Acqua potabile dalla nebbia
Acqua potabile, sempre più preziosa, sempre più sprecata ma se ci si ingegna la si può ricavare nei modi più impensati che rimangono tali fino a che arriva qualcuno che… ci pensa! Come hanno fatto all’Alta Scuola Politecnica dei Politecnici di Milano e Torino dando vita ad un progetto per renderà possibile catturare l’acqua potabile con delle reti, dall’aria. Non immaginiamoci retini per farfalle, il progetto denominato WaLi (WAter for Life) è qualcosa di molto più complesso e che merita l’attenzione di tutti. Perché l’acqua potabile serve a tutti, soprattutto ora che la crisi idrica è ormai una evidenza da primi titoli di TG e strilli di giornale.
Acqua potabile dalla nebbia: come funziona
Grazie a delle reti tessili da oggi è possibile catturare acqua potabile. Il progetto WaLi si è concentrato nella realizzazione di dispositivi in grado di intrappolare gli ammassi nebbiosi così comuni tra Milano e Torino, ma non solo, perché si creano quando ci sono degli sbalzi di temperatura e umidità raso terra, non solo nella Pianura Padana. Una volta catturata la nebbia, le gocce di rugiada vengono trasformate in acqua attraverso le maglie di tessuti e si tratta di acqua potabile, adatta all’irrigazione anche.
Le reti di WaLi, frutto del lavoro di una sorta di task force per l’acqua potabile multidisciplinare formata da 5 studenti, sono state anche applicate e testate come paratie verticali lungi i campi coltivati, sono una soluzione semplice ed economica che se ben piazzata, studiando i venti dell’area in oggetto, può dare ottimi risultati.
Acqua potabile dalla nebbia contro la crisi idrica
Per meglio comprendere l’entità dell’impatto che WaLi può avere sul pianeta Terra e su chi ci vive, va contestualizzato attraverso qualche numero che descrive la crisi idrica attuale. Restiamo in Italia in modo da non pensare che siano sempre problemi che toccano altri, lontano.
La Coldiretti nel rapporto 2017 ha raccontato che due terzi dell’Italia e delle coltivazioni sono a secco a causa della mancanza di precipitazioni e della scarsità di rifornimento idrico. Il consuma idrico medio di chi vive in Italia è di circa 245 litri al giorno, senza contare che il 3% de volume d’acqua potabile immesso in rete viene sottratto senza autorizzazione. A far parlare di “allarme” è anche il calo delle precipitazioni: – 47,4% rispetto alla media.
Città e campagne ne soffrono, soprattutto nell’Italia del Nord. Sempre secondo Coldiretti, quella a cui stiamo assistendo è la peggiore crisi idrica del decennio: 2/3 dei campi coltivati lungo la penisola sono a secco, i danni a coltivazioni e allevamenti sono stimati di oltre 2 miliardi di euro.
Acqua potabile dalla nebbia dal Sudamerica all’Italia
L’idea di utilizzare la nebbia per ricavare acqua potabile non è nuova e made in Italy, ci sono dei dispositivi “intrappola-nebbia” già in uso in Perù e Cile e altri sono in via di sviluppo presso vari centri universitari, compresa l’Alta Scuola Politecnica.
I suoi studenti hanno preso i dispositivi tessili ad oggi realizzati ma in modo ancora rudimentale, con l’idea di farli diventare non solo in qualcosa di più innovativo ma anche di più applicabile a contesti cittadini o metropolitani.
WaLi trasforma le reti tessili per acqua potabile in elementi architettonici che possono essere utilizzati in ambito europeo, adatti alle condizioni climatico-ambientali del nostro continente e allo stesso tempo declinabili ad altri tipi di necessità e problemi, anche peculiari di altre zone.
Acqua potabile dalla nebbia: a che punto siamo
Le reti tessili di WaLi sono in fase di progettazione e prototipazione sperimentale, lo studio si sta concentrando soprattutto sullo sviluppo di elementi che risultino funzionali alla scala territoriale. Prendiamo la nebbiosa Pianura Padana: gli studenti dell’Alta Scuola Politecnica vogliono valutare l’impatto di WaLi sui paesaggi agricoli di questa zona di altre aree pianeggianti dell’entroterra, provando poi a saggiare l’applicazione anche dove i terreni sono coltivati a terrazzamenti, vicino al mare.
WaLi vuole entrare anche nelle città e cambiarle inserendo ad esempio sistemi di sedute urbane integrate con reti ombreggianti per acqua potabile, pareti verdi o addirittura intere facciate tessili tridimensionali che catturino nebbia, complete anche di un sistema per la microfiltrazione dell’aria inquinata. Non scordiamoci che oltre all’allarme siccità, c’è anche l’allarme smog.
Acqua potabile dalla nebbia: finanziamenti
Come prosegue la storia? Ce lo si chiede ma non si resta con le mani in mano attendendo che finanziamenti e sostenitori piovano dal cielo da un giorno all’altro. Attraverso workshop di progettazione multidisciplinari, coinvolgendo esperti e stakeholders, i partecipanti al progetto WaLi hanno concorso per un finanziamento di ricerca europeo.
Proprio per questo sono al lavoro per realizzare i primi prototipi, forti del supporto tecnico scientifico del laboratorio interdipartimentale di ricerca sui materiali tessili e polimerici Textiles Hub del Politecnico di Milano e della collaborazione di alcune aziende manifatturiere del settore delle tensostrutture.
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Pubblicato da Marta Abbà il 12 Settembre 2017