Acesulfame k: uso ed effetti collaterali

Acesulfame k

Un nome che suona misterioso quello di acesulfame k per una sostanza che davvero pochi saprebbero descrivere, molte sono invece le persone che la assumono quasi quotidianamente mentre ingeriscono prodotti alimentari di vario tipo. E’ quindi di nostro comune interesse andare a scoprire di cosa si tratta, per valutare anche se possiamo evitare di verificarne la presenza oppure se è il caso di tenere sotto controllo il suo nome negli ingredienti di ciò che mettiamo nel nostro carrello della spesa.

Sveliamo subito che l’acesulfame k è un prodotto con aspetto di polvere cristallina bianca, non ha alcun odore caratteristico ed è estremamente solubile in acqua. Non sembrerebbe avere una data di scadenza, non si decompone, per lo meno non in tempi brevi: se conservato a temperatura ambiente ha una durata illimitata. La prova è stata effettuata su alcuni campioni di acesulfame k che hanno mostrato di potersi mantenere intatti e immutati per oltre sei anni, sia se esposti alla luce, sia se lasciati al buio, e non solo ad una prima occhiata ma anche dal punto di vista chimico.

Restando in questo ambito di analisi, possiamo anche affermare che l’acesulfame K non ha un punto di fusione finale. Cosa accade quindi quando lo si scalda? Se si raggiungono temperature superiori ai 200°C allora si può osservare la sua decomposizione che però sembrerebbe dipendere dalla velocità di riscaldamento. Altri additivi simili, non sono così “resistenti” e si decompongono molto prima.

Acesulfame k: uso

Abbiamo visto le sue caratteristiche ma ci è ancora ignoto il suo impiego. L’acesulfame K può essere usato come agente dolcificante per parecchi prodotti alimentati, spesso e volentieri è tra gli ingredienti si quei cibi poco calorici, per chi vuole stare a dieta, ma allo stesso tempo viene impiegato come dolcificante in quei prodotti pensati apposta per chi soffre di diabete.

Al contempo, cambiando settore, troviamo questa sostanza anche nei cibi per animali e nei prodotti per l’igiene orale, oltre che in alcuni farmaci. Il fatto che abbia una elevata stabilità a pH bassi lo rende inoltre estremamente adatto a dolcificare bevande o cibi che di norma sono acidi. Abbiamo prima accennato alla sua resistenza alle alte temperature, ricordate? Questa sua caratteristica fa sì che possa essere preferito ad altri prodotti quando si tratta di andare ad addolcire prodotti da forno.

Acesulfame k: potere edulcorante

Classificato come dolcificante “intensivo”, l’acesulfame K è stato scoperto dai chimici tedeschi Clauss e Jensen nel 1967 ed è stato negli anni misurato anche il suo potere edulcorante per capire quanto e come utilizzarlo e per paragonarlo ad altri suoi colleghi.

Ne risulta che l’acesulfame k può esibire un potere edulcorante circa 200 volte superiore rispetto ad una soluzione di saccarosio al 3%, di solito il suo potere edulcorante viene anche considerato circa la metà di quello della saccarina, simile all’aspartame e 4 o 5 volte più dolce del ciclamato sodico.

Acesulfame k: gusto

E’ chiaramente un gusto dolce, quello di cui stiamo parlando, ma ci sono diverse tipologie di dolcezza e il retrogusto dei dolcificanti può cambiare di caso in caso. Nel nostro, si caso, il dolce che si avverte alla presenza di acesulfame k è immediato, arriva alle nostre papille gustative molto prima di altri dolci apportati da prodotti differenti.

Il gusto dell’acesulfame k non è però persistente, non copre e non supera il gusto del cibo che lo contiene come ingrediente, fortunatamente, quindi non è di disturbo. Se si preparano soluzioni acquose molto concentrate di Acesulfame K, si può avvertire un po’ di amaro ma quando si tratta di alimenti, ciò non avviene. Dopo aver detto tutto ciò, ma precisato che al variare del prodotto in cui si trova inserito, l’acesulfame k assume gusti anche leggermente differenti, di certo sempre dolci, però.

Acesulfame k: miscele

Quando lo associamo all’aspartame o al ciclamato sodico, le dolcezze dei singoli si rafforzano a vicenda in una gradevole sinergia, ciò non accade però con la saccarina. Altre sostanze con cui c’è “intesa” sono alitame, fruttosio, sucralosio, sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio e taumatina.

Altra cosa utile da sapere è che se si vuole ottenere un effetto simile al saccarosio, si può associare l’Acesulfame K all’aspartame oppure ad aspartame/saccarina/ ciclamato.

Acesulfame k: diabete

Abbiamo già visto come questo dolcificante intensivo sia molto utilizzato per i prodotti destinati a chi soffre di diabete. Esso viene definito sintetico ed è circa 200 volte più potente del saccarosio, il “bello” è che non viene metabolizzato dall’organismo per cui è acalorico.

Sull’assorbimento dell’acesulfame K sono stati effettuati degli studi farmacocinetici con gli animali che hanno mostrato come tale sostanza venga assorbito velocemente ed escreta con le urine, non si accumula nei tessuti, nemmeno dopo assunzioni ad alte dosi. Possiamo aggiungere anche che è acariogena perché non metabolizzata dai batteri responsabili della formazione delle carie.

Acesulfame k : effetti collaterali

Altri studi hanno indagato possibili effetti tossici di questa sostanza. Ne è emerso che non si tratta di un dolcificante tossico e può quindi essere utilizzato in modo intensivo.

Se vi è piaciuto questo articolo continuate a seguirmi anche su TwitterFacebookGoogle+Instagram