Allodola: caratteristiche e leggende

Allodola

Il mondo intero, o le aree in cui vive, è pieno di leggende sull’Allodola, uccello che un po’ per la sua conformazione un po’ per le sue abitudini, ha fatto scatenare la fantasia, le emozioni e i sogni. Spunta allora la forte curiosità di conoscerlo meglio, se già non lo abbiamo fatto.

Allodola: caratteristiche

E’ leggera davvero, questa creatura. Immaginandola vicino ad altri uccellini, sparisce quasi. Pensate che pesa massimo 45 grammi ed è lunga meno di 20 centimetri, da adulta. Ciò non toglie che la sua apertura alare non arrivi a 36 centimetri. Non ha dei colori sgargianti, come è noto quasi a tutti, perché è un uccellino che non ha un particolare bisogno di farsi notare, anzi. Le sue piume sono marrone chiaro, di fondo, e presentano degli inserti color grigio scuro o nero, soprattutto nella parte superiore, mentre quelli nella parte inferiore sono più chiari e meno evidenti.

Quando è in allarme, spunta un piccolo ciuffo erettile, unica originalità che troviamo nel suo aspetto piuttosto dimesso. La coda e la parte posteriore delle ali sono bordate di bianco, quando vola sono più in evidenza e si vede quanto sono corte anche rispetto all’esile corpo. Non c’è una grande differenza tra maschi e femmine di questa specie che vive in piccoli branchi.

Quando vola, sembra più potente e meno fragile. Batte le ali con disinvoltura e fa in modo di arrivare ad alta quota, a un centinaio di metri in altezza, per poi tornare a terra con le ali chiuse. Le apre solo quando ha raggiunto quasi la superficie terrestre. Quando è con le zampe per terra, sa camminare e saltella abbastanza agevolmente, con il corpo in posizione orizzontale.

Il nido delle allodole viene spesso creato in zone che la facilitano, in conche naturali del terreno che lei “arreda” in modo che possano accogliere tra marzo e agosto le uova prodotte dalla femmina. Ogni volta possono essere da 3 a 6, all’esterno sono grigio-biancastre ma con tantissime macchie marrone-verdino e bruno. Il periodo della cova dura massimo una dozzina di giorni, poi nascono i piccoli che vengono nutriti anche dal maschio. In tre settimane sono capaci di volare.

Allodola: alimentazione

La dieta delle allodole è basata soprattutto su vegetali, in particolare sui semi, sui germogli e sulle foglie che trova nel suo habitat naturale. Nel periodo riproduttivo possono essere inseriti anche degli insetti che aiutano a crescere anche i piccoli appena nati, che non hanno ancora abbandonato il nido. Una stranezza è la presenza della cicuta nella dieta di questi uccellini, è una pianta tossica per l’uomo ma non per loro che se ne cibano soprattutto durante la primavera.

Allodole: dove vivono

In Italia ci sono parecchie allodole ma sono diffuse in tutta Europa e Asia e vivono soprattutto le campagne più o meno coltivate, le steppe, i prati, i pascoli e le dune sabbiose. A qualsiasi quota. Di solito i gruppi che vivono nelle zone più a nord di questi continenti si spostano in autunno verso l’Europa meridionale e il Nordafrica per poi tornare “a casa” quando le temperature si alzano nuovamente.

Allodola

Allodole: leggende

Shakespeare la chiamava “La messaggera dell’alba”. Questo tanto per mostrare quanto questo uccello ha incantato molti poeti e scrittori, ma non solo, anche vari musicisti. Ciò non toglie che, nonostante questa fama e i versi ad esso dedicati, questo resti un animale a rischio, in parte a causa della caccia e in gran parte per il degrado che il suo habitat sta registrando.

L’allodola, nome scientifico Alauda arvensis, ha l’abitudine di cantare proprio quando spicca il volo verso l’alto alle prime luci dell’alba. E’ certamente questo che la rende particolarmente cara a molti in cerca di poesia fin dall’inizio della giornata.

Anche prima di Shakespeare, l’allodola è stata protagonista di storie e leggende che ancora oggi risultano affascinanti e ci raccontano il rapporto stretto che c’è sempre stato tra l’uomo e questa esile ma tenace creatura.

Nella mitologia nordica l’allodola è custode dei campi e spirito del grano, incantava gli antichi con il suo unico e originale modo di volare che l’ha resa messaggera degli dei, uccello capace di unire terra e cielo, simbolo dell’immortalità dell’anima. Troviamo le allodole anche in alcuni antichi testi indiani come simbolo di saggezza e spiritualità In sanscrito si dice bharadvaja, il suo nome, e significa “colui che canta”.

Nelle narrazioni di Plutarco sull’invasione di locuste nell’isola di Lemno, furono allora le allodole a salvare gli uomini mangiando le uova degli insetti diventando così un simbolo del bene che prevale sul male. Anche il buon San Francesco, che parlava con gli uccelli, aveva a cuore le allodole e alla sua morte si dice se ne presentarono a centinaia sopra la sua casa.

Cambiamo stile e parliamo di Charles Baudelaire che ha dedicato dei versi a questi uccelli, perché li invidiava per via della loro capacità di levarsi sopra il mondo e capirne i segreti: “Felice chi può con un colpo d’ala vigoroso slanciarsi verso campi luminosi e sereni; colui i cui pensieri, come allodole, verso i cieli al mattino spiccano un volo – che plana sulla vita e comprende senza sforzo il linguaggio dei fiori e delle cose mute.”