie di altri colori, viola o color bronzo, ad esempio, segnate da nervature molto evidenti.

Le orecchie di elefante fioriscono, anche se difficilmente. Noi di solito di queste piante chiamiamo fiore la parte biancastra della pianta che in realtà è un insieme di brattee, ovvero foglie speciali che servono per avvolgere e proteggere i fiori veri che sono delle semplici e banali aste. Ogni asta, detta spadice, ha nella parte alta fiori maschili, con gli stami, e sotto quelli femminili con il pistillo. Tra i due tipi di fiori, ce ne è un terzo, quello dei fiori sterili.

Alocasia: coltivazione

Abituata a crescere nel sottobosco di aree tropicali, questa pianta è piuttosto facile da coltivare, non è necessario essere dei grandi esperti, se si abita in una zona con un clima non troppo rigido visto che le temperature si devono aggirare attorno ai 20°C e non devono mai essere inferiori ai 15°C.

E’ molto importante che si trovi in una zona luminosa e che non venga colpita in modo diretto dai raggi del sole. Le foglie si sviluppano in modo da cercare una luce, quindi conviene girare la pianta per evitare di averla con tutte le foglie orientate nella stessa direzione, come attirate da una calamita invisibile.

Posta in una posizione ben arieggiata ma senza correnti d’aria forti, la Alocasia cresce tranquilla. Visto che ha delle belle foglie molto estese, è buona norma lucidarle e pulirle regolarmente o passandole con un panno umido, oppure lavandole sotto la doccia. Si sconsiglia di usare dei prodotti lucidanti perché potrebbero danneggiare la pianta una volta penetrati attraverso i pori, impedendo la respirazione.

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Il periodo di ripresa vegetativa per questo genere di piante è la primavera, in questa stagione e nella seguente, è necessario annaffiarla molto, fino all’inizio dell’autunno mentre in inverno basta solo che il terreno non sia secco, ma per il resto non bisogna esagerare perché le radici potrebbero marcire. Oltre all’annaffiatura molto importante anche la nebulizzazione sulle foglie, visto che abbiamo a che fare con una pianta che arriva da regioni in cui il clima è parecchio umido. Per lo stesso motivo, è consigliato l’uso di un sottovaso pieno di ciottoli e di acqua, soprattutto quando fa caldo.

Ogni due o tre anni diventa necessario cambiare il vaso di queste piante per farle stare più comode. Il momento più adatto è quello di passaggio tra febbraio e marzo, proprio prima che inizi la ripresa vegetativa. Serve un terriccio composto da foglie e da torba, con un po’ di sabbia che lo renda drenante, per evitare ristagni idrici.

Quando siamo nel pieno della fioritura, invece, è il momento di concimare le Alocasia con un concime equamente bilanciato in azoto (N), fosforo (P) e potassio (K) da diluire nell’acqua di irrigazione. Anche se si seguono queste indicazioni con la massima attenzione, resta sempre molto difficile far fiorire queste piante in appartamento, più probabile che lo facciano all’aperto. Ad ogni modo non vanno potate, basta solo eliminare foglie e rami danneggiati.

Alocasia: specie

Ci sono circa settanta specie che appartengono a questo genere di piante, vediamone solo alcuni tra i più significativi. La A. Sanderiana, originaria delle Filippine, ha delle belle grandi foglie color verde scuro con i margini argentati, segnate da nervature quasi metalliche. La A. Cuprea, originaria della Malesia e del Borneo, ha delle foglie quasi violacee e lunghe anche 70 centimetri mentre la A. Macrorrhiza è una specie che può arrivare anche a 5 metri di altezza con le sue foglie di colore verde brillante e ovali.

Tra le specie più diffuse c’è la A. Indica, dal colore metallico, originaria della Malesia, molto meno nota è la A. Cucullata, coltivata soprattutto nelle zone intertropicali.

Alocasia: malattie

Tra i nemici di queste piante, in prima fila, c’è la cocciniglia, bruna o farinosa, un parassita che fa comparire delle macchie brune in particolare sulla pagina inferiore delle foglie, piccole ma dannose. Per eliminarle potrebbe bastare un batuffolo di cotone imbevuto di alcool, se la pianta è troppo grande, meglio lavarla con acqua e sapone neutro.

Le Alocasia si possono anche ammalare per alcuni nostri errori. Se ad esempio non diamo loro abbastanza acqua, le foglie ingialliscono e la crescita rallenta, se invece c’è il sole troppo diretto, le foglie appassiscono e diventano marroni. Anche la concimazione deve essere regolare e misurata, altrimenti si rischia di far diventare le foglie opache e con margini bruni.

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