Acquisti verdi: criteri ambientali minimi
Solo Acquisti Verdi per la pubblica amministrazione. La procedura europea di Green Public Procurement, GPP, è obbligatoria in Italia dal 2 febbraio 2016. La novità consiste nell’applicazione di cirteri ambientali minimi per la maggior parte delle gare d’appalto.
Acquisti verdi e Green Public Procurement: cosa sono
Acquisti verdi e Green Public Procurement sono la stessa cosa. Più precisamente si può dire che gli acquisti verdi costituiscono l’oggetto del Green Public Procurement e che quest’ultimo è un approccio alla Strategia europea della ‘economia circolare’.
Scopo di questa strategia è fare in modo che la pubblica amministrazione, nelle vesti di acquirente-consumatore, compia scelte in grado di orientare i fornitori verso standard più rigorosamente eco, con i conseguenti vantaggi dal punto di vista ambientale: un ‘circolo’ virtuoso insomma. Si pensi solo al fatto che oggi le pa dei paesi europei spendono circa il 16% del pil per l’acquisto di beni quali attrezzature, materiali e servizi.
Criteri ambientali minimi
Oggi i criteri ambientali minimi, definiti dal ministero dell’Ambiente, sono necessari sempre quando gli acquisti verdi rientrano in gare d’appalto legate alla fornitura di energia (per esempio lampadine e corpi illuminanti, computer e servizi energetic per gli edifici). Per le altre categorie di fornitura, invece, i CAM possono essere applicati anche solo al 50% del valore economico complessivo stabilito dalla gara (ma non di meno). Questo ‘limite della metà’ vale ad esempio per la gestione dei rifiuti urbani, lo smaltimento dei toner, la gestione del verde pubblico, l’acquisto della carta per le fotocopie, la ristorazione collettiva, i servizi di pulizia e i prodotti per l’igiene, i prodotti tessili e gli arredi per ufficio.
Perché possano essere applicati agli acquisti verdi delle stazioni appaltanti della pa, i criteri ambientali minimi devono però esserci. Il che non sempre avviene e la mancanza complica un po’ le cose. Per alcune categorie merceologiche i CAM sono in via di definizione e usciranno di volta in volta, quelli già definiti riguardano le seguenti categorie:
- arredi (mobili per ufficio, arredi scolastici, arredi per sale archiviazione e sale lettura);
- edilizia (costruzioni e ristrutturazioni di edifici con particolare attenzione ai materiali da costruzione, costruzione e manutenzione delle strade);
- gestione dei rifiuti servizi urbani e al territorio (gestione del verde pubblico, arredo urbano);
- servizi energetici (illuminazione, riscaldamento e raffrescamento degli edifici, illuminazione pubblica e segnaletica luminosa);
- elettronica (attrezzature elettriche ed elettroniche d’ufficio e relativi materiali di consumo, apparati di telecomunicazione);
- prodotti tessili e calzature;
- cancelleria (carta e materiali di consumo);
- ristorazione (servizio mensa e forniture alimenti);
- servizi di gestione degli edifici (servizi di pulizia e materiali per l’igiene);
- trasporti (mezzi e servizi di trasporto, Sistemi di mobilità sostenibile).
Criteri ambientali minimi ed eco-etichette
I criteri ambientali minimi sono dunque la base necessaria (e obbligatoria) per costruire i capitolati tecnici delle gare di appalto con cui le amministrazioni pubbliche acquistano beni e servizi in una logica di Green Public Procurement. Per promuovere i CAM e renderli più semplici da usare si userà anche la logica delle eco-label (eco-etichette) che certificano in un marchio la qualità delle prestazioni ambientali di prodotti e servizi. Un recente sondaggio tra i consumatori commissionato dalla Commissione Europea dimostra che gli acquisti verdi piacciono se sono davvero ‘verdi’. Da questo punto di vista, per le Aziende in possesso di iscrizione EMAS o di una certificazione ai sensi della norma UNI EN ISO 14001, il Collegato Ambientale prevede già una facilitazione all’accesso agli appalti per le forniture alle pa.
Criteri ambientali minimi per uno sviluppo sostenibile
Non c’è solo l’impatto ambientale: gli acquisti verdi coinvolgono l’aspetto sociale della filiera produttiva dei beni. Da questo punto di vista il Green Public Procurement si collega al decreto ministeriale 6 giugno 2012 ‘Guida per l’integrazione dei criteri sociali negli appalti pubblici’ (contro lo sfruttamento del lavoro nero e minorile) e anche alla Legge 141/15 del 18 agosto 2015 in tema di agricoltura sociale che promuove l’integrazione delle persone disabili anche attraverso il lavoro. Si va dunque nella direzione di appalti pubblici non soltanto ‘verdi’, ma anche e più ampiamente ‘sostenibili’, indirizzando la pubblica amministrazione a compiere scelte che abbracciano anche i risvolti sociali correlati alla catena del valore di beni e servizi.
Pubblicato da Michele Ciceri il 11 Febbraio 2016