Nello scenario ambientale, il carbone è divenuto l’uomo nero della storia e, in Italia, sono molte le acque contaminate da carbone. A rilevare la drammatica situazione è l’Arpa (Agenzia regionale protezione ambiente) di Brindisi, in Puglia, che ha confermato la contaminazione dell’acqua provocata dalla centrale a carbone Federico II dell’Enel.
La centrale a carbone Enel di Brindisi, stando a diversi comunicati alle analisi Arpa, non solo inquina aria e terra ma l’allagamento della trincea del nastro che trasporta il carbone ha causato uno sversamento di polveri di carbone che hanno raggiunto il mare vicino alla centrale. L’Arpa ha dato ordine di bloccare le idrovore che erano al lavoro per liberare il nastro trasportatore dall’acqua delle piogge dei giorni passati. Il motivo? L’acqua è contaminata da carbone, ad affermarlo è l’Arpa.
La denuncia arriva anche da WWF Italia che commenta incredulo l’accaduto: “sembra impossibile che non esista un piano di emergenza ambientale dell’azienda e degli enti pubblici, in caso di eventi climatici, in grado di prevenire l’ennesimo “errore umano”.
La questione della centrale a carbone di Brindisi non è nuova. Tuttora la coltivazione dei terreni adiacenti alla centrale è impossibile, in più, gli scarichi prodotti dalle idrovore potrebbero contenere polveri di carbone la cui pericolosità è ben nota. Le polveri di carbone rappresentano un rischio per l’ambiente e per la salute, basterà pensare agli IPA (idrocarburi policiclici aromatici) che caratterizzano la parte organica delle polveri l’arsenico e il mercurio che caratterizzano la componente minerale delle polveri di carbone.
“In mare gli inquinanti si diffondono con estrema facilità depositandosi sul fondo e restando in sospensione e con altrettanta facilità entrano nella catena alimentare e, a causa delle le loro proprietà tossiche anche cancerogene, mutagene e teratogene, causano danni diretti alle specie marine, e arrivano sulle nostre tavole. Inoltre scarichi idrici con concentrazioni elevate di polveri possono causare localmente un abbassamento della concentrazione di ossigeno nell’acqua, operando da filtro per la luce e intorpidendo l’acqua. Inutile dire come il ripetersi di queste “aggressioni” stia compromettendo l’intero ecosistema.”
Il territorio italiano è particolarmente fragile. Eventi simili a quello di Brindisi si sono verificati in altre località dove lo sversamento di polveri di carbone avveniva direttamente in mare. Per fortuna, in questi casi, l’intervento tempestivo delle autorità e dei tecnici, ha limitato i danni. La presenza di polveri di carbone nei nostri corsi d’acqua, nei terreni e nel mare, rappresenta un danno ambientale di entità molto alta con pesanti ripercussioni su fauna e flora, sia terrestri e marine.