Si sente sempre più parlare di sostenibilità ma non tutti hanno ben chiaro cosa implichi effettivamente questo concetto di così vasta portata e di importanza cruciale per il nostro stesso avvenire. Volendo dare una definizione concreta della parola “sostenibilità”, possiamo affermare che con questo termine ci si riferisce alla capacità di gestire le risorse attualmente a nostra disposizione, senza mettere a rischio le esigenze future.
Questo concetto di ampio raggio include al suo interno svariate componenti, tanto che si può parlare di quattro pilastri della sostenibilità, ovvero la sostenibilità ambientale, sociale, economica ed etica. Ma a cosa ci si riferisce più esattamente, nel momento in cui si citano questi pilastri? E quale ruolo svolge il Food Waste o lo spreco alimentare che dir si voglia nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza a riguardo.
Che cosa si intende per 4 pilastri della sostenibilità
Nel momento in cui si parla di sostenibilità, si tende erroneamente a pensare che questo concetto sia esclusivamente correlato all’aspetto ambientale. In realtà, l’ambiente rappresenta solo uno di quattro principali ambiti su cui è necessario intervenire per raggiungere una reale sostenibilità.
La sostenibilità di fatto si basa su 4 pilastri. Tra tutti, quello ambientale è certamente il più noto e si fonda sul concetto chiave secondo cui il consumo di risorse debba essere proporzionato alla capacità che queste ultime hanno di rigenerarsi.
Il pilastro sociale si riferisce invece a uno spirito aggregativo che permetta di rendere una comunità coesa, dimostrandosi in grado di diminuire o, nella migliore delle ipotesi, di azzerare le differenze sociali di classe e di genere.
Strettamente interconnesso con gli altri, il pilastro economico fa riferimento alle ricadute economiche che un’attività produttiva ha sul territorio in cui opera e sulle popolazioni che lo abitano. Ciò significa che per essere sostenibile sotto il profilo economico, un’impresa, sia essa pubblica o privata, deve fare un uso accorto di tutte le risorse locali disponibili, ridistribuendo nel contempo la ricchezza nello stesso territorio sfruttato per i suoi affari.
Il pilastro etico si basa infine sull’esigenza di assicurare una giusta remunerazione a tutti gli attori della filiera, in modo tale da garantire una qualità oltre che una sostenibilità del prodotto finale.
Nel raggiungimento del primo di questi pilastri, ovvero la sostenibilità ambientale, anche la lotta allo spreco alimentare occupa un ruolo di primo piano. Scopriamo in quali termini.
Spreco alimentare e impatto ambientale
In base a quanto rilevato dalla FAO, lo spreco alimentare ogni anno interesserebbe circa il 30% del cibo prodotto a livello globale, causando un impatto ambientale pari a quasi 5 miliardi di tonnellate di gas serra rilasciate in atmosfera. Si tratta di una cifra esorbitante se si pensa all’attuale emergenza correlata al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici, strettamente interconnessi alla sovraemissione di gas serra.
Sprecare cibo, del resto, non equivale solo a gettare in pattumiera alimenti ancora commestibili ma anche a impattare sulle risorse usate per produrli: dall’energia alla forza lavoro, passando per il territorio e l’acqua. Un’impronta negativa che va quindi a incidere non solo sull’ambiente ma anche sugli altri pilastri della sostenibilità.
Il Food Waste ricopre tutta la filiera, a partire dalla produzione fino al consumatore finale. Ma è soprattutto tra le mura domestiche che si produce lo spreco maggiore. Nella lotta contro lo spreco alimentare ciascuno di noi, come singolo e come membro della società, è chiamato a dare il proprio contributo, facendo la sua parte attiva. Una sostenibilità alimentare è difatti possibile e basta davvero poco per riuscire a fare la differenza. Vediamo perciò alcune accortezze pratiche su come evitare lo spreco alimentare nella nostra quotidianità.
Come evitare lo spreco alimentare
I dati sul Food Waste che riguardano il nostro Paese sono tristemente negativi. In base a quanto rilevato in occasione della Nona Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, nel 2021 il cibo gettato nella pattumiera di casa da parte degli italiani è costato ben 7,37 miliardi di euro, per un totale di ben 1.866.000 tonnellate di alimenti buttati.
Lo spreco di alimenti si è inoltre consumato principalmente tra le mura domestiche più che sul campo o nella grande distribuzione. I dati evidenziano perciò come risulti essenziale che ciascun cittadino prenda consapevolezza del valore del cibo, adottando delle semplici quanto utili misure volte a prevenire il fenomeno.
Ma in concreto, come evitare lo spreco alimentare? Le accortezze adottabili sono in realtà svariate. Tra le azioni attuabili da tutti noi rientrano ad esempio:
- la prassi di programmare i pasti e di conseguenza gli acquisti stilando un piano settimanale degli stessi, utile durante la spesa;
- evitare di buttare parti di alimenti ancora buone, trovando il modo di utilizzarle in ricette creative (il web pullula di idee in tal senso, basta solo fare delle ricerche mirate);
- organizzare il frigorifero in maniera corretta. Per una giusta conservazione, ogni alimento va infatti conservato in una collocazione specifica;
- leggere le etichette dei cibi acquistati, facendo attenzione alla loro scadenza;
- portare a tavola porzioni adeguate, senza esagerare nella quantità. Nel caso in cui avanzi del cibo al ristorante, è una buona prassi richiedere la family bag o la doggy bag;
- nell’ipotesi in cui si abbia l’abitudine di fare delle scorte, imparare a consumare prima i prodotti con data di scadenza più ravvicinata o seguire comunque l’ordine cronologico di acquisto.
I suggerimenti appena elencati ci dimostrano con chiarezza quanto una sostenibilità alimentare tra le mura domestiche e nelle nostre abitudini quotidiane sia in realtà un obiettivo raggiungibile. In fondo, basta poco: un pizzico di buona volontà unito al rispetto per il Pianeta, la nostra prima e più importante dimora.