Alimentazione monotona e disturbo alimentare di Arfid
C’è chi ama sperimentare e chi invece preferisce mangiare sempre più o meno le stesse cose. Può capitare per pigrizia o per necessità, oppure perché ci si sente più sicuri.
Ciascuno di noi ha i suoi piatti preferiti che vorrebbe trovarsi sempre a tavola ma siamo consapevoli che una alimentazione monotona non è sana. Gli esperti infatti ci raccomandano a gran voce di variare, di inserire tanti ingredienti nelle nostre diete e di coprire tutte le categorie, compresi i grassi e gli zuccheri che ci devono essere. In giusta misura, ma non devono essere zero.
Un’alimentazione monotona non è solo noiosa, per certi aspetti, ma è anche nociva per la nostra salute. Se si esagera, in modo patologico, si può anche arrivare ad un disturbo alimentare che prende il nome di Arfid.
I vantaggi di un’alimentazione monotona
Partiamo dai dati, per far comprendere che non è una leggenda, quella della dieta varia, ma il risultato di studi scientifici. Chi non ha una dieta monotona ha un rischio inferiore del 44 per cento di andare incontro a declino cognitivo secondo uno studio pubblicato su Geriatrics and Gerontology International. Un gruppo di ricercatori giapponesi ha raccolto i dati di 570 anziani seguendoli per 8 anni nell’ambito di uno studio di sorveglianza e ha osservato proprio questi risultati. L’idea è nata per capire se fosse vero che la carenza di alcuni nutrienti come le vitamine C ed E, il beta-carotene e gli acidi grassi omega 3 a lunga catena potesse aumentare il rischio di demenza.
Questa non è una novità e nemmeno un risultato particolarmente sorprendente per chi studia e conosce un po’ il cervello e come esso funziona. Per ragionare correttamente, è necessario fornirgli molti nutrienti di vario tipo, attingendo a tutti e 5 i gruppi fondamentali di alimenti.
Le proteine ci servono per gli aminoacidi, utili per la produzione di neurotrasmettitori che servono ai i neuroni per comunicare fra loro. Possiamo assumerne sia di vegetali che di animali ma non dobbiamo farne a meno, anche perché spesso contengono anche altre sostanze utili come gli acidi grassi omega 3 e la vitamina D del pesce grasso; il ferro e le vitamine del gruppo B della carne; il calcio del latte e derivati.
Molto utili per il cervello anche gli zuccheri. Il glucosio serve eccome per ragionare e lo troviamo in frutta, verdura, legumi e cereali. Nella frutta e nella verdura troviamo anche vitamina C e beta carotene che partecipano ai meccanismi di difesa antiossidanti, utili per contrastare lo stress ossidativo neurodegenerativo.
Alimentazione monotona e Arfid
Abbiamo buttato lì questo nome, all’inizio, senza approfondire ma lo facciamo ora. Con questo termine è stato definito un nuovo disturbo alimentare che è caratterizzato dal fatto che si va a selezionare il cibo arrivando a mangiarne solo di pochi tipi. Molto spesso colpisce persone in età adolescente, più i maschi che le femmine. Arfid è l’acronimo di Avoidant restrictive food intake disorder ovvero “disturbo evitante restrittivo nell’assunzione del cibo”.
Il nome è stato inventato nel 2013, è quindi un disturbo alimentare da poco riconosciuto.
I bambini possono essere più o meno coraggiosi nell’assaggiare nuovi alimenti e un po’ di diffidenza può essere anche normale o accettabile. Ci sono però dei limiti oltre cui è meglio preoccuparsi. Quando questa forte selezione inizia a causare perdita di peso, difficoltà di crescita, necessità di supplementi nutrizionali è meglio intervenire sul disturbo. Spesso si presenta assieme ad altri come ad esempio l’autismo e i disturbi da deficit di attenzione, può essere favorito da un clima familiare ansioso o da una tendenza all’iperattività. Per curare il piccolo serve quindi un’équipe multidisciplinare specializzata composta da pediatra, neuro-psichiatra infantile, psicologo. Anche durante l’adolescenza l’Arfid si può presentare. Causa dimagrimento ma non coincide con l’anoressia.
Vengono scartati alcuni cibi non per paura di ingrassare ma per altri motivi, con criteri diversi che possono magari basarsi sull’odore o sulla consistenza e non sul numero di calorie. Anche in questo caso serve un intervento con un team multidisciplinare per fermare il disturbo, prima che sfoci in stati di ansia e depressione cronici. Se non si interviene in modo mirato, ci si può trascinare l’Arfid anche nella vita da adulti. E’ un problema che crea dei danni alla salute ma anche sociali perché non permette di avere una normale vita affettiva escludendo ogni possibilità di mangiare fuori, in compagnia.
Pubblicato da Marta Abbà il 6 Luglio 2021