5 angoli di natura selvaggia in Italia – Stare a contatto con la natura è tra le migliori buone abitudini da adottare per il nostro benessere psico-fisico. La stessa scienza evidenzia ormai con un proliferare di studi i benefici enormi che possiamo trarne. L’esperienza può nel contempo divenire molto coinvolgente, oltre che salutare, se si ha la possibilità di immergersi in angoli di natura selvaggia. Non tutti lo sanno ma anche il nostro paese ne possiede diversi. Luoghi ancora incontaminati, dalla bellezza mozzafiato, in cui Madre Natura regna sovrana, come se fosse lontana dal tempo e dall’impatto antropico.
In questo articolo vi accompagneremo alla scoperta di alcuni di questi angoli di natura selvaggia in Italia.
Angoli di natura selvaggia in Italia
Nel nostro paese sopravvivono ancora aree spesso poco note di natura selvaggia, in cui si ha la possibilità di addentrarsi in scenari incontaminati e mozzafiato. Conosciamone alcuni.
1. Parco Nazionale della Val Grande, Piemonte
Il Parco Nazionale della Val Grande è un’area naturale protetta, istituita nel 1992 per preservare la zona selvaggia più estesa delle Alpi e d’Italia. Si tratta inoltre dell’area “wilderness” più grande d’Europa. Qui la natura ha letteralmente ripreso il sopravvento dopo la cessazione delle attività agro-pastorali negli anni ’50 e ’60. Ciò la rende uno dei luoghi migliori nel nostro paese in cui potersi immergere in maniera totale nella natura, staccandosi dalla stressante routine quotidiana.
A proteggere l’integrità ambientale della Val Grande sono le montagne aspre e rocciose che la circondano. La ricchezza della vegetazione è una delle attrattive maggiori di quest’area selvaggia. Nella bassa Val Grande predominano i boschi misti di latifoglie. Il faggio rappresenta invece la specie arborea più diffusa nell’alta Val Grande. Alle faggete si aggiungono i boschi di conifere, le cui specie principali sono l’abete bianco e l’abete rosso.
Altrettanto ricca è la fauna ospitata nel Parco. Numerosi sono ad esempio gli ungulati tra cui camosci, caprioli e cervi. Nel territorio della Val Grande sono presenti anche il tasso, la martora, la volpe, la faina, il riccio, il ghiro e lo scoiattolo. Particolarmente ricca è l’avifauna con specie montane e alpine, tra cui la straordinaria aquila reale.
Il Parco è un vero tesoro per tutti gli appassionati di trekking. I sentieri sono di diversa difficoltà. Alcuni sono adatti anche agli escursionisti meno esperti e meno allenati.
2. Monte Cevedale, Lombardia – Trentino Alto Adige
Compreso nel Parco Nazionale dello Stelvio, il Cevedale è la terza vetta più alta del massiccio, dopo l’Ortles e il Gran Zebrù. La cima si colloca al confine tra la Lombardia e il Trentino-Alto Adige. La montagna ha tre facce: due sono in Lombardia (la Sud-Ovest e la Nord), una in Trentino (la Est).
Qui, i trekker più allenati possono cimentarsi in un itinerario emozionante, spingendosi alla scoperta di un suggestivo ghiacciaio alpino. Per poter affrontare l’itinerario è necessario essere equipaggiati con un’attrezzatura idonea, considerata l’immersione in un ambiente selvaggio, lontano da presidi umani.
3. Parco Nazionale della Majella, Abruzzo
Dominata dal Monte Amaro, la Majella è il secondo massiccio montuoso più alto degli Appennini, dopo il Gran Sasso. Situato nell’Appennino centrale abruzzese, al confine tra le province dell’Aquila, Pescara e Chieti, il massiccio dà il proprio nome al Parco Nazionale omonimo. In questo territorio è possibile conoscere da vicino la parte più impervia e selvaggia dell’Appennino Centrale.
Questo angolo di natura italiana, ospita una ricchissima fauna. Tra le specie presenti nel suo territorio rientra un nucleo di orsi marsicani. Nel Parco Nazionale della Majella è inoltre presente la popolazione di camosci appenninici più di rilievo nel nostro paese. Ne sono stati censiti oltre 1.200 esemplari che sono tra l’altro in aumento. Nell’insieme di animali che vivono nel territorio del Parco Nazionale della Majella, si annovera anche la presenza del lupo appenninico con almeno 50 esemplari stabili. Altrettanto ricca è l’avifauna che conta arazze quali l’aquila reale, l’astore, il falco pecchiaiolo, la coturnice, il falco pellegrino, il fringuello alpino, il gheppio, il gracchio alpino, il gracchio corallino, il picchio muratore, il sordone e lo sparviero.
Il territorio del Parco è dominato da cime aspre, grandi specchi d’acqua e foreste che incantano tutti gli appassionati della natura ma anche gli stessi abruzzesi che, non a caso, considerano la Majella come la Montagna Madre.
4. Natura selvaggia in Italia: Calanchi di Aliano, Basilicata
I calanchi sono un fenomeno geomorfologico di erosione del terreno che si produce per l’effetto di dilavamento delle acque su rocce argillose degradate. Contraddistinti da scarsa copertura vegetale, i calanchi formatisi ad Aliano sono un angolo di natura molto suggestivo, capace di trasmettere un senso di pace e di serenità a chi li visita.
Questi spazi dal fascino lunare possono essere percorsi in vari tragitti di diversa difficoltà, adatti a tutti coloro che desiderano immergersi in uno spazio naturale diverso dal solito.
5. Selvaggio Blu, Sardegna
Spostandosi sulle isole del Belpaese, in Sardegna è possibile cimentarsi in un trekking degno di nota che permette di immergersi in territori selvaggi, camminando lungo sentieri di montagna rocciosa fino ad arrivare a una spiaggia deserta, dai tratti paradisiaci. Il trekking in questione è noto con l’appellativo di Selvaggio Blu ed è considerato il più difficile trekking italiano per lunghezza, isolamento e competenze tecniche richieste. Il cammino della durata di cinque-sei giorni prevede anche arrampicate e calate in corda, consentendo di percorrere un tratto di costa sarda davvero suggestivo.
Accompagnato dal blu del Mar Mediterraneo, Selvaggio Blu offre agli escursionisti un insieme di paesaggi unici nel loro genere. Lungo il percorso ci si sposta infatti tra insenature, cale, grotte e tratti dominati dalla macchia mediterranea.
Si tratta di un’esperienza perfetta per tutti gli appassionati di sport, natura e avventura ma, per la sua difficoltà, richiede adeguata esperienza e altrettanto allenamento. È bene puntualizzare, a tale proposito, che la traversata è priva di punti di appoggio, quali rifugi. Necessita quindi si una completa autonomia alimentare e idrica da parte dei trekker che vi si cimentano.
I dislivelli non sono eccessivi ma le asperità caratteristiche del terreno, unite alle difficoltà che si possono incontrare nell’orientamento, rendono le tappe piuttosto lunghe e faticose. Il periodo consigliato per percorrere il trekking è quello primaverile e autunnale.
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